Graduatorie
e punteggi Ssis
Tecnica
della Scuola - 7
febbraio 2003
di
Adalberto Reggiani
Le
graduatorie permanenti dovranno essere nuovamente
riviste. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato,
che ha confermato l'annullamento della circolare
69, il Ministero, infatti, ha impartito direttive
agli uffici periferici per adeguare i punteggi.
Dopo 3 sentenze di condanna da parte del Tar Lazio
e del Consiglio di Stato, il Ministero
dell'Istruzione ha ritenuto di dare attuazione al
disposto giurisprudenziale adeguando i punteggi
dei titolari di diploma Ssis, decurtandoli dei
punti erroneamente attribuiti.
La querelle, che dura ormai da molti mesi e
sembra, dunque, finalmente, volgere al termine.
Il tutto mentre il secondo quadrimestre è oramai
iniziato e già si parla del prossimo decreto per
l'aggiornamento e l'integrazione delle graduatorie
permanenti.
La questione riguarda l'inesistenza del diritto
dei titolari di diploma Ssis, di vedersi
attribuire i punteggi relativi a servizi prestati
durante gli anni scolastici di frequenza ai corsi
di specializzazione all'insegnamento.
Una querelle che sembrava risolta con la circolare
69/2002 che poi, è risultata errata. Il
dispositivo, infatti, prevedeva l'attribuzione del
punteggio di servizio, limitatamente ai periodi
non strettamente coincidenti con la frequenza ai
corsi. Di qui, un'ulteriore sentenza di
annullamento da parte del Tar Lazio, peraltro
confermata in appello dal Consiglio di Stato.
Il Ministero, dunque, vistosi alle strette, ha
dovuto emanare, il 4 febbraio scorso, una nota in
cui dispone che i punteggi dovranno essere rivisti
sulla base di quanto disposto dai giudici di
secondo grado. Ma i supplenti assunti sulla base
delle graduatorie sbagliate rimarranno in cattedra
fino al termine delle attività didattiche. Coloro
che, invece, ne avrebbero avuto titolo al posto
loro, saranno subito assunti, ma percepiranno la
retribuzione solo dal giorno dopo l'assunzione.
E' prevedibile, dunque, che la prossima partita si
giocherà al tavolo del Giudice del lavoro. Gli
aventi titolo alla supplenza che non hanno
lavorato, hanno diritto, infatti, ad intentare
un'azione risarcitoria nei confronti
dell'amministrazione per entrare in possesso delle
retribuzioni che non hanno percepito. Ma gli
avvocati costano e i tempi della giustizia molto
lunghi.
E questo particolare, unito alle difficili
condizioni economiche dei docenti precari,
potrebbe giocare a favore dell'Amministrazione.
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