Regole per l'accensione
Rav Chayim Vittorio Della Rocca
La Mizvà dell'accensione dei lumi di Hanukkah è così importante che l'ebreo deve fare molta attenzione perché il miracolo venga sempre più diffuso. Ringraziamenti e lodi vengono indirizzati al Signore per i prodigi che ha operato ed opera nei confronti del popolo ebraico. Anche colui che vive di beneficenza deve impegnare o vendere un capo del suo abbigliamento per poter acquistare l'olio e tutto ciò che occorre per l'accensione della hanukkià.
(Rambam, Hilkhot Hanukkah, cap. 14:12)
Può un marito assegnare alla moglie, a priori, il compito di accendere la hanukkià all'ora stabilita, quando egli è costretto ad assentarsi dalla propria casa fino a notte inoltrata; in altre parole, l'esecuzione della mizvà spetta comunque al marito o può egli far ricorso al principio per cui "L'inviato può svolgere lo stesso compito di colui che lo delega" (Shelukhò shel adam kemotò)?
Nel Talmud (Shabbat 23) Rabbi Jehoshua ben Levi sostiene che "le donne sono obbligate ad accendere lumi di Hanukkah dato che anche esse sono state coinvolte nel miracolo". Rashi spiega che i greci stabilirono che quando una ragazza ebrea si sposava, la prima notte di matrimonio, veniva sottoposta allo "Jus primae noctis": ministri o dignitari della corte greco-persiana la costringevano a sopportare sopraffazioni di ogni genere. Lo stesso R. Jehoshua ben Levi sostiene che le donne hanno l'obbligo di leggere la Meghillat Ester a Purim, dato che l'eroina principale della storia e quindi del miracolo fu una donna, senza la quale il miracolo probabilmente non sarebbe avvenuto. In Meghillath Ta'anith (Cap. VI), si parla di una figlia di Mattatyà ben Yochannan, il sommo sacerdote, sorella dei famosi fratelli maccabei, la quale subì un tentativo di violenza. E anche noto l'episodio talmudico di Channà e i suoi sette figli, i quali non avendo voluto rendere omaggio a Giove, la divinità pagana per eccellenza, vennero barbaramente uccisi alla presenza della madre, la quale non potendo resistere al dolore si tolse la vita. Nella Meghillath Antiochos viene tra l'altro narrato il fatto di quella donna che venne pubblicamente impiccata per aver voluto circoncidere il figlio in opposizione alle leggi imposte da Antioco l'Epifane, che com'è noto proibì la circoncisione e l'osservanza dello shabbath.
Hanukkah, come Purim, è una festa stabilita dai Maestri e si possono fare molte analogie tra loro. È noto che, nonostante che la donna ricopra un ruolo importante a Purim, la sua lettura non fa uscire d'obbligo anche l'uomo. Saremmo quindi portati a pensare che questa norma si debba applicare anche per l'accensione dei lumi di Hanukkah. Ma l'Autore dell'Orhot Chayim così scrive: "Le donne accendono i lumi di Hanukkah dicendo le relative benedizioni facendo uscire d'obbligo i loro mariti" (Hilkhoth Hanukkah, 12).
Mentre per alcune mizwot, tra cui anche la lettura della meghillà, è richiesta la presenza fisica della persona che si vuole fare uscire d'obbligo, per la hanukkià, ciò non è indispensabile. Lo scopo della mizwà è "di rendere pubblico il miracolo" e questo si realizza quando si accende anche una sola hanukkià per una casa: quindi ciò può essere conseguito anche quando è una donna ad accenderla, senza la presenza del marito. Questa opinione è confortata da quella della maggior parte dei Maestri di tutte le generazioni.
Si potrebbe forse affermare che la donna dovrebbe attendere comunque il ritorno del marito dal lavoro, almeno fino a una certa ora, e non accendere all'ora dell'uscita delle stelle, che è quella indicata per il compimento di questa mizwà. Maestri autorevoli, quali il Maimonide, Yosef Caro autore dello Shulchan Aruch, sostengono che una volta passata l'ora dell'accensione (circa mezz'ora dopo l'uscita delle stelle) sarebbe meglio accendere senza berakhà; Yosef Caro afferma che solo bediavad, cioè in caso di necessità, si può accendere con berachà per tutta la notte. In pratica la Halakhà moderna stabilisce che si possano dire le berakhot solo se i familiari sono ancora svegli: infatti oggi che si accendono i lumi in casa, in pratica la pubblicità del miracolo raggiunge i componenti la famiglia.
A conferma di quanto detto, nel Talmud (Shabbat 23) viene narrato che Rabbi Zerà non rientrava dal Beth ha-Mìdrash all'ora dell'accensione dei lumi, avendo delegato la moglie all'esecuzione della mizvà. Naturalmente se non si è in stato di necessità, è una grande mizwà rientrare a casa e accendere i lumi in prima persona.
In conclusione: se il marito è certo di non poter rientrare a casa per tempo, è bene che egli deleghi la moglie ad accendere i lumi all'ora stabilita perché è sempre preferibile eseguire ogni cosa a suo tempo. Il marito esce comunque d'obbligo secondo il principio già citato "shelukhò shel adam kemotò".
La scelta dell'argomento trattato non è casuale: i compiti che Maurizio svolge lo costringono spesso ad assentarsi durante l'ora dell'accensione della hanukkià: per questo mi è sembrato opportuno indicargli fin da adesso che per la prossima festa di Hanukkah, potrà delegare Micol ad accendere in sua vece i lumi di Hanukkah. Con l'augurio che egli stesso possa adempiere in prima persona per molti anni a questa mizvà.
Rav Chayim Vittorio Della Rocca