Introduzione al Decalogo
"Il Signore pronunciò tutte queste parole, dicendo"
Quando Mosè informò che D-o intendeva dare nel Sinai al popolo ebraico la Torà, il loro entusiasmo fu illimitato. La loro risposta immediata fu: "Tutto quello che il Signore ha detto, faremo ed ascolteremo". Fu così completa la loro fede in Do e nella bontà delle Sue leggi che essi proclamarono la loro disponibilità ad osservare le norme, prima ancora di aver sentito quale sarebbe stato il loro contenuto.
I figli di Israele avevano però una urgente necessità: "desideriamo vedere il nostro Re". Nonostante che il popolo seguisse Mosè, desiderava una esperienza diretta della rivelazione, attraverso una comunicazione non mediata con D-o stesso. D-o accettò. Anche se i re usano parlare al popolo attraverso loro intermediari, come i ministri, nel Sinai D-o parlò direttamente ad ogni uomo, donna e bambino.
Il Midrash (Shemot Rabba 29:9) enfatizza che in questa occasione quando il Signore parlò tutta la terra era in silenzio e nessun suono distorceva il suono delle Sue parole. Quando il Signore presentò la Torà nel Sinai non c'era un uccello che cinguettasse, nessun bue muggiva, nessun angelo saliva, nessun serafino proclamava la Santità del Creatore. Il mare non si mosse e nessuna creatura produsse suoni; tutto il vasto universo era silenzioso e muto e ciò fu quando la Voce del Signore proclamò: "Io (solo) sono il tuo D-o". Gli ebrei erano stati appena liberati dalla cultura idolatra dell'Egitto dove le forze della natura venivano adorate come deità, in grado di controllare i destini dell'umanità. Nel Sinai D-o fece tacere tutte le forze naturali, in modo da dimostrare che Egli solo è in grado di controllare tutti gli aspetti della creazione.
Rashì nota che il Nome Divino usato in questo passaggio della Torà - Elohim - rappresenta D-o nel suo ruolo di Daian, Giudice, che distribuisce giustizia secondo quanto uno merita nel bene e nel male. L'uso di questo nome nel contesto dei Dieci Comandamenti enfatizza senza compromessi la maniera in cui D-o insiste sull'osservanza di questi precetti: essi non possono essere osservati discrezionalmente, ma devono essere rispettati scrupolosamente.
In questo i Dieci Comandamenti si differenziano da alcune mitzvoth la cui osservanza può dipendere dalle circostanze o dalle necessità personali.
L'intera frase D-o pronunciò tutte queste parole sembrerebbe superflua, in quanto sarebbe stato sufficiente per il versetto dire vaidabber Elohim lemor, e D-o parlò dicendo, indicando poi i Dieci Comandamenti.
Rashì (Mekhiltà) commenta che la presentazione del Decalogo inizia con un miracolo che è incomprensibile in termini umani: D-o pronunciò tutti i Dieci Comandamenti, Tutte queste cose, in una singola espressione.
Il Gur Arieh spiega che lo scopo di questa singola espressione era di dimostrare ad Israele che l'intera Torà è una singola unità inseparabile. Il Decalogo e la Torà non sono una collezione di comandamenti separati, ma sono un tutt'uno, per cui nessuno può dire di poter abrogare o ignorare anche una singola parola o un comandamento senza modificare l'intera Torà.
Secondo il Midrash (Shemot Rabba 28:4), il Creatore disse tutti i Comandamenti in una unica espressione per dimostrare che solo Lui è in grado di fare un numero di cose apparentemente contraddittorie tutte nello stesso tempo. D-o Onnipotente contemporaneamente porta un uomo alla morte, altri alla vita; colpisce uno e cura un altro; chiunque è in pericolo prega a Lui - la donna durante il travaglio, il marinaio nella tempesta, il prigioniero nella cella - uno ad est, un altro ad ovest, uno a nord e un altro a sud, tutti si rivolgono a Lui ed Egli ascolta ciascuno ed ogni personale richiesta.
Il Midrash sottolinea che la parola (Kol), Tutto, ha pesanti implicazioni. Tutto ciò che D-o voleva comunicare ad ogni uomo fu pronunciato nel Sinai; ogni profezia che i profeti avrebbero espresso più tardi fu rivelata nel Sinai; ogni racconto, ogni legge e ogni interpretazione che avrebbe dovuta essere promulgata e rivelata fu pronunciata originariamente sul Sinai.
Questo è quello che D-o disse, ma che cosa realmente sentì il popolo ebraico nei deserto? E un argomento che ha suscitato molta controversia tra i maggiori commentatori.
Il Talmud (Makkot 24a) nota che nel verso (Torà zivvà lànu Moshè), Mosè ci comandò la Torà, il valore numerico della parola Torà è 611; il verso potrebbe quindi essere così interpretato: Mosè ci ha comandato 611 mitzvoth. Aggiungendo i primi due comandamenti del decalogo, che Israele ha ascoltato direttamente dalla voce di D-o, il totale è 613: il numero delle mitzvoth.
Rashì spiega che all'inizio tutti i comandamenti furono pronunciati dal Signore in un unico istante. Successivamente D-o ha iniziato a ripetere i primi due Comandamenti parola per parola; il popolo fu atterrito e spaventato e temendo di non poter sopportare a lungo la Santità e il Timore della voce di D-o, chiese quindi a Mosè di ripetere i rimanenti otto comandamenti.
Secondo Rambam, Israele ha quindi ascoltato dalla voce del Signore solo i primi due comandamenti e non ha sentito gli altri otto comandamenti ed anche nel caso dei primi due il popolo non ha udito chiaramente, ma ha solo percepito dei suoni. Nel Deuteronomio si legge infatti che Mosè disse "Tu sentirai kol devarim il suono delle parole", ciò significa che gli ebrei sentirono dei suoni terreni ma non riuscirono a distinguere le parole. Mosè sentì chiaramente tutte le Parole del Decalogo che ripeté e spiegò.
Rashì e Ramban hanno differenti punti di vista.
La semplice lettura del verso indica chiaramente che D-o disse tutte queste cose simultaneamente al popolo ebraico, ma c'è una significativa differenza tra i primi due comandamenti e tutti gli altri.
Sebbene le persone stessero ascoltando con timore la voce di D-o, ad Israele fu concesso di sopportare e di comprendere tale voce per i primi due comandamenti, perché essi sono fondamentali per l'intera fede ebraica. Sebbene gli ebrei avessero poi ascoltato gli altri otto comandamenti con le loro stesse orecchie, non poterono però né distinguere né comprendere le parole; erano infatti così intimoriti che non riuscirono a capire che cosa volessero dire. Conseguentemente Mosè fu costretto dopo a ripetere gli otto comandamenti affinché il popolo capisse che cosa volevano significare.
Ramban sottolinea che i primi due comandamenti sono stati detti in prima persona, con ciò indicando che D-o parlava direttamente a Israele. Gli altri comandamenti, invece, sono in terza persona e ciò implica che Mosè li diceva agli ebrei con il beneficio di D-o.
Meam Loez osserva che i primi due comandamenti sono contenuti nello stesso paragrafo, mentre ognuno degli altri otto comandamenti è in un paragrafo a se, ciò ad indicare il modo speciale in cui furono trasmessi i primi comandamenti.