LE ORIGINI

 

Il Polesine forma una ben distinta unità geografica creata in epoca geologicamente recentissima, per l'accumulo di detriti fluviali depositatisi fra i corsi inferiore dell'Adige e del Po.

Tali fiumi, mal contenuti da argini naturali e quindi soggetti a frequenti rotte e variazione di corso, conservano alla zona un aspetto paludoso, con valli, boschi e vasti canneti. L'acqua poteva incanalarsi verso il mare o rimanere stagnante attorno a zone più elevate, simili a isole, folte di vegetazione e adatte alla coltura. Questo si verificava soprattutto nel Bassi Polesine, ma anche nel medio, dove è appunto situato Grignano Polesine.

A qualche chilometro da Rovigo, si stendeva una vasta fascia di terra, in parte emersa e in parte ancora coperta d'acqua, trattenuta da strati argillosi poco profondi. Era, senza dubbio, una zona dura e avara per i poveri originari che vi avevano stabilito antica dimora e vivevano dei pochi frutti della terra e della pesca delle valli.

La Via Romana, sopraelevata, attraversava quelle terre e per quella via transitavano soldati, commercianti, proprietari terrieri, monaci.

Furono i Monaci Benedettini, provenienti dal Monastero di S. Maria dell'isola di Pomposa a fermarsi, mossi soprattutto da un profondo amore verso l'umile categoria dei lavoratori della terra, ai quali affidarono, con l'investitura di vaste zone da bonificare, anche un impegno umano e sociale da svolgere.

Nel periodo medioevale, infatti, i proprietari di vasti appezzamenti, per lo più vallivi e paludosi, soggetti a frequenti alluvioni, concedevano volentieri in enfiteusi o livello, tali loro proprietà, per l'impossibilità di sfruttarle direttamente e nella speranza di vederle rese più produttive per le migliorie apportate dal conduttore.

Proprio come fondo di coltura troviamo per la prima volta Grignano, nei documenti storici. La prima notizia di Grignano risale al 938 d.C., quando il Marchese Almerico e Franca sua moglie, lasciarono in dono alla Chiesa di Adria, per testamento, tutti i beni che tenevano nel territorio adriese, inoltre S. Maria in Basilica (Massa Superiore), Arquaà, Gragnano, Borsea, Crespino, Gavello e la corte Roda (Cornè).

In un  documento dell'anno 972 si cita il fondo "Graniano".

Un'altra investitura del 976 fatta dall'Abate Gherardo di S: Maria in Xenodochio, parla di un fondo detto "Granario", con terre, vigne, campi, prati, pascoli, boschi, valli per caccia e pesca.

Per il Nicolio, storico rodigino del secolo XVII, il nome di Grignano deriva dalla parola toscana che vuol dire, o meglio significare, "Villa di Giano". Per il Branziero, altro illustre storico di Rovigo, il nome "Gragnano" deriverebbe dal nome "Gens Grania" che ai tempi di Cesare sarebbe stata proprietaria del fondo. Di questo parere è anche il Silvestri: "Gragnan" meglio che Grignano, presidio romano di uno della famiglia "Grania".

Si conoscono anche altre antiche investiture in cui è semplicemente nominato il fondo di Gragnano, come quella del 16 Marzo 1015 e del Maggio 1935, in cui tale Giovanni da Gragnano ed altri ricevono in investitura, da parte dell'Abbazia di Pomposa, non solo il fondo Gragnano nella sua interezza, ma anche il fondo "Simbole" e "Luiniano" confinanto con Gragnano.

Ancora sappiamo che "Isacco II°" il 27,12,1194 investì Azzo d'Este del castello e della curia di Ariano, riservandosi alcune decime e l'uso del bosco; cedette anche al medesimo "molte decime della diocesi sopra Sarzano, Mardimago, Buso, Costa, Arquà, Grignano.."

 

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