I
sindacati hanno lanciato un ultimatum all’Aran.
- Vertenza
contratto, la strada si fa in salita.
Fonte:
Sole 24 Ore del 3 maggio 2003
ROMA. Contratto della scuola: la
strada si fa in salita. Sulla trattativa, infatti,
si allunga l’ombra di una protesta clamorosa,
per un comparto che raccoglie un milione di
lavoratori, di cui oltre 600mila docenti.
La parola adesso è all’Aran (l’Agenzia per le
contrattazioni nel pubblico impiego) che, dopo
aver registrato punto per punto le reazioni dei
rappresentanti dei lavoratori, ha chiesto la
necessaria pausa tecnica per tentare di elaborare
un nuovo testo.
Intanto, dalla Gilda degli insegnanti arriva il
primo ultimatum: «È chiaro - che se entro la metà
della prossima settimana non dovessimo ricevere
alcun invito per proseguire la negoziazione —
afferma Alessandro Ameli, coordinatore nazionale
— avremmo un segnale di cattiva volontà
politica e la contestazione sarebbe immediata. Non
escludiamo il blocco de gli scrutini».
Sedici giorni di incontri serrati, dal 16 al 28
aprile, sono serviti a misurare le distanze tra le
proposte dell’Aran e le aspettative dei
sindacati. Un divario contenuto nei 117 articoli
della bozza esaminata. Sono gli aspetti normativi
— soprattutto quelli legati alle relazioni
sindacali — i punti non ancora risolti.
E anche sulla parte economica sussistono
sostanziali contrapposizioni, legate non a
“quanto”, ma a “come” gli incrementi
dovranno essere distribuiti sulla retribuzione dei
docenti. L’ipotesi di aumento è quantificabile
in circa 145 euro mensili lordi, anche se
rimangono non ancora fissati i criteri di
distribuzione sulla retribuzione mensile del
singolo docente.
Il punto da chiarire è come dovrà essere
attribuita in busta paga la cifra che va oltre
quella destinata alla retribuzione tabellare, i
cui aumenti dovrebbero essere legati al vincolo
dei patti sociali.
Un problema per niente facile da risolvere, perché
gli aumenti sulla retribuzione tabellare —
ulteriori rispetto al tasso d’inflazione —
attiverebbero meccanismi automatici di
trascinamento dello stipendio che potrebbero
portare a ricadute economiche fuori dalle
politiche dei redditi finora rispettate, o
comunque al di fuori della cornice finanzia ria
del contratto.
I sindacati, su questo, sono compatti nel dire che
occorre trovare correttivi all’attuale sistema
retributivo della scuola. Le confederazioni, poi,
puntano ad ‘accorciare” la carriera dei
docenti, per tentare un primo passo verso le
retribuzioni europee. In pratica, il massimo
stipendiale verrebbe raggiunto qualche anno prima
e non a fine carriera, come accade oggi.
Quello delle relazioni sindacali è un altro
punto del confronto che rischia di bloccare la
trattativa. Sul tavolo della discordia ci sono i
poteri del dirigente scolastico che, per esempio,
nomina il vicario e i docenti con “funzioni
obiettivo al di là della valutazione del collegio
dei docenti. Così come appaiono
ridimensionate da undici a quattro le materie di
trattazione tra lo stesso dirigente e le Rsu
presenti negli istituti.
«La nostra unica preoccupazione è quella di
tutelare il personale della scuola — dichiara
Fedele Riccia
to, segretario nazionale dello Snals — quindi non
possiamo accettare che venga quasi azzerato il
ruolo delle rappresentanze sindacali, a fronte di
un capo d’istituto che, invece, si ritrova con
un ruolo forte e ben definito. Sia chiaro: se
le trattative dovessero riprendere su un testo che
non ha accolto le nostre richieste, sarà scontro».
In ogni caso, se si dovesse trovare l’accordo
entro i primi dieci giorni di maggio, i vari
passaggi di ratifica tecnica e politica potrebbero
far slittare la firma definitiva fino ai primi di
luglio.
Senza contare che le organizzazioni sindacali
hanno già paventato l’ipotesi del referendum di
approvazione da parte degli iscritti.
LUIGI ILLIANO
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