ROCCA TURCHINA

di Andrea Parodi

 

La Rocca Turchina (822 m) è l’estrema punta del contrafforte roccioso che dal Monte Argentéa si protende verso il mare. Si vede bene dalla strada che sale da Cogoleto a Sciarborasca, e da lì sembra una grande montagna, con la sua bella parete triangolare che sovrasta gli arcigni pilastri della Cresta delle Segáge.

Nella parte bassa, la parete ha al centro un’evidente placca liscia, compresa tra due diedri squadrati. Per la placca e per i due diedri erbosi che la delimitano, salgono tre vecchie vie descritte nella guida di Euro Montagna pubblicata nel lontano 1963.

Il 6 dicembre 2005 mi sono inerpicato fino alla base della parete con Attilio Francavilla. Abbiamo attaccato subito a destra delle vie già esistenti e siamo saliti dritti, prima per un pilastro piuttosto ripido, poi per piccole balze e placche inclinate che offrono un’arrampicata elegante e poco sostenuta. La roccia è ricca di appigli, ma le fessure sono cieche, difficilmente chiodabili. Per la protezione abbiamo usato nut e friend piccoli e medi, non sempre sicurissimi. Abbiamo chiamato la via “Miramare” per sottolineare la singolarità di questa montagna affacciata sul Mediterraneo.

La scalata è bella e non troppo difficile, in ambiente affascinate e inconsueto. Ma se l’avessimo lasciata senza chiodi avrebbe rischiato di cadere nel dimenticatoio. Così ne abbiamo parlato con gli amici del gruppo alpinistico e il 4 febbraio 2007 siamo ritornati. Oltre ad Attilio e al sottoscritto, c’erano: Ugo, Patrizia, Rita, Mario Piras con una zappetta per togliere i ciuffi d’erba e Robi Bolzan con il trapano per piantare gli spit. Abbiamo lavorato tutto il giorno e ora la via è ben chiodata, a disposizione degli alpinisti che non temono i lunghi avvicinamenti…

 

Via Miramare

Difficoltà: AD+

Sviluppo: 160 m

Materiale utile: 8 rinvii, fettucce lunghe, eventualmente alcuni nut e friend.

 

Avvicinamento: da Campo (130 m circa) si segue l’itinerario escursionistico segnalato con il triangolo rosso, fino al punto in cui la mulattiera attraversa il Rio Ciné, sovrastato a settentrione dagli arditi contrafforti della Cresta delle Segáge. Attraversato il piccolo rio, si abbandona il sentiero segnalato, per salire a destra nell’ampio canalone tra la Cresta delle Segáge e la Costa de Botte. Inerpicandosi per tracce fra pini, erba e rocce (ometti di pietre), si arriva alla base della parete, dove si nota una liscia placca grigia, compresa tra due diedri squadrati (1.30-2 ore da Campo).

 

Arrampicata: si attacca il pilastro che delimita a destra in basso la zona della placca grigia.

1)      Si parte da una cengia con alberi e si rimonta un diedrino sul bordo destro del pilastro, poi si prosegue su una placca di roccia articolata un po’ erbosa, fino ad uscire su una cengia con alberelli (35 m, IV+ e IV, vari spit).

2)      Si scala direttamente un muretto fessurato (III+, uno spit) e, per una cresta di grossi massi, si giunge (II) su una comoda terrazza ai piedi di una placca inclinata (15 m, spit di sosta).

3)      Superando la prima placca (III+, uno spit) si arriva su una stretta cengia, poi si continua dritti ancora su placca (III+ e III, uno spit). Per rocce facili si guadagna una seconda cengia, quindi si vince un muretto verticale di rocce articolate (passo di IV, un chiodo). Si passa per un intaglio tra due grossi spuntoni, e si arriva sulla grande cengia erbosa che divide in due parti la parete (45 m).

4)      La parte superiore della parete è una gigantesca placca inclinata. Salendo dritti sulla placca (III, spit) si passa tra due piccoli pini, poi si continua dritti (II) fino ad un terzo alberello, presso il filo di uno sperone che delimita a sinistra un canale erboso. Si sale ancora per un breve tratto fino ad una sosta con spit (35 m).

5)      Si prosegue sul filo dello sperone, aereo ma non difficile, con numerosi spuntoni che possono essere usati per assicurarsi, fino a sbucare in vetta (III e II, 30 m).

 

Discesa: scendendo brevemente verso nord-est si raggiunge un sentiero segnalato con una stella bianca (via diretta al Monte Argentéa). Si segue il sentiero verso destra e si perde quota abbastanza velocemente. A quota 300 circa s’incontra il sentiero “dell’Ingegnere”, che si percorre verso destra per 200 metri. Poi si riprende la discesa a sinistra, fino a sbucare sulla carrareccia già seguita nell’avvicinamento, che riporta in breve alla frazione Campo.

 

Nota: è possibile effettuare un lungo e interessante concatenamento, cominciando con la “via dei Diedri” di Punta Querzola, proseguendo per una delle vie di Punta Tuschetti, poi per la cresta della Punta Cinè. Scavalcata la Punta Cinè si scende per un facile canale erboso e, in dieci minuti, si arriva alla base della parete della Rocca Turchina, poi si continua per la via Miramare… (In tutto sono dodici tiri di corda, con difficoltà comprese tra il III e il IV/IV+).

 

Per ulteriori informazioni: info@parodieditore.it