§ Rosa Alchemica
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Corto Maltese andò in Svizzera più volte. Non ricordo
esattamente gli anni, ma una volta fu di certo nel ‘24. In quell’anno si
ritrovò con il suo vecchio amico, il professor Steiner di Praga, che doveva
recarsi in una cittadina del Vallese: Sion. Per accompagnarlo Corto fece un
viaggi o piuttosto lungo, partendo da Losanna per andarlo a prendere sulla
frontiera italiana a Lugano e poi condurlo a Sion. Durante il tragitto si
fermarono a casa dello scrittore Hermann Hesse a Montagnola, nel Canton Ticino.
In quei pressi esisteva una pensione: Da Morfeo “sonni assicurati” a
conduzione familiare. I proprietari si chiamavano Wannaz o Vannas ed erano amici
di Corto. Avevano una figlia, Erica, di quindici anni. A questa ragazza Corto
portò in dono un bel vestito rosa di Thuringia. che è un colore poetico. Se
chiederete un colore con questa denominazione nelle boutiques alla moda, oppure
dal rivenditore di colori artistici, vi guarderanno con qualche perplessità,
perché è un colore che non esiste in commercio. E’ una sfumatura del rosa
che avviene per composizione alchemica e non chimica. Per creare quella rara
sfumatura ci vuole una formula poetica. Io non sono un alchimista, ma ne conosco
uno al di là dei Pirenei. Si chiama Malbv e mi recitò la formula che ho già
dimenticato. Fu per portare quel vestito rosa di Thuringia che a Corto Maltese
successero tante cose o solamente perché si trovava in Svizzera? Della Svizzera
in generale si sa che è un paese tranquillo con vacche che a seconda del colore
danno latte oppure cioccolata; che ha banche disinvolte; un esercito che se ne
sta a casa; che ha belle ragazze sportive senza diritto a certi diritti in
qualche remota parte del paese; che i genitori mettono le mele in testa ai loro
figli maschi; che i loro cani San Bernardo se ne vanno in giro con la fiaschetta
d’acquavite; che hanno una minore selezione nazionale di calcio e che
forniscono una specie di lanzichenecchi per il papa. Quasi dimenticavo che hanno
inventato gli orologi a cucù (Orson Welles). E’ strano che noi italiani
ricordiamo con tanta ilarità quella boutade del caro Orson piuttosto che tutta
l’opera del cineasta. Però ne sappiamo un po’ meno della sua storia, della
sua geografia a parte qualche centro medico o turistico, della sua letteratura,
delle sue leggi rigorose, del suo mondo mistico, magico, esoterico. Paracelo,
medico, mago alchimista, creatore di una medicina basata sulla forza vitale,
dell’omuncolo, dell’elisir di lunga vita, viveva da quelle parti insieme ad
altri inquietanti studiosi della sua epoca. Parsifal, il Santo Graal e qualche
re burgundo si sono dati appuntamento sulle sponde del lago Lemano, Sigfrido
alla ricerca dell’oro dei nibelunghi risalì fino alla sorgente del Reno in
Elvezia. I nibelunghi che dettero una stirpe reale ai burgundi erano un popolo
che viveva con il suo re Alberico nelle cave sotterranee dell’alta Foresta
Nera tra vapori e nebbie alitate dal drago volsungo Fafner, guardiano del famoso
oro del Reno. Wagner li descrisse molto bene nelle sue opere. Svizzeri erano i
nibelunghi guardiani di quell’oro,. come svizzeri sono gli impiegati
sotterranei delle banche elvetiche di oggi, che controllano ancora quell’oro.
Sempre dell’oro del Reno si parla.
In questa geografia magica e segreta, passeggia la sua
curiosità Corto Maltese. Giochi di paralleli e di meridiani esoterici, di amori
proibiti e di “rose alchemiche”, di cavalieri disperati e demoni
cabalistici, di calici con il sangue dell’esaltato di Nazareth e di elisir di
lunga vita della città di Sion, altrettanto misteriosa quanto la Sion del
Priorato in Francia, le quali città furono custodi per brevi tempi del Santo
Graal che vuol anche dire sangue reale, sinonimo di merovingi, i re misteriosi e
franchi dalle api taumaturgiche. Chi portò il calice dalla Sion palestinese in
Europa? Chi se non quella Magdalena amica, amante o sposa di Jeshua Ben Joseph
delle famose nozze di Cana insieme a quel Giuseppe di Arimatea, nominato nei
cicli bretoni di re Artù.
Un gioco svizzero, quindi, un enigma avvolto in un
mistero. Ancora un’illusione alla Corto. Ma illusione viene dal latino ludere,
che sempre giocare vuol dire. E i giochi, come si sa, sono anche realtà.
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Ultimo aggiornamento: maggio 2000
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