"Asseret Hadibberot", comunemente chiamati "I dieci comandamenti" e che nella traduzione letterale sono "Le dieci parole" o "Le dieci espressioni", rappresentano il nucleo giuridico basilare sul quale si è costruita la legislazione ebraica e su cui successivamente si sono innestate le altre religioni monoteiste.

I Dieci Comandamenti non sono né articoli di credo religioso, né di codice civile o penale, ma sono norme quasi tutte negative contro concezioni, sistemi di vita, degenerazioni morali, vizi sociali dai quali l'umanità era inquinata nei tempi antichi e dai quali continua ad essere inquinata anche oggi, nonostante siano sorte nuove fedi religiose, nuove filosofie spiritualistiche, nuove regole etiche e morali.

"Dieci espressioni" che furono consegnate da D-o al popolo ebraico in un contesto ambientale spoglio e nudo come il deserto, terra di nessuno, perché spiegano i Maestri "I dieci comandamenti" sono patrimonio dell'intera umanità, sono le regole sulle quali costruire la convivenza tra tutti i popoli.

Una legislazione quindi metastorica, slegata dai secoli e dalle situazioni umane contingenti, la cui universalità la Torà pone, proprio quale riconoscimento, nel capitolo dell'Esodo che porta il nome di un non ebreo: Jithrò, il suocero di Mosè.

Come ci sono stati dati i Dieci Comandamenti? Cinque furono scritti su una tavola e cinque sull'altra, in modo che a ciascun comandamento di una tavola corrisponde quello dell'altra.

Il 1° comandamento "Io sono il Signore D-o tuo" si integra infatti, con il 6° comandamento "Non uccidere"; impariamo così che chiunque uccide un uomo è come se sopprimesse l'idea stessa di D-o, poiché è scritto: "Chi versa il sangue dell'uomo, il suo sangue verrà versato dall'uomo, perché D-o ha fatto l'uomo a Sua immagine" (Bereshit, IX, 6).

Il 2° comandamento "Non avrai altri dei al mio cospetto" corrisponde al 7° "Non commettere adulterio"; si impara che chi presta culto a divinità pagane è come se tradisse, quindi commettesse adulterio nei confronti del Creatore, come è detto: "Va ancora ed ama una donna amata da un amante ed adultera, come l'Eterno ama i figli di Israele, i quali anch'essi si volgono ad altri dei" (Osea, III, 1).

Il 3° comandamento "Non pronunciare il nome dell'Eterno tuo D-o invano" si lega con l'8° comandamento "Non rubare"; perché chi commette azioni fraudolente per difendersi è disposto anche a giuramenti falsi, come è detto: "Voi rubate, uccidete, commettete adulteri e giurate il falso" (Geremia, VII' 9).

Il 4° comandamento "Ricordati del giorno del Sabato per santificarlo" corrisponde al 9° comandamento "Non attestare il falso", in modo che chi non osserva il Sabato è come se testimoniasse che il Signore non è il creatore del mondo, come è scritto "I miei testimoni siete voi, dice l'Eterno" (Isaia, XLIII, 10).

Il 5° comandamento "Onora tuo padre e tua madre" corrisponde al 10° "Non desiderare"; impariamo che il desiderio consumistico, l'attenzione per i beni, fa trascurare l'affetto e l'amore più importante quello verso gli uomini ed in particolare verso i propri genitori.


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