Scuola,
l'incognita Tremonti
Sole
24 Ore - 16 gennaio 2003
La stagione dei contratti - L'accordo è vicino ma
manca il via libera del ministro - Posizione
unitaria dei confederali sul rinnovo del terziario
MARCO
LUDOVICO
ROMA
- Il contratto della scuola è all'esame del
ministero dell'Economia. E finché non ci sarà il
via libera del ministro Giulio Tremonti, l'intesa
che riguarda oltre un milione di persone - tra
docenti e amministrativi - non si potrà chiudere.
Il confronto tra i sindacati e l'Aran (l'agenzia
per la contrattazione nel pubblico impiego) va
avanti e anche ieri c'è stato un incontro. Ma la
partita vera si svolge tra le stanze dei ministeri
dell'Istruzione e dell'Economia. Forse serviranno
almeno una decina di giorni, prima di capire se ci
sarà la schiarita finale. A Viale XX settembre,
infatti, i tecnici dell'Economia stanno
verificando i conti fatti dal ministro Letizia
Moratti e dichiarati all'Aran. Dopo aver visto la
lettera del ministro dell'Istruzione, con cui si
dichiara che sono stati effettuati i tagli
previsti nell'anno scolastico 2002/2003, i
sindacati hanno fatto intendere, in modo
assolutamente informale, che sono pronti a
firmare. Ci sarebbe stata, dunque, una riduzione
pari a circa 8.500 docenti, che Viale Trastevere
dimostra di aver effettuato conteggiando gli
stipendi in meno pagati al personale. Cgil, Cisl,
Uil, Snals e Gilda hanno così avuto le
rassicurazioni chieste a Letizia Moratti sui soldi
legati a quei risparmi sul personale, pari a circa
300 milioni di euro. Un incremento di fondi
decisivo per l'ok finale delle confederazioni.
Dicono pertanto i sindacati che in queste
condizioni il contratto si può chiudere.
Ufficialmente lo ha affermato perfino il
segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani
che nei giorni scorsi ha detto: «Se ci sono le
condizioni, il contratto della scuola si può
chiudere». Ma l'Economia - che, in questo caso più
che mai, deve recitare la parte del severo censore
- sta controllando i conti dell'Istruzione. A via
XX settembre, in effetti, c'è già la sensazione
che la riduzione dei docenti e del personale Ata
(amministrativi, tecnici e ausiliari) sia
avvenuta. Ma i tecnici di Tremonti vogliono
vederci chiaro sulla dimensione del fenomeno
annunciato. E sembra che ci siano dubbi, in
particolare, sui fondi che riguardano il personale
Ata. Ma c'è anche un problema
"politico", oltre quello tecnico sui
conti, legato ai rapporti tra il ministro
dell'Economia e quello dell'Istruzione, che già
si sono dati battaglia senza tregua durante
l'ultima Finanziaria. In questo caso, tuttavia, il
gioco non sarà così facile per il ministro
Tremonti. Al vicepresidente del Consiglio,
Gianfranco Fini, sta molto a cuore il fatto che si
chiudano positivamente le intese nel settore dei
dipendenti pubblici. Perciò la chiusura del
contratto della scuola sarebbe, comunque, un
successo politico per il governo Berlusconi. Non
solo: potrebbe anche aprire la strada al rinnovo
delle altre intese nel pubblico impiego. Sarebbe
la prima volta che la scuola fa da apripista agli
accordi del comparto. Ma è anche vero che, nel
caso dei docenti, la strada della vertenza con i
sindacati è più in discesa perché ci sono più
soldi. Certo non sono quelli chiesti dalle
confederazioni per le buste paga
"europee". Sono, però, certamente più
delle risorse a disposizione dei dipendenti della
sanità o degli enti locali, per esempio. I
finanziamenti maggiori sono, soprattutto, quelli
legati alla riduzione del personale. Un principio
sancito dalla Finanziaria del 2002 e ribadito
quest'anno per il settore dell'istruzione, che
prevede una diminuzione del 6% del personale Ata
nel prossimo triennio. Nei prossimi due anni,
inoltre, ci sarà una diminuzione di altri 25mila
docenti, stando alle previsioni della Finanziaria
2002. Tanto che al ministero dell'Istruzione
stanno già lavorando in questo senso, tra le
proteste della CgilScuola. Resta da vedere se il
principio "più soldi in cambio di meno
personale" potrà essere esteso anche ad
altri comparti del pubblico impiego. Una partita
che per il sindacato diventa decisamente
difficile.
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