CHIESA PARROCCHIALE di S. Bartolomeo Apostolo
Situata al centro
del paese, nelle immediate vicinanze del castello medioevale, fu consacrata
dall'Arcivescovo di Benevento Card. Orsini (poi Pp. Benedetto XIII) il 16-7-1696.
E' a tre navate, divise da 12 pilastri, congiunti con archi a tutto sesto;
misura 34 metri di lunghezza, 16 di larghezza e 10 di altezza.
Inutile cercare nell'edificio un preciso stile architettonico, avendo subito
continue modificazioni nel corso dei secoli. Nel complesso risulta uno stile
rinascimentale. Nel 1880 il sacro edificio era ridotto ad uno stato miserevole.
L'Arcivescovo Di Rende venuto in quell'anno per la S. Visita ne ordinò
i restauri dando di suo L. 1275.
Il Comune ed
il popolo fecero il resto sotto la guida dell'arciprete del tempo, Don Francesco
di Renzo.
I lavori iniziati nel 1887 durarono 6 anni . Il 6 Maggio lo stesso Card. Di
Rende riconsacrò la chiesa riconfermandole il titolo di S.Bartolomeo.
Il portale della
Chiesa è in pietra ed è sormontato da un timpano triangolare
sorretto da mensole. Rivela una possibile datazione al XVI secolo riconducibile
al fonte battesimale del 1523.
Sulla facciata del campanile si può ammirare un trittico costituito
da tre pannelli che raffigurano la Vergine (al centro), S. Bartolomeo Apostolo
e l'Agnello crucifero (ai lati).E' un'opera di bella fattura reimpiegata nel
campanile durante un restauro ma già facente parte dell'edificio. Si
tratta di una scultura pregevole che rivela nell'andamento delle vesti delle
figure reminiscenze tardo-gotiche.
All'interno della Chiesa, presso il presbiterio, vi è il Fonte Battesimale,
costituito da un'ampia vasca su una base cilindrica.
La vasca è
decorata con due stemmi: quello del Comune e dei De Capoa; tra i due stemmi
c'è la data: 1523. Si tratta probabilmente di una donazione alla chiesa
da parte dei De Capua, duchi di Termoli e feudatari in quegli anni di Gambatesa.
Sempre nel presbiterio c'è il coro in legno di artigianato locale e
per motivi stilistici relazionabile al restauro subito dalla chiesa tra il
1887 e il 1891.Gli stalli sono decorati semplicemente con una serie di specchiature
modanate. Solo la parte centrale viene messa in risalto da un timpano triangolare.
L'attuale altare
maggiore è stato costruito, con l'approvazione delle competenti autorità,
con i marmi del pulpito ormai fuori uso, dopo aver eliminato quello vecchio
in mattoni e gesso in stato di degrado e privo di ogni valore artistico.
E' stato consacrato dall'arcivescovo di Benevento Mons. Raffaele Calabrìa
il 18 novembre 1978.
Ultimamente sono
stati eseguiti lavori di restauro dalla Soprintendenza Archeologica di Campobasso.
E' stato realizzato un pavimento veramente splendido e degno della nostra
Chiesa parrocchiale. La Chiesa è stata riaperta al culto il 23 luglio
del 2000 con una solenne Messa celebrata dall'arcivescovo di Campobasso Mons.
Armando Dini.
Chiesa di S.Nicola
La chiesa di
S. Nicola risale ai secoli XIV-XV , fu edificata sotto il titolo di
S. Sebastiano, situata fuori la terra di Gambatesa, in una zona campestre
ed officiata dal 1586 al 1653 dai Minori Conventuali di S. Francesco detti
della "Scarpa" , che abitavano l'annesso convento loro concesso
dall'università con atto del 7 novembre 1586.
Soppresse le
piccole comunità religiose da Innocenzo X la chiesa e il convento furono
abbandonati. Con il terremoto del 1688 si aggravarono le condizioni già
molto deteriorate dell'edificio e nel 1695 fu oggetto di dispendiosi restauri.
Rinnovata la Chiesa l'arcivescovo di Benevento Orsini (poi Papa Benedetto
XIII) vi fece trasferire le suppellettili dell'antica e abbandonata Chiesa
di S. Nicola al Serrone.
La Chiesa di
S.Nicola è oggi un piccolo gioiello d'arte sacra romanico-rinascimentale
dalla linea architettonica semplice e linda con la facciata a timpano. Presenta
all'interno ad una sola navata, alcune pregevoli tele di notevole interesse,
restaurate per opera della Sovrintendenza alle Belle Arti.
Al centro c'è un retablo in legno scolpito e dipinto su due livelli:
il primo livello è costituito da due semicolonne scanalate affiancate
da protrami cherubiche; superiormente c'è un pannello centrale tra
volute e cherubini.
Sullo zoccolo
del retablo sono visibili due stemmi:uno riferibile ai Mendozza, famiglia
feudataria di Gambatesa dal 1616 al 1631 e nell'altro le parole "AVE
MARIA GRATIA PLENA".
Al centro del retablo c'è un dipinto a olio su tela (cm. 232x155) raffigurante
l'Immacolata in tunica bianca a disegni d'oro e fiancheggiata dalle raffigurazioni
simboliche di alcuni suoi titoli. Ai suoi piedi S. Onofrio e S. Nicola.
E' un'opera decisamente
interessante databile tra tra il 1616 e il 1631 pre la presenza dello stemma
dei Mendozza visibile sulla cornice. L'autore è ignoto ma sembra sia
appartenuta alla cerchia di Giuseppe Cesari detto "Cavalier d'Arpino".
Sulla sommità del retablo è situato un dipinto raffigurante
l'Eterno Padre. E' della stessa mano dell'autore dell'Immacolata.
Ai lati del retablo, entro apposite cornici in stucco ci sono due dipinti
raffiguranti la Madonna e l'Arcangelo Gabriele di ignoto autore locale.
Indubbie affinità legano questi dipinti con i quattro tondi conservati
nella chiesa di S. Sebastiano a Caserta.
A sinistra dell'altare
un dipinto attribuibile al pittore napoletano Giuseppe Castellano (inizi sec.
XVIII) rappresenta S.Antonio Abate affiancato da S. Francesco d'assisi e S.
Antonio di Padova. Si tratta di opera appartente alla committenza e all'attività
pastorale del Card. Vincenzo Maria Orsini nell'ambito della sua diocesi. In
basso, al centro, si può notare infatti lo stemma degli Orsini.
Alla destra dell'altare una tela del 1715 raffigurante S. Biagio, S. Sebastiano
e S. Rocco del pittore Francesco Montagano.
Un dipinto del 1620 raffigurante l'Assunta con la Trinità, S. Francesco
e S. Carlo Borromeo del pittore napoletano Francesco Ferri è situato
sulla parete destra della chiesa
Il restauro delle opere è stato possibile grazie all'interessamento
dell'arciprete Don Giuseppe Nuzzi (parroco attuale) e al contributo finanziario
della Banca di Credito Cooperativo di Gambatesa che da anni dà il suo
apporto al recupero e alla valorizzazione del patrimonio artistico di
Gambatesa.
La riapertura
al culto è avvenuta con una solenne cerimonia liturgica celebrata dall'arcivescovo Mons.
Pietro
Santoro nel 1987.
Davanti alla Chiesa è posta la Croce Greco-Romanica, dove è
raffigurato il Cristo Crocefisso tra la Madonna, S.Giovanni ed un teschio;
sull'altra faccia il Cristo trionfante che benedice. Circondato dai simboli
dei 4 evangelisti.
Chiesa del Purgatorio
La chiesa
del Purgatorio , restaurata interamente nel 1905, è senz'altro
l'edificio di culto più antico che sorge nell'abitato. Prima del 1751
era intitolata al Salvatore e posta a guardia della Porta della Torre. Fu
chiesa abbaziale , e come tale, aveva la sepoltura per i suoi beneficianti;
sepoltura che fu fatta chiudere nel 1690 dal cardinale Orsini.
Nel 1751 dato il suo stato di rovina, la chiesa venne riedificata e intitolata
alle Anime del Purgatorio. L'Arciprete Rotondo pose la prima pietra della
Fabbrica. Pasquale Captano fece a sue spese nel 1757 gran parte della Chiesa
e nel 1761 l'arricchì di stucchi.
La chiesa lesionata dal terremoto , fu abbandonata e messa in vendita nel
1739 , ma non ci furono compratori. La chiesa venne rimessa in sesto nel 1892
con l'aiuto del comune e dei privati ad iniziativa del Sacerdote Donato Venditti.
Fu riaperta al culto nel 1907. Oggi la chiesa è chiusa al culto dei
fedeli.
Santuario di S. Maria della Vittoria
Il
Santuario di S.Maria della Vittoria sorge ad un 4 Km da Gambatesa ai
piedi di una rupe. Risalente ai secoli XI-XIV, conserva ancora linearità
della primitiva struttura architettonica d'impronta rurale che mostra elementi
di transizione dal romanico al gotico, leggibile nella facciata liscia e compatta
e nel portale di pietra nuda e con arco a sesto acuto.
Un
antica tradizione popolare ne attribuisce la costruzione alla volontà
dell'Imperatore Federico Barbarossa.
Al suo interno, di notevole importanza, la statua lignea della Madonna della
Vittoria del 1714.
La chiesa in origine si pensa potesse essere un'abbazia con annesso monastero.
Probabilmente rovinata dal terremoto del 1279 o da altri eventi, fu fatta
ricostruire dalle fondamenta dal Conte Riccardo di Gambatesa verso il 1313.
Lateralmente alla cappella sorgeva un piccolo convento ridotto oggi a pochi
ruderi. Il convento era circondato dai giardini di proprietà dell'Arcivescovo
Orsini.
La
chiesa fu tenuta ed officiata fino al 1653 dai canonici Regolari Lateranensi,
detti Rocchettini, del monastero di Sant'Angelo di Napoli. Il loro stemma,
l'agnello crocifero, è rappresentato con forte realismo nella lunetta
del portale. L'importanza del santuario e non solo come luogo di culto e di
fede, è testimoniato dalle indulgenze locali concesse dai Papi Clemente
V nel 1313 e Giovanni XXII nel 1317, ambedue su richiesta di Riccardo di Gambatesa.
Il Santuario è un luogo molto venerato dai Gambatesani in quanto al
suo interno è conservata la statua della Madonna della Vittoria, protettrice
di Gambatesa.
La statua, nell'ultima domenica di luglio, viene portata in processione nella
chiesa parrocchiale dove resta fino all' ultima domenica di settembre.
Durante il periodo di permanenza della sacra immagine in parrocchia, i fedeli
si recano a pregare ogni sera fino a tardi.
CHIESE
CHE FURONO
Nell'abitato
oltre le chiese sopraccitate avevamo la
chiesa di S.Antonio Abate là ove sta il cosiddetto TOMOLO.
S.Michele Arcangelo, sulla odierna Strada
Nazionale Appuro Sannitica, che fa angolo con la via S.Angelo nome conservato
appunto dal sacro edificio oggi distrutto.
Fuori dell'abitato si incontravano le chiese di S.
Marco sulla via mulattiera che da Gambatesa porta a Tufara. S.Mauro:
alla via del Molino S.Niccolò della Vipera:
sullo schienale arenoso e pietroso ove era il casale con quel nome S.Maria
di Chiusanella: nel bosco detto oggi Chiusano S.Andrea:
sorgeva sul Tappino verso la parte settentrionale di Gambatesa