I
cinque, obiettivi dell'Unione europea per
l'educazione
Entro
il 2010 gli Stati membri dovranno migliorare gli
standard Educazione modello futuro: i cinque,
obiettivi dell'Unione.
Il Sole 24 Ore – 12 gennaio 2003
di Giorgio Allulli
E' di grande
interesse la proposta, presentata recentemente
dalla Commissione europea al Consiglio dei
ministri dell'Unione di adottare 5 obiettivi per
lo sviluppo dei sistemi educativi europei per il
2010. L'interesse nasce dal fatto che per la prima
volta a livello europeo non vengono proposti in
materia di istruzione e formazione solo obiettivi
di carattere generale (se non generici), come è
avvenuto finora, ma vengono fissati dei traguardi
concreti e misurabili, attraverso degli indicatori
rispetto ai quali tutti gli Stati membri vengono
misurati e valutati. Questi gli obiettivi proposti
per il 2010.
1) Tutti gli Stati membri dovranno almeno
dimezzare l'incidenza dell'abbandono precoce della
scuola rispetto al 2000, così da raggiungere una
media europea non superiore al 9 per cento.
Attualmente il tasso europeo di abbandono precoce
raggiunge in Europa il 19%, valore che si innalza
per l'Italia al 29 per cento.
2) Si dovrà almeno dimezzare lo squilibrio di
genere tra i laureati in matematica, scienze e
tecnologie, nonché garantire un significativo
incremento del numero totale di questa categoria
di laureati rispetto all'anno 2000. Sotto
l'aspetto dell'equilibrio di genere, l'Italia
presenta una situazione più favorevole rispetto
agli altri Paesi europei.
3) Almeno l'80% della popolazione di età compresa
tra i 25 e i 59 anni dovrà essere in possesso di
un diploma di scuola secondaria superiore.
Attualmente la media europea è del 66%, mentre
l'Italia presenta un valore del 46 per cento.
4)
Andrà almeno dimezzata la percentuale dei
quindicenni in possesso di ridotte competenze
linguistiche, matematiche e scientifiche. L'ultima
indagine Ocse-Pisa segnalava che la capacità di
lettura dei quindicenni europei si fermava a un
punteggio medio di 498, contro 504 negli Stati
Uniti e 522 in Giappone. Più alti della media
europea sono il Regno Unito, l'Irlanda e la
Finlandia, con un punteggio medio di 535.
5) Almeno il 10% della popolazione in età
lavorativa (25-64 anni) dovrà partecipare durante
l'anno a iniziative di istruzione e formazione
permanente, mentre la media europea dovrà
attestarsi sul 15 per cento. Attualmente la media
europea è dell'8,6%, mentre i Paesi più avanzati
(Regno Unito, Danimarca e Finlandia) fanno
registrare una partecipazione del 19,6 per cento.
Infine la Commissione ricorda agli Stati membri
l'impegno preso nell'incontro di Lisbona di
aumentare ogni anno in modo sostanziale
l'investimento sulle risorse umane, sulla base di
criteri precisi da comunicare ufficialmente,
Attualmente la spesa media per l'istruzione degli
Stati europei rispetto al Pil è del 5%, con una
punta del 7,4% per Svezia, Finlandia e Francia.
Probabilmente la proposta della Commissione
Europea necessiterà di qualche messa a punto. Ad
esempio l'indicatore relativo alle ridotte
competenze linguistiche, matematiche e
scientifiche andrebbe meglio precisato, mentre
l'obiettivo relativo al possesso di diploma
secondario dovrebbe essere contestualizzato, perché
potrebbe dar luogo a confronti impropri: infatti
il diploma secondario superiore si consegue in
Italia a 19 anni, mentre nella maggioranza degli
altri Paesi si consegue a 18 o anche prima, e
questo ovviamente penalizza il nostro Paese nel
confronto europeo.
In ogni caso, fatti salvi gli opportuni
aggiustamenti, la proposta della Commissione
europea è di grande importanza e incisività,
perché fissa per tutti gli Stati membri dei
traguardi precisi, il cui rilievo è difficilmente
contestabile sia sotto l'aspetto quantitativo che
qualitativo.
Resta
il fatto che l'Italia si presenta a questa sfida
in una posizione di grave ritardo. Rispetto a
tutti gli obiettivi, eccettuata la
femminilizzazione dei laureati tecnici e
scientifici, gli attuali risultati ci pongono agli
ultimi posti della graduatoria europea, con dei
valori tali da far dubitare sulla possibilità di
raggiungere i traguardi previsti per il 2010. Ma
anche in passato, una volta fissato un obiettivo
preciso, abbiamo di mostrato la nostra capacità
di recuperare situazioni di svantaggio e di
rimanere ancorati agli standard europei
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