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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

La sfida dei nuovi docenti

 

Sole 24 ore - 20 febbraio 2003

 

È vero che il cosiddetto obbligo formativo si spinge fino a diciotto anni. In altre parole, i giovani che abbandonano la scuola dovranno frequentare fino a 18 anni corsi di formazione, oppure alternare periodi di scuola e lavoro. La cosa in sé è ottima. La formazione professionale, tuttavia, non ha per sua natura - giustamente - una valenza culturale generale, ma è orientata all'acquisizione di abilità specifiche. La riforma dei cicli scolastici approvata, ma non realizzata dal centro-sinistra, prevedeva sette anni di scuola primaria e cinque di secondaria, obbligatoria nel primo biennio. Cioè nove anni di scuola per tutti. Aveva però un grave difetto: la fine dell'obbligo cadeva non al termine bensì alla metà di un ciclo. La riforma del centro-destra è rischiosa, perché prevede un anno di scuola in meno, ma in compenso è più coerente. Ottenere risultati non inferiori a quelli di oggi, anzi migliori, è indispensabile. Si può fare in un tempo più breve? Sì, ma a una condizione: elevando la qualità dell'insegnamento, cioè la preparazione e l'impegno dei docenti, ed esigendo di più dagli studenti. In caso contrario, la riforma sarà un fallimento. Se tutto questo è vero, il destino della riforma dipenderà anche dal modo in cui verrà affrontato l'altro importante nodo in discussione: il nuovo contratto degli insegnanti. Il Governo ha di fronte un'occasione per riuscire dove il centro-sinistra aveva fallito: introdurre nella retribuzione dei docenti scatti di carriera e aumenti di stipendio legati alla valutazione obiettiva del merito. Una misura, indispensabile per incentivare i migliori, che presuppone la creazione di un sistema nazionale di valutazione equo e obiettivo, e appunto per questo condiviso dai docenti. Il centro-sinistra si era reso conto che si trattava di un'innovazione tanto necessaria quanto difficile da realizzare. Ma, dopo il primo tentativo contestato dai docenti (il concorso nazionale) fece ingloriosamente marcia indietro. Adesso, dopo l'approvazione dei nuovi cicli scolastici, è bene ricordare che cedere alle spinte ugualitarie e agli aumenti senza contropartite (lo "stipendio europeo" con orari e prestazioni non europee) sarebbe deleterio anche per il destino della riforma. ANDREA CASALEGNO

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