Concorso Presepi Parrocchia Sant'Antonio Depressa

Presepe allestito nella nostra Chiesa. Anno 2000 ''Pajara''

A nessuno è permesso restare fuori!

Commenti di :    Don Flavio - I tecnici

 

 

 

"Non vi è infatti altro nome (Gesù) dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (At 4,12).

 

Era buio, forse sarà stato mezzanotte, ero sulla strada maestra del mio paese

e non vedevo nessuno camminare su quelle strade

che di solito risuonano di voci e di risate dei giovani.

È il giorno di Natale, è vero,

ma è possibile che tutti siano rinchiusi in casa accanto al caminetto

davanti a una profumata fetta di panettone?

È spettrale il mio paese a quest'ora!

Mi sono inoltrato in un vicoletto per sbirciare tra le ante di una finestra

per scorgere la gente cosa fa!

Buio.

Non è possibile che la notte di Natale non ci sia nessuno,

neanche un ragazzino per giocar con i petardi!

Silenzio.

Soltanto una nenia si sentiva da lontano

e già questo mi rincuorava.

Ero certo che quel suono melodioso

veniva dalla chiesa illuminata.

Erano anni che non entravo in quel luogo sacro

dove mia madre mi portava da fanciullo.

Avevo un po' di timore ad accostarmi.

Svoltai l'angolo per veder la mia chiesa.

Meraviglia…stupore…

Al posto della sua splendida facciata

vidi solo un trullo diroccato.

È strano - mi dissi – sto sognando?

Il mio passo da lento osservatore si fece svelto.

Il dolce canto veniva proprio da quelle fredde pietre.

Ero curioso di vedere tra la fessura del trullo cosa la gente faceva.

A pochi passi la quella breccia rallentai i passi.

Avevo intenzione di sbirciare soltanto, non di entrare.

Appoggiai la mano alle umide mura, mi curvai all'interno solo con la testa

per non dare all'occhio a nessuno.

Io…persona ritenuta in paese mangia-preti

e gran bestemmiatore non mi sarei mai abbassato ad entrare nella chiesa.

- "Finalmente sei arrivato! Stavamo aspettando solo te!"-

Si, proprio questo mi son sentito dire da alcuni uomini stipati in quell'atmosfera.

Che strana sensazione! Mi ricordo che nei presepi allestiti da mia madre,

ad essere rapiti di meraviglia erano i pastori

qui non sono loro…sono io!

Quel giorno mi son sentito pastore:

sono io che ho contemplato il misterioso evento della incarnazione.

Certo, quest'incontro mi ha messo nel cuore tanta nostalgia di Dio!

 

 

Commento Tecnico
 

Un racconto onirico per l'icologia della presentazione.

All'iconografia dell'opera dà contenuto la ricerca degli elementi formali. Un progetto che non nasce da un'idea chiara sulle forme da utilizzare; piuttosto la chiarezza era data su quello che non si doveva costruire: non si voleva un presepe nato dall'immaginario collettivo, un presepe di tradizione napoletana o grecciana, ma un'epifania che ponesse soprattutto delle domande.
L'immaginario al quale si è attinto appartiene alla nostra memoria, non un'opera fatta di ricordi, di nostalgia e celebrazioni, ma un'opera pensata, voluta e costruita per mettere in evidenza due linguaggi: quello del paesaggio urbano da una parte e quello del paesaggio rurale, arcaico, come identità culturale dell'altra, mettere in evidenza il loro vivere in simbiosi, dimostrando come essi parlino la stessa lingua, che non è reale, ma è lingua della realtà. Il discorso dell'impianto è impostato sul tessuto narrativo che si sviluppa attraverso l'uso di figure retoriche ed in modo particolare dell' ossimoro: riunire in modo paradossale due termini contraddittori in una stessa espressione. E' la metafora della "chiesa" da pensare come comunità in solitudine, in cui mettere insieme una moltitudine porta a scoprire ad ognuno il proprio essere. L'uno e i molti. Una sorta di costruzione paratattica: un paesaggio urbano, lunare, e quasi apocalittico e desertico per dare senso al paesaggio rurale, il luogo eletto, il teatro, trattato quasi in modo maniacale nella costruzione degli elementi. Il paesaggio urbano che non è sfondo o fondale della scena, ma partecipa in modo dialettico. La ricerca dell'architettura scenografica ed allusiva si concretizza nel calare l'evento nella realtà. Non un paesaggio generalizzato, indifferenziato ed inerte, ma pacifico e riconoscibile attraverso dei toponomi che ci appartengono, che fanno parte della nostra quotidianità: la torre, il castello, la piazza.
Il paesaggio rurale, quasi a rasentare il folclorismo: l'eccesso nel rappresentare alcuni elementi tipici della tradizione locale.
Il tentativo di portare lo straordinario nell'ordinario attraverso la tradizione dell'evento dei luoghi noti, non vuol dire abbassare il livello del sacro, ma ritrovare il prodigio della presenza divina nella realtà quotidiana e dare a tale realtà una dignità.
La struttura duale dell'edificio-chiesa, da una parte costituita da una dimensione teatrica dipendente dalla qualità umano-divina del Cristo e dall'altra da una dimensione comunitaria e colloquiale dell'Assemblea, è concretizzata nel progetto con una precisa diversificazione dello spazio che segnala la diversa qualità simbolica dei duo "luoghi" identificativi. Un rapporto duale tra lo spazio dell'architettura rurale popolare, la pajara come spazio sacro "spazio separato", scenario in cui si attua la personale risposta religiosa del proprio immaginario spirituale portato ad assurgere al ruolo di natura teatrica: un "luogo" evidenziato costruttivamente, collocato in posizione e spazialità emergente e lo spazio del paesaggio urbano quale "luogo" dell'Assemblea e della liturgia della vita quotidiana.
Il tema di progetto dello scenario architettonico nasce da una riflessione sulle diverse forme espressive: penso alla pittura di masaccio dove il miracolo risiedeva nella realtà; penso alle rappresentazioni sacre in ambienti angusti, popolari e popolani del Caravaggio in cui l'unica realtà storica rappresentabile era il presente; all'architettura prospettica del Teatro Olimpico del palladio; alla cinematografia degli anni '60 ed in particolare al capolavoro de "Il Vangelo secondo Matteo" di Pasolini; Alla Natività in altorilievo sotto uno degli altari della chiesa Matrice di Depressa in cui il progetto-presepe fa quasi da pendant ad essa ed entrambi quinta scenografia verso lo spazio teatrico.
Un presepe moderno con contenuti di un'anima antica rivisitati in chiave contemporanea, Dove si è cercato di opporre alla cultura come citazione l'esperienza da vivere come sorpresa.


Depresa, 25 Dicembre 2000

Sandro Sparasio
Dario Pantaleo
Carmine Baglivo
Giuseppe Martella
Roberta Ingletto
Teo Pantaleo
Mina Ingletto
Tonino Ianni
Don Flavio Ferraro
Antonio Longo