Effatà del mese di MARZO 2001 - NUMERO SPECIALE - Parrocchia S. Antonio di Padova - Depressa Tel. 0833771093
Di Don Flavio Ferraro
A te, diletta Depressa, che mi hai dato i natali e che mi hai visto nascere all’Episcopato mi rivolgo per porgerti il mio affettuoso e cordiale saluto. Sorge irresistibile in me il bisogno di dirti grazie perché dalle tue zolle e dalle tue radici ho assorbito i genuini sapori della vita, i valori umani e cristiani che da sempre hanno caratterizzato il tuo patrimonio. Grazie perché hai conservato in me il desiderio delle cose semplici, il fascino della terra bagnata dal sudore dei contadini. Grazie perché mi hai fatto assaporare la fragranza del pane frutto del lavoro duro e poco redditizio; perché mi hai fatto sentire il calore dei contatti umani, immediati, veri. Terra benedetta, dove l’indifferenza è una realtà lontana e l’anonimato non ti appartiene; terra dei volti prima ancora che dei nomi e cognomi! Per te mi viene da ripetere le parole che il profeta Isaia rivolgeva al popolo di Israele in un momento di giubilo:
"Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento, e la tua terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà dite e la sua terra avrà uno sposo" (Is 62, 4).
Grazie a voi tutti, carissimi compaesani, piccoli e grandi, partecipi e fieri di questo grande evento che si è compiuto attraverso la mia persona. Grazie di quello che avete rappresentato per me e di quanto insieme, nel nome del Signore, abbiamo compiuto.
A te, Depressa, senza rendere angusto lo spazio per Molfetta, resterà legato il mio cuore. Il ricordo dite mi aiuterà ad amare di più e a curare meglio il nuovo campo di lavoro, dove il Signore mi ha mandato, per raccogliere ciò che altri hanno seminato e per seminare ciò che altri raccoglieranno. La preghiera per voi, carissimi compaesani, dilaterà maggiormente il mio cuore, per amare di più i nuovi figli e figlie che il Signore ha affidato alle mie premure pastorali. La ricca esperienza di fede e di umanità che mi avete permesso di fare durante tutti questi anni, si riverserà a beneficio di tanti vostri fratelli e sorelle che presto incontrerò.
Con la festa nel cuore oso dirti: custodisci il patrimonio di fede e di operosità che ti è stato consegnato dai nostri padri e dalle nostre madri e non lasciarti piegare o abbattere dai venti tempestosi e dalle nubi oscure che potrebbero addensarsi sulle tue case. Tieni salde le radici e guarda avanti da dove ti verrà la luce, mentre auspico per te giorni di pace, di prosperità e di benessere, La Vergine Immacolata, i Santi medici Cosma e Damiano, 5. Antonio continuino a
guidarvi e a vegliare sulle vostre famiglie e sulla vita di ciascuno. Ancora una volta, cara Depressa, ti dico: ti voglio bene!
don Gino Vescovo
la nostra gioia oggi è giunta alla sua pienezza. Quando il 13 dicembre scorso ci è giunta la notizia della tua elezione a Vescovo di Molfetta tutti noi siamo rimasti stupiti e increduli per questa inaspettata notizia. Nonostante siano passati alcuni mesi, abbiamo l’impressione di udire il suono festoso delle 2 campane e della gioia che abbiamo provato nel far risuonare di strada in strada, di casa in casa l’annuncio gioioso: "Don Gino l’han fatto Vescovo!"
Subito ci siamo resi conto del grande onore che il nostro piccolo paese ha avuto nel vedere un suo figlio eletto a successore degli apostoli.
È vero, per te il giorno più bello sarà stato ieri nella Cattedrale di Otranto, in cui sei stato consacrato Vescovo, ma per noi oggi è il giorno in cui ti sentiamo più vicino e possiamo esprimere al meglio i nostri sentimenti.
Per tre lunghi mesi abbiamo sognato e immaginato questo giorno, la comunità intera era in fermento per i preparativi.
Ed eccoci qui adesso tutti insieme intorno a te per fare festa. Si potrebbe dire che la nostra gioia è simile a quella di una madre che vede un suo figlio giungere a una meta importante.
In questi giorni ci siamo chiesti spesso quali sarebbero state le parole e i sentimenti che il tuo "parroco" ti avrebbe rivolto. Parliamo del parroco per eccellenza di Depressa che resterà per sempre don Luigi Enriquez. Abbiamo certamente escluso il suo modo bonario di riprendere e di incoraggiare tirandoti le orecchie. Anche tu come la maggior parte dei presenti ha ricevuto.
Certamente don Luigi avrà pregato tanto perché nella sua parrocchia, dopo tanti decenni, qualcuno diventasse sacerdote, ma certamente non avrebbe mai immaginato che avremmo avuto il dono di avere un vescovo.
Un semplice augurio noi tutti ti rivolgiamo: resta sempre quel sacerdote buono che abbiamo incontrato sulle nostre strade, disponibile alle esigenze del tuo popolo e semplice nel tuo annuncio del Vangelo. Quello che tu hai fatto per noi in questi anni non lo dimenticheremo mai, sentiremo la tua mancanza durante le feste e le occasioni importanti della nostra comunità.
E tu carissimo don Gino non dimenticarti di noi!
Questa croce d’oro oltre ad esprimere il nostro affetto, sia segno evidente che tu ci porti nel cuore.
Don Flavio Ferraro e la Comunità
Quel giorno di Dicembre dell’anno scorso ero appena tornato dalla visita ai cristiani in una cappella nei dintorni di Gulu, in Uganda. Mentre mi mettevo un po’ in ordine ascoltavo la radiolina che trasmetteva le notizie dalla Radio Vaticano. Allora ho saputo che era stato nominato il nuovo vescovo di Molfetta. Non avevo capito bene il nome, ma poi una telefonata da Depressa mi ha dato la bella notizia: "lo sai che Don Gino è stato fatto Vescovo ? "…Quando don Gino steso mi ha telefonato per darmi personalmente la notizia, io l’ho preceduto facendogli le mie più sentite felicitazioni. Il mio pensiero è andato subito dietro nel tempo e tanti ricordi mi sono venuti in mente. Posso dire che la mia vocazione al sacerdozio è nata vedendo don Gino, giovane seminarista, con talare e cappello ,che si usava allora. Lui mi ha ascoltato e incoraggiato. Quando eravamo insieme in seminario, lui in quarto ginnasio, io in prima media ci vedevamo spesso. Ma era soprattutto durante le vacanze quando potevamo stare spesso insieme. Pregavamo insieme, facevamo insieme la meditazione dopo la messa, passavamo momenti di svago insieme. Ho sempre ammirato le sue doti: il suo carattere semplice e gioviale, la sua maturità, che gli meritavano la fiducia dei superiori. Era bravo nel disegno e giocava bene al pallone. Poi la nostra preparazione al sacerdozio è proseguita in seminari diversi; ma eravamo sempre in contatto e soprattutto le vacanze a Depressa ci davano l’occasione per riannodare i fili della nostra amicizia. Da sacerdote, ho sempre guardato a don Gino come modello per me, e mi ha aiutato con il suo incoraggiamento e consiglio. Mi ha sempre colpito l’affetto e l’ammirazione delle persone che gli stavano attorno, sia della gente comune che degli altri sacerdoti. Quando si trattava di nominare qualcuno per un posto di responsabilità, molti pensavano a lui. Un altro aspetto che ammiro molto in don Gino è la sua pazienza e fortezza nei momenti difficili, capace di dare consolazione e infondere speranza. Abbiamo radici comuni e so che tutte queste doti sono frutto della fede nel Signore, schietta e semplice, che ha imparato dalla famiglia e dall’ambiente del paese nativo. Per tutto questo sono pieno di gioia per la sua nomina a vescovo. La sua maturità umana, il suo tratto amichevole, la profondità di dottrina, la fiducia che sa suscitare nella gente gli saranno di aiuto per il suo nuovo ministero come vescovo. Non è facile oggi fare il vescovo, una grazia del Signore non mancherà. Tutti gli siamo vicini con la preghiera e l’affetto. E’ un grande momento per la comunità parrocchiale di Depressa. Erano decenni, forse secoli, che Depressa non aveva un sacerdote. Don Gino è stato il primo a spezzare questa tradizione negativa. Non solo sacerdote, ma ora anche vescovo. Depressa è molto onorata. Penso a quante persone, che ora non sono più tra noi, che gioiscono e dal cielo lo proteggano: tra gli altri suoi cari genitori e don Luigi, il nostro vecchio arciprete. E’ un momento di gioia e di festa. Un momento storico per la nostra comunità parrocchiale. Don Gino ha voluto, e amichevolmente insistito, che anch’io venissi dall’Africa, dall’Uganda, per essere presente a questo momento di gioia e di fede. A Dio piacendo, anch’io ti sarò accanto, carissimo don Gino, insieme con i tuoi familiari, i tuoi amici, tutti i cristiani di Depressa. Per pregare per te e ricevere le primizie della tua benedizione come vescovo. Anche per me e per il mio lavoro missionario in Africa.
P. COSIMO DE IACO
AUGURI A DON LUIGI MARTELLA VESCOVO, PER UN SANTO MINISTERO NELLA DIOCESI DI MOLFETTA-RUVO-GIOVINAZZO-TERLIZZI
LA COMUNITA’ DI DEPRESSA IN FESTA PER L’ELEZIONE E CONSACRAZIONE A VESCOVO DEL SUO FIGLIO MONS. LUIGI MARTELLA
Nel giorno di S. Lucia dell’anno 2000, intorno a mezzogiorno l’unica campana superstite al rinnovo dell’apparato campanario di Depressa suona a festa: don Gino Martella, nato e cresciuto nella fede e ordinato prete nella piccola frazione di Tricase, è stato eletto vescovo di Molfetta - Ruvo-Giovinazzo - Terlizzi.
E’ indescrivibile la gioia, l’emozione, la meraviglia che ha provato la gente di Depressa nell’apprendere questa lieta notizia dal parroco d. Flavio Ferraro.
La domenica seguente d. Gino, spinto dalla voglia di condividere la sua gioia con la sua comunità di origine, ritorna tra la sua gente a Depressa e celebra la messa vespertina, ma al momento dell’omelia egli ritiene giusto raccontare all’assemblea i momenti e le emozioni provate in quegli attimi quando, agli inizi di Dicembre, il vescovo dell’arcidiocesi di Otranto, mons. Donato Negro, lo informa della sua elezione a vescovo.
Durante quell’omelia proferita a fatica da d. Gino a causa della commozione, molte persone asciugavano lacrime di felicità per la promozione del nostro d. Gino.
Ma qual è l’excursus biografico del futuro vescovo di Molfetta ?.
Don Luigi Martella nasce a Depressa di Tricase il 9 Marzo 1948.e’ il sesto di dieci figli di una famiglia di agricoltori. Nel 1961 decide di seguire la vocazione, frequenta le scuole medie ed il ginnasio presso il Seminario Arcivescovile di Otranto. Continua gli studi nel Seminario di Molfetta prima, ed poi in quello di Treviso (qui approfondisce gli studi teologici). Si specializza a Napoli e Roma. A Roma, nel 1997 ottiene il dottorato in Teologia Morale. Ordinato presbitero nel’77 diventa, nell’84, Rettore del santuario della "Madonna di Pompei" a Castro Marina (fino al ’94). Dall’82 è docente di Teologia Morale presso l’istituto di scienze religiose "Giovanni Paolo II" di Otranto. E’ direttore spirituale presso il Pontificio Seminario Regionale di Molfetta e docente di Teologia Morale nell’Istituto teologico pugliese aggregato. Dal ’99 è consulente etico della Confederazione regionale dei consultori familiari di ispirazione cristiana. Due le pubblicazioni: "Il Santuario della Madonna di Pompei in Castro Marina" (’88) e "La centralità di Cristo nella vita cristiana- Analisi del Magistero CEI negli anni ottanta" (’99). Il 13 Dicembre 2000: Papa Giovanni Paolo II lo nomina vescovo della diocesi di Molfetta – Ruvo - Giovinazzo –Terlizzi.
La comunità di Depressa, nonostante i lunghi periodi di assenza per motivi di studio prima, e per motivi pastorali in seguito, vanta di avere il neoeletto vescovo come sua parte integrante; non dimentichiamo tutte le messe celebrate, i tanti bambini battezzati, i tanti penitenti assolti, i tantissimi giovani da lui uniti in matrimonio, i defunti da lui compianti e poi non dimentichiamo ancora la vasta schiera di giovani che egli ha educato alla fede con l’insegnamento di religione cattolica nelle scuole medie e con l’evangelizzazione in ambito parrocchiale; di lui non vogliamo e non possiamo dimenticare le splendide e profonde omelie che ci ha proposto da prete e che speriamo ci proporrà ancora da vescovo. Ci accingiamo a chiudere questa pagina di passato ricordando che d. Gino si è fatto benvolere da tutti: dal compianto mons. Luigi Erriquez (ex parroco di Depressa 1932- 1990) che lo ha visto nascere, crescere e diventare prete, da don Mario Ciullo (ex parroco di Depressa 1990 – 2000), e anche dall’attuale parroco, don Flavio Ferraro, con il quale ha stretto un ottimo rapporto.
In questi giorni la comunità di Depressa è in fermento per gli ultimi preparativi in vista della consacrazione a vescovo (10 Marzo ad Otranto) e della 1° messa che don Gino celebrerà da vescovo nel suo paese natio (11 Marzo).
Non ci rimane che augurare a don Gino un santo ministero, sperando che continui a ricordarsi di noi come ha già fatto in questi anni di presbitero.
Tantissimi auguri d. GINO VESCOVO.
La scelta del vescovo nella chiesa dei primi secoli veniva fatta dalla comunità e ratificata dal metropolita e dai vescovi della circoscrizione ecclesiastica a cui apparteneva la diocesi. Oggi la scelta dei vescovi, nella chiesa latina, compete al papa, anche se le modalità concrete possono essere diverse da nazione a nazione. Per quanto riguarda la chiesa orientale il papa ha il diritto di confermare i vescovi scelti, secondo la tradizione orientale, dal sinodo patriarcale o da organismi simili.
La consacrazione episcopale conferisce al vescovo il grado supremo del sacramento dell’ordine (cf. LO 21) e quindi gli uffici di santificare, di insegnare e di governare, che egli deve esercitare sempre in comunione gerarchica con il papa e in comunione con il collegio episcopale, di cui diventa membro. Ciò non significa che il vescovo sia vicario del papa, o delegato del collegio episcopale. La potestà del vescovo nella sua chiesa particolare è ordinaria, cioè annessa all’ufficio, ed è propria e immediata in quanto i "vescovi reggono le chiese particolari loro affidate, come vicari e legati di Cristo" (LO 27).
I compiti del vescovo nella chiesa particolare, come accennato, sono dunque essenzialmente tre: insegnare, santificare e governare.
• Insegnare. Il vescovo è il maestro di fede nella sua chiesa. "I vescovi, infatti, sono gli araldi della fede che portano a Cristo nuovi discepoli; sono dottori autentici, cioè rivestiti dell’autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita.., I vescovi che insegnano in comunione col romano pontefice devono essere da tutti ascoltati con venerazione quali testimoni della divina e cattolica verità" (LO 25).
• Santificare. Il vescovo santifica il popolo a lui affidato attraverso le celebrazioni liturgiche che presiede come gran sacerdote, dal quale deriva e, in certo modo, dipende la vita dei suoi fedeli in Cristo. Dice il concilio Vaticano II: "Tutti devono dare la più grande importanza alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale; convinti che c’è una speciale manifestazione della chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dal suo presbiterio e dai suoi ministri"
(SC 41).
• Governare. "I vescovi reggono le chiese particolari loro affidate come vicari e legati di Cristo, col consiglio, la persuasione, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, della quale però non si servono se non per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità" (LO 27). La potestà di governo di cui è dotato il vescovo è triplice:
legislativa, esecutiva e giudiziaria. Non c’è quindi nella chiesa la distinzione dei tre poteri, che esiste nelle società democratiche. Questo compito di governo del vescovo va meglio inteso ed espresso come azione pastorale con la quale il vescovo guida la crescita della sua comunità diocesana e la orienta alla missione.
Un modo particolarmente solenne di esercizio del ministero episcopale si ha nella visita pastorale che il vescovo è tenuto a compiere almeno ogni cinque anni in tutta la diocesi. Al di là delle forme concrete che la visita pastorale assume, bisogna sempre tener presente che essa "è un’azione apostolica, è un evento di grazia che riflette in qualche modo l’immagine di quella singolarissima e del tutto meravigliosa visita per mezzo della quale il Pastore sommo, il vescovo delle anime nostre Gesù Cristo, ha visitato e redento il suo popolo" (EI 166).