Una
riforma senza dirigenti
Fonte:
Tutto Scuola – 30 giugno 2003
Mentre
la prima fase del concorso per dirigenti
scolastici, riservato ai presidi incaricati, si
avvia alla conclusione, ritorna prepotentemente il
problema del concorso ordinario mancato.
Tutte le organizzazioni sindacali ne fanno oggetto
continuo di richieste e di sollecitazioni (la
Cgil-scuola ha ottenuto dal giudice di vedere le
"carte" per appurare eventuali omissioni
del MIUR e si è dichiarata insoddisfatta), ma il
concorso resta una chimera.
Eppure proprio due anni fa lo stesso ministro
Moratti, nel suo programma di lavoro presentato in
Parlamento, mise tra i primi impegni del suo
mandato quello di emanare immediatamente il bando
del concorso per dirigenti scolastici.
Dal ministero dell'Economia e' venuto da tempo uno
stop a quel concorso ordinario dato più volte per
imminente per almeno 3 mila posti da coprire, e si
ha quasi l'impressione che il ministro Moratti si
sia rassegnata ad attendere decisioni altrui.
L'istituto dell'incarico di presidenza riprende
fiato e si può prevedere che nel 2004-2005
assumerà nuovamente consistenza maggiore, perché
a quella data vi saranno centinaia e centinaia di
altri posti vacanti per pensionamento (tra il 2004
e il 2005 i posti privi di
dirigente potrebbero essere 3 mila).
Come e' pensabile che l'attuazione della riforma
avvenga in tale precarietà? Il dirigente, in
tutta la fase di cambiamento, ha un ruolo
strategico, insostituibile, decisivo per la
riuscita
dell'innovazione.
Il concorso ordinario per il reclutamento dei
nuovi dirigenti scolastici dovrebbe essere la
priorità numero uno della riforma. Ma,
evidentemente, dal dire al fare.
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