Santa Dorotea, vergine e martire viene ricordata, nel calendario dei santi, il 6 febbraio; vissuta e morta nel IV secolo, era originaria di Cesarea di Cappadocia. Si distingueva per la sua carità, purezza e sapienza. Grazie alle sue virtù, venne chiamata dal preside Sapricio, che la invitò a sacrificare agli dei.

Dorotea, essendo cristiana, si rifiutò, venendo per questo torturata. Sapricio non si dà per vinto, e per raggiungere il suo scopo affida Dorotea a due sorelle apostate, Criste e Callista, dando loro il compito di portare all'apostasia anche Dorotea.

Qui avviene qualcosa che cambia completamente i piani del preside, in quanto Dorotea, grazie alla sua fede, farà tornare al cristianesimo le due sorelle. Ovviamente, Sapricio non può perdonare questo affronto, e quindi condanna le due sorelle al rogo, mentre Dorotea sarà decapitata.

 

Durante il percorso fino al luogo del martirio, Dorotea incontra Teofilo, un giovane che, prendendola in giro, le dice: "Sposa di Cristo, mandami delle mele e delle rose dal giardino del tuo sposo". Dorotea promette di accontentarlo, ed ecco che, mentre è immersa nella preghiera in attesa dell'esecuzione, le appare un bambino che porta con sé tre rose e tre mele. Lei lo invita a portarle a Teofilo, e mentre quest'ultimo parlava della promessa di Dorotea con gli amici, si presenta il bambino. Teofilo rimane sbigottito, anche perché in febbraio le rose non fiorivano, quindi era certamente per qualche intervento "esterno" che era possibile trovarle. Dopo questo segno, egli diventa credente, arrivando ad affermare l'unicità e la presenza di Dio. Gli amici, per questo, lo denunciano a Sapricio, che chiamandolo in tribunale cerca di convincerlo a rinunciare a questa "scoperta". Teofilo rifiuta, venendo quindi torturato, scarnificato e, alla fine decapitato.

Il culto per santa Dorotea si diffuse in modo particolare durante il Medioevo, ispirando anche artisti famosi ad immortalarla, sempre con la presenza di un paniere di mele e rose, a ricordo del miracolo.