Nono comandamento


"Non fare falsa testimonianza contro il tuo prossimo

D-o disse ad Israele: "Mia nazione, non fare falsa testimonianza contro il tuo vicino. Non associarti né trattare con coloro che fanno falsa testimonianza. Tieni i tuoi figli lontano dalla loro compagnia per paura che possano imparare dalle loro azioni malvagie. Come punizione per il crimine della falsa testimonianza, il cielo sarà oscurato dalle nubi, ma non ci sarà pioggia per i raccolti. La carestia inseguirà la terra" (Targum Yonatan).

È possibile trasgredire questo comandamento solo se qualcuno che testimonia crede di essere nel giusto. Rambam (Eidus 17:13) insegna che anche se uno ascolta da uomini grandi e pii che qualcuno ha commesso un crimine o ha preso in prestito delle monete, egli non potrà testimoniare sull'evento. La prova per sentito dire è inaccettabile, non importa quanto sicura sia la fonte.

Il Talmud (Shavuot 31a) elabora questa idea e descrive il seguente scenario: un discepolo devoto è avvicinato dal suo maestro che dice: "sai che non mentirei anche se fossi pagato cento denari. Qualcuno mi deve cento denari, ma nega il suo debito ed io ho soltanto un testimone. Io ti chiedo soltanto di accompagnare il mio testimone in tribunale e di stare in piedi insieme a lui. Quando il mio debitore arriverà in giudizio e vedrà due persone, potrebbe aver paura che voi due testimoniate contro di lui ed ammetterà la sua bugia". Il Talmud insegna che il discepolo che partecipa a questo inganno trasgredisce al comandamento Non fare falsa testimonianza.

L'esempio precedente spiega perché il nostro verso si legge lo ta'ane, letteralmente non rispondere o non ripetere, invece che più direttamente lo ta'id, non testimoniare. Le parole alludono alla proibizione contro la ripetizione di cose sentite dire, anche se vere, da qualcuno che non ha assistito all'evento (Haamek Davar).

Mèsech Chokhma usa lo stesso principio per risolvere una difficoltà posta da Ibn Ezra. Perché il verso non parla di edut sheqer, falsa testimonianza, ma menziona soltanto ed, testimone, ovvero colui che testimonia? La risposta è che la "testimonianza" potrebbe anche essere vera ma il testimone è falso, in quanto qualcuno che testimonia per sentito dire è considerato come ed sheqer, un falso testimone, nonostante ciò che egli dica possa essere vero.

Nella seconda versione (Deuteronomio 5:17) il testo dice lo tu'ane bere'acha 'ed shav, non fare testimonianza "vana" contro il tuo vicino. Rambam spiega che la nuova frase si riferisce a colui che testimonia falsamente anche se sa che la sua testimonianza non causerà perdite finanziarie ad alcuno. Per esempio, un'espressione di mero intento di voler dare un regalo non è vincolante. Di conseguenza, anche se è provato che tale intenzione è stata espressa, il donatore potenziale avrebbe il diritto di cambiare idea. Tuttavia sebbene la testimonianza riguardante tale dichiarazione non causi perdita ad alcuno, la testimonianza sarebbe "vana" e non potrebbe essere fatta alla tribunale6.


Note 

6- Se la testimonianza "vana" è proibita, perché il verso in Esodo proibisce soltanto la falsa testimonianza? La prima volta che vennero dati i Dieci Comandamenti, prima del peccato del Vitello d'Oro, Israele era ad un così alto livello di integrità che anche una espressione di intento non vincolante sarebbe stata onorata come se fosse un obbligo inalterabile. Di conseguenza una testimonianza di tale espressione di intenti doveva essere portata al Bet Din e non era per nulla vana. Come risultato del peccato il livello di integrità di Israele si abbassò ed il popolo fu meno scrupoloso ad onorare una promessa non vincolante (Kli Chemda).


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