Il ministro Moratti firma il decreto: nessun rinnovo
di contratto per i supplenti, 24 ore settimanali per i docenti

Tagli per 8500 cattedre ma restano i prof di ruolo
Cambiano gli organi collegiali

di MARIO REGGIO

La Repubblica – 22 febbraio 2002

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ROMA - Il ministro Letizia Moratti firma il decreto che "taglia" 8 mila e cinquecento cattedre ed esplode la polemica. Il Codacons annuncia un ricorso al Tribunale amministrativo regionale. La Cgil accusa il ministro di voler "indebolire la qualità della scuola pubblica". Il ministero precisa: nessun insegnante di ruolo perderà il posto. Saranno, invece, i supplenti a pagare la scelta del governo, perché per migliaia di loro non ci sarà nessun rinnovo del contratto annuale. La firma del decreto, comunque, è la diretta conseguenza della Finanziaria che "riorganizza" la scuola: 24 ore a settimana di lezione anziché le attuali 18 e l'accorpamento di molte classi, specie nelle superiori.

Tutto questo mentre il ministro Moratti ha deciso l'assunzione in ruolo di 14 mila docenti di religione. Nei prossimi tre anni, è questo l'impegno che il ministro Moratti ha preso con il collega Tremonti, l'esercito dei docenti si assottiglierà di altre 36 mila unità. "Sono scelte che mettono duramente in discussione i livelli di qualità e quantità dell'offerta formativa - commenta il segretario nazionale della Cgil scuola Enrico Panini - di fronte a queste inaccettabili limitazioni si stanno organizzando scioperi e mobilitazioni per rivendicare il diritto della scuola pubblica garantire standard elevati di qualità".

Protestano anche i Verdi: "Con questo governo si torna indietro. Era chiaro fin dalla legge finanziaria e ora è chiarissimo - affermano i parlamentari Mauro Romanelli e Fiorello Cortiana - altro che piano d'investimenti per 19 mila miliardi, per le destre la scuola è terreno di risparmio".

Novità anche sul fronte degli organi collegiali della scuola. Scompare il consiglio di amministrazione e al suo posto spunta il consiglio di scuola, presieduto sempre dal preside, ma del quale non dovrebbero far più parte i tre esperti esterni. La novità è prevista dall'emendamento presentato dalla maggioranza e approvato ieri dalla Commissione Cultura della Camera. Oggi la commissione dovrebbe concludere la votazione degli altri emendamenti e definire il testo finale della legge, che probabilmente approderà in aula il 4 marzo.

Duro il commento dell'ex ministro della Pubblica Istruzione Luigi Berlinguer: "Gli emendamenti approvati dalla commissione Cultura sono un misto di sfrontatezza e di pudore. La destra prima ha chiamato col suo nome la scuola aziendale, poi si è spaventata dell'impatto e cerca di cavarsela cambiando nome ai nuovi organi collegiali. Resta, comunque l'idea di scuole che reclutano i propri docenti e si gestiscono con autorità, cosa che non è affatto sinonimo di efficienza in un ambiente come la comunità educante. Siamo soddisfatti che i nostri argomenti abbiano provocato pudore nella destra - conclude - segno che abbiamo ragione, ma ho timore che essa voglia procedere secondo una scelta già fatta".