La famiglia POERIO

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Giuseppe Poerio (Belcastro, 6 gennaio 1775 Napoli, 5 agosto 1843) è stato un patriota italiano.

Fu uno dei più cospicui esponenti del giacobinismo partenopeo, tanto che la reazione del 1799 lo condannò alla forca, pena commutata nella reclusione a vita.

Liberato nel 1801, ebbe importanti cariche all'avvento al trono di Napoli di Giuseppe Bonaparte. Negli anni della Restaurazione fu arrestato e mandato al confino. Liberato nel 1823, esulò in Toscana, Francia e Inghilterra. Tornò infine a Napoli nel 1833.

Fu padre del poeta e patriota Alessandro, dell'uomo politico Carlo e fratello di Raffaele.

 

Alessandro Poerio (Napoli, 27 agosto 1802 Venezia, 3 novembre 1848) è stato un patriota e letterato italiano.

Figlio di Giuseppe Poerio, fratello di Carlo Poerio. Combatté nel 1820 con i costituzionali napoletani contro gli Austriaci a Rieti. Andato poi in esilio, tornò in patria nel 1835. Nel 1848 prese parte alla difesa della Venezia di Manin, durante la quale riportò gravi ferite in combattimento a Mestre, nel corso della Sortita di Forte Marghera il 27 ottobre 1848. Trasportato a Venezia, gli venne prima amputata una gamba, quindi in pochi giorni si aggravò e morì, non prima di essere stato promosso per meriti da soldato semplice a generale. Ancora ai giorni nostri, in centro a Mestre, a partire dal punto esatto in cui il giovane patriota venne mortalmente ferito si snoda una via che porta il suo nome.

Celebre anche per le sue poesie, specie di argomento patriottico, che, pubblicate nel 1843 e poi, postume, nel 1852, furono accostate a quelle di Tommaseo e a quelle di Giacomo Leopardi

  

Carlo Poerio (Napoli, 13 ottobre 1803 Firenze, 27 aprile 1867) è stato un patriota e politico italiano.

Fratello di Alessandro Poerio e anch'egli esule, col padre Giuseppe, dopo i moti costituzionali del 1820, in Toscana, in Francia, in Inghilterra.

Tornato a Napoli nel 1833, si dedicò all'avvocatura, acquistando grande fama.

Liberale moderato e quindi avverso ai moti mazziniani, fu tuttavia arrestato nel 1837, 1844 e 1847, ma sempre per breve tempo. Ai primi del 1848 ebbe parte notevole nelle agitazioni che portarono alla concessione della Costituzione e fu membro del governo costituzionale di Napoli, come ministro dell'istruzione. Si dimise dopo i fatti del 15 maggio, quando le tensioni fra il sovrano e il parlamento diedero origine a una controrivoluzione popolare, che egli deprecò, conservando tuttavia fiducia nella possibilità di un regime liberale con Ferdinando II di Borbone.

Nel 1848 fece parte del governo costituzionale di Napoli. Restaurato nel 1849 il governo assoluto, fu condannato a 24 anni di carcere duro, ma ne scontò soltanto 10, perché nel 1859 la pena gli venne commutata nella deportazione.

La nave che lo trasportava in America lo sbarcò invece in Irlanda, da dove poi riparò in Piemonte. Qui, circondato da grande autorità morale, prese parte attiva alla vita politica del nascente Regno d'Italia, sedendo anche alla Camera dei Deputati nelle legislature VII e X. Re Vittorio Emanuele II lo nominò proprio luogotenente generale dell'Italia meridionale.

Carlo Poerio è sepolto in una cappella del cimitero di Pomigliano d'Arco, riconosciuta dal 1930 dal re Vittorio Emanuele III monumento nazionale.

 

Raffaele Poerio (Catanzaro, 1792 Torino, 1853) è stato un militare e patriota italiano, nonché ufficiale della Legione straniera francese.

Biografia [modifica]

Nato in una famiglia aristocratica di patrioti, impregnata di idee liberali e dedita all’unità d’Italia, Raffaele Poerio fu avviato giovanissimo alla carriera delle armi. Prestò servizio in Spagna alle dipendenze del re Giuseppe Bonaparte e ritornato a Napoli con Gioacchino Murat. Nel 1820 prese parte ai falliti moti insurrezionali di Napoli contro i Borbone, ma con l’occupazione austriaca del Regno, fuggì in Calabria tentando la sollevazione di Catanzaro.

Gran Maestro della Carboneria, il Poerio fu costretto più volte all'esilio a Malta tra il 1822 e il 1831 e in Inghilterra. Nel gennaio 1832 emigrò con altri patrioti italiani in Francia e si arruolò nella neonata Legione straniera nella quale fu ben presto nominato ufficiale e intraprese una brillante carriere.

Ad Auxerre prese il comando del V battaglione della Legione, composto interamente da fuoriusciti italiani, che fu trasferito poco dopo in Algeria per intraprendere la campagna di conquista contro gli insorti delle tribù arabe capeggiate dal leggendario Abdel-Kader.

Nella campagna militare, Raffaele Poerio si distinse in sanguinosi combattimenti contro le forze arabe. Passò dal servizio della Francia a quello del governo spagnolo nel luglio del 1835, con la cosiddetta seconda Legione, per sostenere sul trono Isabella II contro le pretese dello zio Carlo Maria Isidro di Borbone-Spagna.

Ritornato in Algeria rientrò nei ranghi della vecchia Legione, e nei combattimenti del 1842 per la repressione della resistenza anticoloniale algerina perdette il figlio Annibale Mariano, che nel 1840, non ancora ventenne, si era pure arruolato nella Legione. Promosso al grado di colonnello, assunse il comando della piazzaforte di Blida.

Dopo diciassette anni di servizio coloniale, nel 1848, con lo scoppio della prima guerra di indipendenza, Poerio rientrò in l'Italia. Ottenne dal governo provvisorio della Lombardia il comando, con il grado di generale, di una brigata della divisione di Ettore Perrone di San Martino prima di transitare nell’esercito regolare sardo, con il quale prestò servizio fino al novembre 1851, anno in cui fu posto in congedo.

Morì a Torino nel 1853.