Rassegna stampa

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Giornata della Gioventù L'oratorio Depressa La faccia pulita... Santi e Tradizioni ... Tradizione dei Presepi

 

Depressa e la

Giornata diocesana della

Gioventù

Si terrà a Depressa (frazione di Tricase), domenica 13 aprile, la Giornata Diocesana della Gioventù. "E' questa una delle iniziative più interessanti ed entusiasmanti", ha detto il parroco don Flavio Ferraro, "che Papa Giovanni Paolo II ha promosso nei suoi anni di ministero petrino". Il programma avrà inizio alle ore 15 in Piazza Castello, dove tutti i giovani dell'Azione Cattolica diocesana si ritroveranno con coreografie e canti. Alle 15,45, il momento di preghiera e benedizione delle palme, colorate come l'iride della pace. Alle 16,15 piccola marcia per le vie del paese. Alle 17, presso l'atrio della Scuola Media, incontro con Don Oreste Benzi, sacerdote molto conosciuto a livello nazionale per la sua vicinanza ed accoglienza degli emarginati e delle prostitute straniere. Dalle 19 in pi, ancora canti e festa.

Articolo pubblicato sul periodico "il Gallo" - Anno 8 numero Otto (210), dal 12 al 18 aprile 2003

 

Depressa:
Don Flavio e il sogno dell’oratorio per
una comunità come ve ne sono poche in giro.

La gente del luogo è molto attiva e spesso dà sfogo alle proprie esigenze nelle sedi delle associazioni locali. Fino a qualche tempo fa, e per circa 20 anni, molto e bene ha fatto l’Associazione Salete che è riuscita a creare un certo fermento sugli argomenti di comune interesse, proponendosi come punto di riferimento per un confronto con le Amministrazioni. "Ma", ci ha detto uno degli ex soci che preferisce mantenere l’anonimato, "le continue promesse mancate da parte delle istituzioni hanno prodotto un certo scoramento che insieme alla assenza di un cambio generazionale ci ha portato a sciogliere l’associazione". E così, oggi, aggregazione sociale vuol dire soprattutto Azione Cattolica. A sentire gli abitanti del posto il parroco, don Flavio Ferraro, ha fatto davvero un buon lavoro, riuscendo a coinvolgere giovani e meno giovani che si impegnano in attività ricreative e di volontariato. Molto successo ha avuto lo scorso anno la rappresentazione teatrale a sfondo religioso dedicata a San Giovanni Bosco e in questi giorni si sta lavorando alacremente per proporre anche la prossima estate uno spettacolo ugualmente degno. Quello che manca, però, è una sede fisica dove incontrarsi e portare avanti le iniziative. Per questo don Flavio sta insistendo con tenacia e con l’appoggio dell’intera comunità per regalare a Depressa un oratorio che secondo le intenzioni dovrebbe sorgere sulla strada che conduce al cimitero, su un terreno di proprietà della Chiesa. "Il progetto è già stato realizzato", ci ha detto, "aspettiamo che la CEI si pronunci in merito. Intanto, stiamo provvedendo a raccogliere dei fondi per portare avanti il lavoro". Raccolta fondi avvenuta anche mediante l’organizzazione di manifestazioni, come la Sagra della pasta fresca dello scorso 27 agosto che ha radunato un numero consistente di persone da tutto il Capo di Leuca. Vuole fare un appello ai suoi fedeli perché l’aiutino ancora di più? "Non ce n’è bisogno", ribatte deciso, "forse non esiste un’altra comunità così attiva e ben disposta. Devo solo ringraziarli per quanto stanno facendo".

Giuseppe Cerfeda

Articolo pubblicato sul supplemento periodico del Quindicinale "il Gallo" - Marzo 2003

Non siamo teppisti

Il parroco: "Conosco bene la mia gente"

Carissimo, come parroco di Depressa mi sento in dovere di intervenie nel suo ultimo articolo riguardante la mia comunità parrocchiale. E' circa quindici mesi che sono parroco in questa frazione di Tricase e posso dire senza nessun dubbio che conosco ormai "la mia gente". Lei nel suo articolo, citando una denuncia dell'avvocato Rossana Guida, ha delineato un volto di Depressa non reale. ma soprattutto offensivo. Premetto che non ho intenzione di fare polemica, ma mi sembra il caso di prendere la difesa della gente che incontro tutti i giorni per strada, nei bar, in chiesa. I giovani, i ragazzi di Depressa non sono quelli che lei ha descritto con caratteri cubitali sul suo giornale definendoli pseudo-teppisti. In quei giovani e ragazzi che ha definito in questo modo lei involontariamente ha fatto rientrare anche i 60 componenti che in tutta quest'estate si sono impegnati per un favoloso musical sulla vita di Don Bosco. E' stata un'iniziativa che ha riscosso molto successo non solo nel nostro comune ma 

anche nelle marine di Pesculuse e Lido Marini. Lei in quell'articolo lo ha appena accennato riportando le parole dell'assessore Accogli. ...Per questo però sul vostro giornale non c'è posto... Infatti è stato consegnato al vostro giornale un piccolo articolo su questa iniziativa giovanile ma non è stato preso in considerazione. Certamente "fa molto più rumore un albero che cade... che una foresta che cresce". Ho solo un rammarico... e perdonatemi se lo dico... che per questioni così comuni che e per screzi tra rivalità politiche si dia della mia comunità un volto così negativo. Mi dispiace dirlo, ma quello che lei ha scritto non è vero. Le vorrei fare un invito... venga lei di persona a constatare che bel gruppo giovanile è presente in questa comunità, giovani che nutrono nel loro cuore grandi ideali e speranze. Accolga questa lettera come un invito ad essere più tollerante ha giudicare una comunità e gettare nel fango il lavoro di tanti genitori, educatori, insegnanti.

Don Flavio Ferraro

 

La faccia pulita della frazione

Grande successo di pubblico e di critica ha avuto il recital su Don Giovanni Bosco, che il gruppo "Giovani Orizzonti" di Depressa ha rappresentato a Tricase, in piazza Pisanelli, la sera del 27 agosto 2001, dopo una serie di rappresentazioni realizzate in altri comuni, dal titolo "C'è da non crederci". C'era davvero da non crederci come un gruppo di giovani dell'Azione Cattolica di Depressa, ha interpretato l'opera, fatta di recitazione, di canto e di danza. Un musical che ha impegnato, fra attori, ballerini, cantanti e tecnici, una sessantina di giovani (studenti, lavoratori, disoccupati), ma che sembrava un'opera preparata e realizzata da un gruppo di professionisti abituati a questo tipo di lavoro. E' stata la dimostrazione che i tanti luoghi comuni sui giovani d'oggi, le tante considerazioni negative, possono essere confutate e ribaltate; resta la prova che essi non sono diversi o peggiori da quelli delle generazioni precedenti e che, avendone l'opportunità, possono esprimere le loro capacità e la loro creatività in qualsiasi campo della vita. A questo punto è d'obbligo il collegamento ad un articolo comparso sullo scorso numero de "Il Gallo". Il teppismo è un fenomeno che non appartiene alla storia e alla cultura di Depressa, grazie all'insegnamenti ricevuti, agli esempi e all'educazione delle famiglie. Chi ha potuto passare o soggiornare in questa piccola frazione ha potuto notare il senso dell'ospitalità e dall'altruismo che ha sempre caratterizzato la sua popolazione. Credo che questa sia una fra le zone che presentano il più basso indice di reati. E' altresì chiaro che questo fenomeno non va sottovalutato, per impedire che sfoci in azioni più pericolose. Non c'è dubbio che tutti devono fare la loro parte: famiglie, associazioni, enti pubblici. Un efficace e meritevole opera in tal senso la sta svolgendo la parrocchia, con le sue associazioni di giovani e adulti, abilmente e amorevolmente guidate dal parroco Don Flavio Ferraro. L'amministrazione comunale deve mantenere fede agli impegni presi: l'associazione giovanile e la predisposizione di luoghi di aggregazione culturali e sportiva costituiscono impegni primari per nuovi amministratori. Anche la vigilanza può avere un effetto benefico; chiederemo che la presenza delle forze dell'ordine e in particolare dei vigili urbani, finora latitanti sul territorio, sia più costante e più attenta per un'efficace opera di prevenzione, se necessario di repressione.

Cosimo Longo (Consigliere Comunale)

 

Santi e Tradizioni

In tutti i paesi del Salento si festeggiano Santi Patroni sia per fede religiosa autentica e sia per tradizione pervenuta sino ai nostri giorni in modo quasi istintivo. E' come se il tempo si fosse fermato. E' come se secoli di storia fossero trascorsi incidendo profondamente sulle nostre radici, sulla nostra cultura senza modificarne la struttura e il contenuto. Mota attenzione merita da parte nostra la venerazione dei SS. Medici Cosma e Damiano in Depressa di Tricase che si celebra il 27 Settembre di ogni anno; questa festa si celebrava nello stesso periodo presso i latini.
Tale festa si basava su sacramentari romani e sembra che, in origine, fosse il giorno commemorativo della dedicazione della Basilica a Loro intitolata nel Foro romano.
La storia sui Santi Martiri ci insegna che i due subirono il martirio a Ciro, città episcopale di Teodoreto intorno al 458. Là era la loro basilica, celebre nell'antichità, dalla quale il culto si diffuse per tutto il mondo, secondo una "passio". Secondo un'altra "passio" sono nati in Arabia e da lì si recarono in Siria e stabilendosi poi ad Egea, città della Cilicia. Furono arrestati da Lisia, governatore della Cilicia,

durante le persecuzioni di Deocleziano, nel 303.

Dopo dolorose sofferenze li fece decapitare e i corpi furono portati in Siria. Sono considerati protettori dei medici e tale credenza proviene dal fatto che furono santi guaritori anargici. La Cappella dei SS. Medici di Depressa, edificata in torno al 1645, si trova a 500 metri dal paese, accanto al Cimitero, in Contrada Santa Barbara. Sull'altare è sito un quadro in carta pesta

Raffigurante i SS. Medici e Santa Barbara, offerto dai devoti. Sulla volta è possibile notare degli affreschi che risalgono al tardo '700. Restaurata intorno al 1988 adesso rappresenta un centro di culto importante anche per molti paesi vicini.
La devozione popolare dei cittadini di Depressa ha qualcosa di profondo, di mistico che è difficile descrivere in così poche righe. Prima esisteva la fiera del bestiame, adesso quasi scomparsa. La macellazione e la vendita di carne di maiale, adesso scomparsa. E prima vi era la tradizione della veglia notturna ai Santi. Persone semplici e devote che con dignità e onestà ripetono la cultura che è stata dei nostri antenati.

Rodolfo Contaldi

 

DEPRESSA
E LA TRADIZIONE DEI PRESEPI

Anche per questo Natale a Depressa il parroco Don Flavio Ferraro, con l'aiuto, la collaborazione e l'impegno di alcuni giovani, ha organizzato il concorso "Il Presepe in Famiglia". Già nella prima edizione aveva suscitato grande interesse e anche grande soddisfazione. Non solo per i vincitori del premio ma anche per tutti i partecipanti. Lavori veramente belli. Presepi molto semplici, fatti con umiltà e tanto amore. Rappresentano la Natività del Bambino. Proprio come San Francesco nell'anno 1223. Trovandosi sulle montagne laziali, nel borgo di Greggio, Francesco chiese ad un suo seguace di condurre in una grotta un bue e un asinello per rivivere il mistero della nascita di Gesù a Betlemme. Inizialmente nelle chiese, poi anche nelle case, la tradizione continua in tutte le famiglie.
In occasione del Natale fa risvegliare la fede e i buoni sentimenti. Accende grandi speranze nel cuore degli uomini. Davanti al Bambinello è sempre un momento magico, momento di grande riflessione. E il pensiero va inevitabilmente al grande mistero del cammino dell'uomo, al senso della vita. Ci sentiamo fragili. Ed ecco che le piccole cose, quelle più semplici, diventano grandi e importanti. Lavori bellissimi, fatti con tecniche diverse ma tutti con materiale molto povero. Legno, cera, gesso, terracotta, cartapesta. Pupi di fattura artigianale in terracotta, di collezioni private. Diverse le tematiche. Molti i presepi tradizionali ma anche tante rappresentazioni della Natività con lo sguardo sulle tragedie del mondo.
Anche nella Chiesa parrocchiale un gruppo di giovani ha lavorato assiduamente e con grande entusiasmo per la realizzazione del Presepe. Giuseppe, Maria e il Bambinello in una capanna fatta di sacchi. Nel deserto. Soltanto grandi palme. Sullo sfondo i grattaceli d'America. Le Torri gemelle e un grande ponte. Uno scenario suggestivo quanto inquietante. Un messaggio preciso. Senza divisioni, senza pregiudizi. Il rispetto tra i popoli è la chiave per aprire le porte della pace. Don Flavio ha pure allestito il sito Internet affinché tutti possiamo apprezzare questi piccoli capolavori, nati da persone semplici ma dal cuore grande. La giuria era composta da persone esperte, attente e di grande professionalità. Già l'anno scorso, in occasione della prima edizione del concorso hanno scoperto nelle famiglie una profonda religiosità. Grande attaccamento alle tradizioni, notevole capacità artistico-creativa. C'è stato molto entusiasmo. Non solo tra i ragazzi ma anche tra gli anziani. Il loro contributo è sempre prezioso. Va ben oltre la fredda tecnica di preparazione, ben oltre la scelta e l'uso dei materiale. Loro insegnano e trasmettono valori umani. Senza questi ultimi l'uomo e la società tutta non possono certamente dirsi civili. Al prossimo concorso "
Il Presepe in Famiglia" con l'augurio di vederne più numerosi e sempre più belli.

Donato Ciardo