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“Elvetiche” – ed. Rizzoli – Milano libri 1989

§       Rosa Alchemica

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L'introduzione di Hugo Pratt

Corto Maltese andò in Svizzera più volte. Non ricordo esattamente gli anni, ma una volta fu di certo nel ‘24. In quell’anno si ritrovò con il suo vecchio amico, il professor Steiner di Praga, che doveva recarsi in una cittadina del Vallese: Sion. Per accompagnarlo Corto fece un viaggi o piuttosto lungo, partendo da Losanna per andarlo a prendere sulla frontiera italiana a Lugano e poi condurlo a Sion. Durante il tragitto si fermarono a casa dello scrittore Hermann Hesse a Montagnola, nel Canton Ticino. In quei pressi esisteva una pensione: Da Morfeo “sonni assicurati” a conduzione familiare. I proprietari si chiamavano Wannaz o Vannas ed erano amici di Corto. Avevano una figlia, Erica, di quindici anni. A questa ragazza Corto portò in dono un bel vestito rosa di Thuringia. che è un colore poetico. Se chiederete un colore con questa denominazione nelle boutiques alla moda, oppure dal rivenditore di colori artistici, vi guarderanno con qualche perplessità, perché è un colore che non esiste in commercio. E’ una sfumatura del rosa che avviene per composizione alchemica e non chimica. Per creare quella rara sfumatura ci vuole una formula poetica. Io non sono un alchimista, ma ne conosco uno al di là dei Pirenei. Si chiama Malbv e mi recitò la formula che ho già dimenticato. Fu per portare quel vestito rosa di Thuringia che a Corto Maltese successero tante cose o solamente perché si trovava in Svizzera? Della Svizzera in generale si sa che è un paese tranquillo con vacche che a seconda del colore danno latte oppure cioccolata; che ha banche disinvolte; un esercito che se ne sta a casa; che ha belle ragazze sportive senza diritto a certi diritti in qualche remota parte del paese; che i genitori mettono le mele in testa ai loro figli maschi; che i loro cani San Bernardo se ne vanno in giro con la fiaschetta d’acquavite; che hanno una minore selezione nazionale di calcio e che forniscono una specie di lanzichenecchi per il papa. Quasi dimenticavo che hanno inventato gli orologi a cucù (Orson Welles). E’ strano che noi italiani ricordiamo con tanta ilarità quella boutade del caro Orson piuttosto che tutta l’opera del cineasta. Però ne sappiamo un po’ meno della sua storia, della sua geografia a parte qualche centro medico o turistico, della sua letteratura, delle sue leggi rigorose, del suo mondo mistico, magico, esoterico. Paracelo, medico, mago alchimista, creatore di una medicina basata sulla forza vitale, dell’omuncolo, dell’elisir di lunga vita, viveva da quelle parti insieme ad altri inquietanti studiosi della sua epoca. Parsifal, il Santo Graal e qualche re burgundo si sono dati appuntamento sulle sponde del lago Lemano, Sigfrido alla ricerca dell’oro dei nibelunghi risalì fino alla sorgente del Reno in Elvezia. I nibelunghi che dettero una stirpe reale ai burgundi erano un popolo che viveva con il suo re Alberico nelle cave sotterranee dell’alta Foresta Nera tra vapori e nebbie alitate dal drago volsungo Fafner, guardiano del famoso oro del Reno. Wagner li descrisse molto bene nelle sue opere. Svizzeri erano i nibelunghi guardiani di quell’oro,. come svizzeri sono gli impiegati sotterranei delle banche elvetiche di oggi, che controllano ancora quell’oro. Sempre dell’oro del Reno si parla.
In questa geografia magica e segreta, passeggia la sua curiosità Corto Maltese. Giochi di paralleli e di meridiani esoterici, di amori proibiti e di “rose alchemiche”, di cavalieri disperati e demoni cabalistici, di calici con il sangue dell’esaltato di Nazareth e di elisir di lunga vita della città di Sion, altrettanto misteriosa quanto la Sion del Priorato in Francia, le quali città furono custodi per brevi tempi del Santo Graal che vuol anche dire sangue reale, sinonimo di merovingi, i re misteriosi e franchi dalle api taumaturgiche. Chi portò il calice dalla Sion palestinese in Europa? Chi se non quella Magdalena amica, amante o sposa di Jeshua Ben Joseph delle famose nozze di Cana insieme a quel Giuseppe di Arimatea, nominato nei cicli bretoni di re Artù.
Un gioco svizzero, quindi, un enigma avvolto in un mistero. Ancora un’illusione alla Corto. Ma illusione viene dal latino ludere, che sempre giocare vuol dire. E i giochi, come si sa, sono anche realtà.

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Acquarelli

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Qualche striscia

Verso l'incontro con Klingsoor

Ballando "La sveltina dal convento"

Rasputin ... non poteva mancare

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Ultimo aggiornamento: maggio 2000
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