LA STORIA RELIGIOSA

 

Non troviamo altri documenti riguardanti Grignano e la sua popolazione fino al 19 Marzo 1426, data della più antica Investitura della "Comuna" conosciuta; tuttavia possiamo ritenere che il nucleo originario prenda una consistenza sociale e comunale tra la fine del sec. XIII e l'inizio del sec. XIV.

E' del 1409 la costruzione in muratura del Padiglione, sala di assemblea per tutti gli atti più importanti dei Compartecipi della Comuna, ma certamente sarà sorto, tempo prima, qualche edificio religioso.

La prima chiesetta, forse, fu eretta in località San Biagio (Casette). Vi è stata individuata anche la presenza di tombe di un antico cimitero, da cui emergono ossa umane e resti vari durante i lavori di aratura.

Già nel 1411 abbiamo notizia del Monaco Enrico di Pomposa, rettore e curato della Chiesa di S. Maria di Grignano. Non troviamo altri documenti fino al 26 Luglio del 1493, quando il Reverendo in Cristo, Padre e Signor Don Teodoro di Milano, MOnaco Benedettino, Padre del Monastero di S. Marco di Ferrara, concede in enfiteusi al venerando ed esimio dottore in legge Maio La Blanda, rettore e legittimo amministratore della chiesa di Santa Maria del paese di Grignano...presente, stipulante e ricevente per sè e per i suoi successori nella detta chiesa, alcuni casamenti anche con stabili in muratura.

Quasta Investitura è anteriore di un solo anno alla rinnovazione della Investitura del 1494 della "Comuna" agli originari di Grignano e dimostra che i Benedettini avevano ancora molta influenza sul territorio con possedimenti vari.

La consacrazione della Chiesa Parrocchiale (S. Rocco) avvenne, probabilmente, nel 1544. Si crede che nell'8 settembre 1544 uno Tommaso Stella, Vescovo di Salpi (Regno di Napoli, città ora distrutta, ch'era sul Lago di tal nome presso il mare Adriatico), consacrasse  la Chiesa Parrocchiale.

Tuttavia la nuova costruzione avrebbe utilizzato pareti di una cappella preesistente. Rifatta e ampliata, la Chiesa fu consacrata il 17.10.1773, da Arnaldo Speroni de Alvarotis, benedettino di Montecassino e Vescovo di Adria. L'avvenimento è ricordato in una lapide.

Durante i lavori di restauro nel maggio 1962 sono apparsi infatti, dalla parte destra del transetto, alcuni affreschi molto danneggiati: una facciata di tempio, un volto di Vergine e un busto di religioso con libro in mano. Lo stile fa pensare ad una decorazione quattrocentesca, eseguita su una parete incorporata nella nuova Chiesa.

Dal 1565 in poi la storia della Parrocchia è ben documentata, attraverso i registri di Battesimo (dal 1565), matrimonio (dal1603), morte (dal 1503), da registri della fabbriceria parrocchiale, da lettere, scritti e documenti vari.

Tra i 22 Parroci che si susseguirono nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Grignano dal 1530 ad oggi, troviamo solo 5 discendenti dagli originari: Andrea Trevisan (1603 - 1606); Domenico Trevisan (1637 - 1664; Carlo Rossi (1664 - 1674); Michele Rizzieri (1742 - 1758); Francesco Osti (1838 - 1849).

Più numerosi furono i Cappellani provenienti dagli antichi originari, ma secondo l'uso canonico vi rimanevano solo per  poco tempo.

Don Carlo Rossi fu dottore in Sacra Teologia e Vicario Generale di tre Vescovi. E' ricordato in una lapide conservata in una parete della sacrestia.

Parroci, Cappellani e Religiosi che potevano presentare le fedi di originarietà, avevano diritto all'assegnazione delle terre della "Comuna", solo se  presenti nel territorio "loco et foco". A tal riguardo è ricordata più di qualche controversia.

I Parroci ebbero importante ruolo nella formazione religiosa del popolo, nella ripacificazione per le frequenti liti e nel richiamo alla pazienza e al perdono cristiano.

Interessante una relazione, del Parroco Don Carlo Costa Dottore in Sacra Teologia, del 22 Dicembre 1797, un anno certamente duro per sè e i suoi parrocchian a causa degli avvenimenti che interessavano la Repubblica Veneta (ultimo doge Ludovico Manin, che lasciò la carica cedendo all'intimazione di Napoleone) e in parte perchè il territorio di Grignano, attraversato da truppe poco disciplinate, si trovava in condizioni di abbandono, di miseria e di una grave forma epidemica (la pellagra).

Anche i Parroci tuttavia dovettero sostenere contrasti con gli originari per via di certi diritti non sempre pacificamente riconosciuti, sollecitati forse da taluni fabbriceri della Chiesa Parrocchiale non Appartenenti agli Originari.

I cognomi stessi poi si sono modificati nel tempo per l'alternarsi appunto della lingua latina e volgare.

Osservazioni marginali si possono ricavare dallo spoglio dei registri: frequenza di figli illegittimi, bambini in pericolo di morte, battezzati dalla levatrice o dal chirurgo, bambini morti a distanza di poche ore o di pochi giorni, bambini abbandonati durante la notte sulla pubblica via o in qualche casolare, o addirittura posti sulla porta della chiesa, con preghiera di battezzarli.

Si entra veramente con un senso profondo  di rispetto nella storia di una popolazione, anche se solo nel primo affacciarsi alla vita dei suoi componenti.

E' però difficile staccarsi dalla mentalità odierna, così non possiamo non notare, con meraviglia, frequenti epidemie che colpivano specialmente i bambini. (Nel 1797 su 31 nati, dall'8 febbraio al 27 marzo, i morti furono 29).

Come non pensare alla vita di quelle povere famiglie certamente assuefatte ad un duro lavoro, poco redditizio e ed un lungo riposo invernale, forse occasione di frequenti risse o di prove morali?

Certo i Monaci Benedettini si sono proposti, con la loro opera sociale e cristiana, di sollevare la miseria di quelle famiglie originarie, e nello stesso tempo di affratellarle, legandole al lento e salutare ritmo delle stagioni, su quella terra dissodata e ressa fertile dal lavoro di tante generazioni.

 

 

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