La Conversione

Per entrare nel Regno di Dio, che è per la salvezza del mondo e quindi anche per la propria salvezza, non basta una condotta migliorata ma ci vuole un cambiamento radicale: convertitevi! Ci vuole la metànoia (= cambiamento di mentalità) che vuol dire staccarsi da tutto e da tutti per Lui, per attaccare il proprio cuore unicamente al Signore fino ad acquistare la sua mentalità, il suo modo di vedere e di amare per poi, in modo nuovo, con il cuore trasformato dal suo amore, volgersi verso il mondo e verso gli uomini.

L'appello dei profeti alla conversione nell'Antico Testamento ha come presupposto che il rapporto del singolo e del popolo con Dio sia inteso come un rapporto personale. Peccato e apostasìa sono rotture e distruzione di questo rapporto personale. La conversione significa quindi un completo cambiamento di orientamento di tutto l'uomo e un ritorno a Dio che implica l'abbandono del male. Geremia sottolinea che la conversione è il dono gratuito di Dio mentre Ezechiele dichiara che Dio è disponibile a un "trapianto" del nostro cuore, spesso incline al peccato: "Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne".

Giovanni Battista chiama il popolo alla conversione. Con l'appello alla conversione è connesso nel Battista il battesimo di penitenza che assicura la remissione dei peccati e ha come fine la conversione.

Secondo la testimonianza dei Sinottici la predicazione di Gesù riecheggia quella di Giovanni Battista. La differenza emerge allorché il Signore non rimanda più, come fa il Battista, a uno che deve venire dopo di lui ma identifica nella stessa sua venuta l'intervento decisivo di Dio. La conversione non si risolve più in obbedienza verso la legge ma in ubbidienza verso una persona: l'appello alla conversione diventa allora appello a seguire Gesù. Conversione, fede e sequela altro non sono in fondo che diverse facce di una medesima realtà "Convertitevi e credete al Vangelo".

La conversione è un avvenimento a cui si accompagna la gioia perchè, per chi si converte, essa significa il dischiudersi della vita. Le parabole di Lc 15 (La pecorella smarrita, la dramma ritrovata e soprattutto il figliuol prodigo) attestano la gioia di Dio per il ritorno del peccatore e invitano l'uomo a gioire con lui.

La conversione nel nostro cammino spirituale è un momento forte, una tappa, un evento con il quale abbandoniamo la strada che ci porta lontano da Dio e il nostro orientamento verso il mondo per collocarci sotto il soccorso di Dio. Essa, risposta personale alla chiamata di Dio, deve costituire una svolta, un passaggio, un cambiamento radicale della nostra vita.

Convertirci, come risposta a un appello ricevuto, nostra risposta all' appello di Gesù che chiama alla conversione: "Il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1, 15).