La
sfida dei nuovi docenti
Sole 24 ore - 20 febbraio 2003
È vero che il cosiddetto obbligo formativo si
spinge fino a diciotto anni. In altre parole, i
giovani che abbandonano la scuola dovranno
frequentare fino a 18 anni corsi di formazione,
oppure alternare periodi di scuola e lavoro. La
cosa in sé è ottima. La formazione
professionale, tuttavia, non ha per sua natura -
giustamente - una valenza culturale generale, ma
è orientata all'acquisizione di abilità
specifiche. La riforma dei cicli scolastici
approvata, ma non realizzata dal centro-sinistra,
prevedeva sette anni di scuola primaria e cinque
di secondaria, obbligatoria nel primo biennio. Cioè
nove anni di scuola per tutti. Aveva però un
grave difetto: la fine dell'obbligo cadeva non al
termine bensì alla metà di un ciclo. La riforma
del centro-destra è rischiosa, perché prevede un
anno di scuola in meno, ma in compenso è più
coerente. Ottenere risultati non inferiori a
quelli di oggi, anzi migliori, è indispensabile.
Si può fare in un tempo più breve? Sì, ma a una
condizione: elevando la qualità
dell'insegnamento, cioè la preparazione e
l'impegno dei docenti, ed esigendo di più dagli
studenti. In caso contrario, la riforma sarà un
fallimento. Se tutto questo è vero, il destino
della riforma dipenderà anche dal modo in cui
verrà affrontato l'altro importante nodo in
discussione: il nuovo contratto degli insegnanti.
Il Governo ha di fronte un'occasione per riuscire
dove il centro-sinistra aveva fallito: introdurre
nella retribuzione dei docenti scatti di carriera
e aumenti di stipendio legati alla valutazione
obiettiva del merito. Una misura, indispensabile
per incentivare i migliori, che presuppone la
creazione di un sistema nazionale di valutazione
equo e obiettivo, e appunto per questo condiviso
dai docenti. Il centro-sinistra si era reso conto
che si trattava di un'innovazione tanto necessaria
quanto difficile da realizzare. Ma, dopo il primo
tentativo contestato dai docenti (il concorso
nazionale) fece ingloriosamente marcia indietro.
Adesso, dopo l'approvazione dei nuovi cicli
scolastici, è bene ricordare che cedere alle
spinte ugualitarie e agli aumenti senza
contropartite (lo "stipendio europeo"
con orari e prestazioni non europee) sarebbe
deleterio anche per il destino della riforma.
ANDREA CASALEGNO
|