Ottavo comandamento
"Non rubare"
Il Midrash 'Asseret Hadibberot impartisce un avvertimento severo: non associatevi con i ladri e state lontano da loro, per paura che i vostri figli imparino da essi. A causa dei furti arriva la carestia nel mondo. Non tenete strette nelle vostre mani proprietà rubate perché la disonestà porterà lutto ad ogni parte del vostro corpo. Inoltre, il ladro arriverà a disprezzarsi, come è detto (Proverbi 29:24): Colui che spartisce con un ladro disprezza la propria vita. A causa dei furti case belle sono sradicate, come dicono i profeti: la maledizione discenderà sulla casa del ladro e rimarrà all'interno della casa e consumerà il suo legno e le sue pietre (Zaccaria 5:4)
Rashì commenta: qui le Scritture proibiscono il rapimento, il "furto" di esseri umani. Più avanti, in Levitico 19:11, la Torà comanda lo thighnòvu, voi (plurale) non ruberete, e ciò si riferisce al furto di soldi e proprietà.
Più che il furto (vietato in altri versi), viene quindi proibito il rapimento. I Maestri insegnano infatti (Sanedrin 87a) visto che i precedenti peccati erano l'assassinio e l'adulterio, entrambi offese capitali, dobbiamo assumere che il comandamento Non rubare implica una forma di furto tale che chi lo commette è passibile della pena di morte. L'unico tipo di furto è il rapimento, come troviamo in Esodo 21:16: Colui che rapisce un uomo e lo vende ... deve sicuramente morire (Rambam; Hil. Geneivah 9:2).
I commentatori sollevano un quesito sulla scelta delle parole di questo comandamento. Nell'uso comune delle Scritture la radice ghimel nun bet (furto), è usata per indicare il furto con scasso o altri illeciti ottenuti con il furto; mentre la radice ghimel zain lamed (rapina), è usata per descrivere furti violenti in presenza delle vittime. Il divieto avrebbe quindi dovuto essere espresso con le parole lo tighzol, non rubare (con la forza) dato che la vittima è sequestrata con la violenza.
R' Bezalel Ashkenazi (Responsa 39) spiega che 'vittima' del rapimento non è soltanto la persona sequestrata, ma la famiglia, madre, padre, fratelli, sorelle e parenti dai quali si viene strappati. Poiché essi non sanno del crimine che sta accadendo, la radice ghimel nun bet è appropriata.
Sforno osserva che sebbene il contesto prova che la proibizione si riferisce principalmente al rapimento, questo comandamento include anche furti ordinari e inganni.
Il Midrash (si veda Torà Sheleimah) spiega il motivo della forma singolare lo tighnov adottata nei Dieci Comandamenti e la forma plurale lo tighnòvu in Levitico19:11: la Torà ci avverte di non rubare sia individualmente che in accordo con altri. I due versi alludono ad entrambe le forme di furto.
Secondo le Leggi noachiche il furto si riferisce soltanto alla presa di possesso delle proprietà di un'altra persona o al causargli una perdita monetaria diretta. Lo scopo della proibizione della Torà, comunque, eccede questi stretti limiti e richiede espressamente agli Ebrei di essere estremamente scrupolosi nell'uso di beni altrui. Negli affari la Torà richiede una condotta completamente integra, ponendo precisi divieti e stabilendo chiari comportamenti:
·
Non solo è proibito incassare profitti eccessivi, ma è anche proibito prestare soldi con interessi e il prestatore è chiamato ladro (Bava Metzia 62a).·
L'estrema sensibilità della Torà nel difendere la dignità personale è evidenziata da un detto Talmudico secondo il quale: se qualcuno ringrazia il suo vicino ed i ringraziamenti non vengono contraccambiati, il vicino ineducato viene giudicato ladro, per avere privato il suo amico della risposta cortese che gli era dovuta!·
Noi dobbiamo rispettare le facoltà intellettuali dei nostri vicini. Se una persona presenta l'idea di qualcuno altro a suo nome, ciò è simile al rubare.·
Infine è proibito "rubare" le opinioni o i sentimenti di qualcun altro. Ciò significa illudere qualcuno con le parole o con i fatti ad avere una opinione alta di noi, o fare in modo che qualcuno ci sia grato, mentre noi siamo immeritevoli. Di conseguenza è proibito fare un invito già sapendo che sarà rifiutato; si tratta infatti di una invito non sincero, fatto solo per cercare di attirare il favore altrui (Chullin 94a).Lo Shulchan Arukh ci avverte che è proibito anche comprare beni rubati, poiché se i ladri sapessero di non poter vendere la refurtiva, non ruberebbero più. Similmente è proibito aiutare qualcuno a rubare (Choshen Mishpat 356:71). Il Talmud Yerushalmi (Sanedrin 1:5) aggiunge: il complice di un ladro è anch'esso ladro!