Discussione
del disegno di legge 3387, Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca,
Letizia Moratti
Delega
al Governo per la definizione delle norme generali
sull'istruzione e dei livelli essenziali delle
prestazioni in materia di istruzione e formazione
professionale
Camera
dei Deputati - 20/02/03
Letizia
Moratti, Ministro dell'istruzione, dell'università
e della ricerca
Signor
Presidente, gentili onorevoli, vorrei, in primo
luogo, rivolgere un ringraziamento alla VII
Commissione, che ha preparato con competenza e
grande serietà i lavori per l'Assemblea, nonché
a tutti i deputati che sono intervenuti in questo
dibattito, in maniera particolare alle relatrici
di maggioranza e di minoranza, onorevoli Angela
Napoli e Titti De Simone.
Le
questioni che sono fin qui emerse, grazie a tutti
gli interventi, mi consentono di richiamare le
ragioni di fondo che ci hanno portato al disegno
di legge di riforma che oggi discutiamo, dopo un
approfondito esame anche al Senato. Al di là
delle divergenze e delle diverse opinioni dettate
da un confronto di tipo politico, mi auguro che il
Parlamento ed il paese possano riconoscersi nei
principi, nei valori di fondo che ispirano questo
disegno di legge. Vorrei ricordarlo anche perché
il suddetto provvedimento si richiama fortemente
al lavoro parlamentare lungo ed al dibattito molto
ampio che vi è stato nella scorsa legislatura, in
maniera particolare anche con riferimento ai
principi contenuti nella legge n. 30 del 2000.
In
questo senso vorrei rassicurare l'onorevole Titti
De Simone: possiamo avere visioni diverse sui
mezzi e sugli strumenti per realizzare la riforma
del sistema scolastico, ma credo che possiamo
riconoscerci nelle finalità generali del sistema,
quelle che lei stessa ha definito, facendo
riferimento al valore di una scuola finalizzata al
massimo sviluppo della persona, all'affermazione
del valore universale del concetto di diritto allo
studio, affinché sia garantito a tutti e a tutte
l'accesso al sapere nei suoi punti più alti e per
tutto l'arco della vita.
Credo
ci si possa anche naturalmente riconoscere
nell'importante obiettivo dell'integrazione
europea che l'onorevole Angela Napoli, relatrice
per la maggioranza, ha sviluppato ampiamente, in
modo particolare arricchendo il dibattito di
quegli elementi di comparazione tra i diversi
sistemi europei, richiamandoci anche al rispetto
di un confronto dialettico che, anche in sede
europea, sta avvenendo.
Credo
che, in merito a tale aspetto, ciascun paese
naturalmente potrà e dovrà mantenere la propria
identità culturale e nazionale, ma non si potrà
rinunciare ad individuare strategie di convergenza
sull'efficacia e sugli esiti dei percorsi di
istruzione e formazione e ciò non solo per
garantire effettivamente una reale mobilità
professionale all'interno della nuova Europa, ma
soprattutto perché, senza una nuova cultura
europea, sarà molto difficile costruire l'Europa
politica.
Le scelte contenute nel disegno di legge hanno
tenuto conto di questi scenari, sempre però
partendo dalla tradizione culturale e pedagogica,
dalle nostre radici classiche, cristiane e
umanistiche che pongono al centro del sistema
scolastico la persona umana e ci portano a
riaffermare l'importanza del patto educativo con
le famiglie.
Sul
piano organizzativo ed ordinamentale, abbiamo
dovuto declinare questi principi con vincoli
conseguenti alle modifiche costituzionali
introdotte dalla legge n. 3 del 2001. Questa legge
ha, infatti, modificato sostanzialmente la natura
e la struttura delle decisioni legislative dello
Stato che, d'ora in avanti, dovrà stabilire
esclusivamente i principi generali e le norme
fondamentali del sistema ai quali si dovranno
necessariamente ispirare le legislazioni delle
autonomie locali.
È
per tali motivi che abbiamo quindi incluso i
livelli essenziali di prestazione del sistema di
istruzione e formazione professionale e così
facendo abbiamo inteso assicurare, sia pure in un
sistema diverso, in un sistema pluralistico di
decisioni, l'unitarietà e la pari dignità degli
standard e degli obiettivi di tutti i percorsi del
sistema formativo a garanzia di tutti i cittadini.
La
complessità del nuovo quadro istituzionale ci ha
portato a fare ricorso allo strumento della legge
delega per garantire successivamente, nella fase
di decretazione delegata, il massimo
coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali
competenti in materia. Ricordo peraltro che lo
strumento della legge delega è stato ampiamente
utilizzato negli interventi di riforma scolastica
fin dagli anni settanta e più recentemente anche
nella scorsa legislatura.
La
legge delega per noi è allo stesso tempo una
norma di principio ed uno strumento efficiente per
accompagnare le tappe del processo di attuazione
che dovranno essere graduali, flessibili e
sottoposte ad una sistematica valutazione dei
risultati, come peraltro da molti di voi è stato
richiesto.
Vorrei
rispondere anche agli onorevoli che sono
intervenuti circa la compatibilità delle scelte
contenute in questo disegno di legge di riforma
con quelle della devoluzione avanzate recentemente
dal Governo. Ribadisco nuovamente che non c'è
contraddizione tra questa legge di riforma e le
modifiche costituzionali in esame al Parlamento:
si tratta di due livelli diversi di intervento
legislativi, il primo di tipo ordinamentale,
ovvero la legge delega al nostro esame, l'altro
istituzionale.
Tornando
al tema dei principi generali, vorrei soffermarmi
su un'altra scelta caratterizzante la proposta di
legge in discussione e che ha anche animato il
dibattito sia al Senato sia qui alla Camera, vale
a dire il diritto-dovere all'istruzione ed alla
formazione che ha sostituito sul piano formale il
concetto di obbligo scolastico e formativo.
Innanzitutto, vorrei chiarire che non vi è
nessuna riduzione di obbligo scolastico se
riferito al diritto-dovere di frequenza di corsi
di istruzione o formazione professionale. Il
disegno di legge, al contrario, pone tra gli
obiettivi prioritari del sistema il diritto-dovere
all'istruzione e alla formazione per almeno 12
anni o sino al conseguimento di una qualifica. Per
questo motivo, questo nuovo concetto comprende e
ridefinisce quello dell'obbligo scolastico e
formativo, che peraltro si è rivelato inefficace
nel raggiungere lo scopo di eliminare la
dispersione scolastica - grave problema che molti
di voi, quasi tutti, hanno richiamato -,
l'abbandono e l'insuccesso scolastico, che ancora
oggi nel nostro paese sono presenti a livelli
assolutamente intollerabili.
D'altra
parte, nel nostro paese la mancanza di
un'alternativa valida al sistema dei licei,
alternativa che negli altri paesi d'Europa è
presente, ha privato e continua a privare troppi
giovani delle opportunità formative che possano
valorizzare le loro inclinazioni, le loro
attitudini, le loro vocazioni, le loro capacità,
consentendo loro di realizzarsi come persona e
come cittadino ed inserirsi nel mondo del lavoro e
delle professioni con un adeguato bagaglio di
competenza certificato.
Noi
vogliamo lasciarci alle spalle la cultura
dell'obbligo come funzione coercitiva dello Stato
per affermare una nuova cultura in cui istruzione
e formazione sono considerati i nuovi
diritti-doveri di cittadinanza e nel contempo vi
è il dovere delle istituzioni nel garantire ai
cittadini l'esercizio di tali diritti.
In
questo senso l'opportunità di iscriversi al
sistema dell'istruzione e formazione professionale
al termine del primo ciclo non esclude, anzi
valorizza, la necessità di conciliare il percorso
professionalizzante con la conquista dei saperi di
base e di cittadinanza, importantissimi, così che
coloro che si qualificano in questo percorso
possano affrontare anche i livelli più alti di
istruzione e formazione superiore e universitaria.
E
al tavolo della Conferenza Stato-regioni
lavoreremo insieme perché per questi percorsi si
raggiunga l'effettiva pari dignità dei tre
sistemi pubblici, quello nazionale, quello statale
e quello regionale, attraverso alcuni strumenti
che già abbiamo delineato nel disegno di legge
delega. Li ricordo: la circolarità tra istruzione
e formazione professionale; il profilo in uscita
unitario; l'innalzamento dei livelli qualitativi
dell'istruzione e della formazione professionale;
la garanzia, per entrambi i sistemi, di esiti
superiori, professionali e accademici; il
potenziamento della formazione tecnica superiore;
infine, la valorizzazione della formazione lungo
tutto l'arco della vita.
Si
è discusso molto nel dibattito anche di un'altra
innovazione nel secondo ciclo: l'introduzione
dell'alternanza scuola-lavoro. Ai deputati che
hanno manifestato perplessità su questo punto
della legge, vorrei ribadire che si tratta di una
modalità di apprendimento già presente peraltro
in moltissimi altri paesi dell'Unione europea,
modalità che prevede, all'interno di percorsi
scolastici e formativi, lo svolgimento di stage
nel mondo produttivo e del lavoro e nel campo del
sociale, inseriti coerentemente nei piani di
studio personalizzati dei ragazzi e valutati dalle
istituzioni scolastiche e formative frequentate.
D'altra
parte, penso che la rigida scansione temporale
della vita, secondo cui ad un periodo di
formazione iniziale ne segue uno lavorativo, sia
una separazione che vada superata e sostituita da
un continuo processo circolare interattivo dei due
momenti. Questo è anche il concetto della
formazione durante tutto l'arco della vita, il
lifelong learning. In tal senso, quindi,
l'alternanza scuola-lavoro e il lifelong learning
sono risposte complementari ad un'unica esigenza.
Riteniamo
che l'attuale netta separazione tra scuola e
lavoro non prepari i ragazzi al loro futuro, perché
non consente loro di sperimentare attraverso
periodi di stage le loro inclinazioni, le loro
vocazioni, le loro attitudini, per essere meglio
preparati nel momento in cui saranno chiamati a
fare una scelta rispetto all'ingresso nel mondo
del lavoro. L'obiettivo che vogliamo perseguire
con queste misure, quindi, è quello di favorire
la realizzazione di tutti i ragazzi, nessuno
escluso, attraverso una molteplicità di luoghi,
di modi e di soggetti formativi, certificati nel
portfolio delle competenze di ciascuno dei
ragazzi.
Con
riferimento a questa pluralità di percorsi del
secondo ciclo, vorrei ricordare all'Assemblea che
nel passaggio al Senato abbiamo accolto la
proposta delle forze di opposizione di mantenere
anche l'integrazione tra i due sistemi, quello
dell'istruzione e quello della formazione
professionale. Riteniamo che ciò riduca la
distanza tra la visione contenuta nella legge di
un secondo ciclo fortemente diversificato ancorché
unitario e quella delle forze di opposizione che
puntano invece all'integrazione dei percorsi. Ma
io credo che la migliore garanzia di unitarietà,
e quindi di integrazione dei due sistemi, resti
comunque il fatto che questa legge mira a definire
la qualità, le garanzie, i diritti, i doveri
nazionali e universali in materia di istruzione e
formazione che dovranno essere rispettati in ogni
sede deputata alla funzione educativa delle
giovani generazioni.
Questi
standard saranno il legame che potrà assicurare
una continua comunicazione tra le varie parti del
sistema stesso. Con tali strumenti di regolazione,
assieme al nuovo sistema di valutazione nazionale,
noi pensiamo di poter meglio garantire da una
parte il pluralismo, la diversificazione, la
flessibilità e, dall'altra, l'integrazione,
l'unità e la qualità dei percorsi.
Ritornando
ora al dibattito, molti deputati si sono
soffermati sugli elementi di flessibilità
strutturale introdotti dalla legge, con
particolare attenzione all'età di ingresso e di
uscita dal sistema. Intendo riconfermare, anche in
questa sede, che la facoltà di anticipare
l'ingresso nella scuola dell'infanzia e nella
scuola primaria è un'opportunità offerta a
sostegno delle famiglie che decideranno
liberamente se utilizzarla in accordo con le
istituzioni scolastiche. E non abbiamo mai
sottovalutato, peraltro - su ciò voglio
rassicurare l'Assemblea -, la delicatezza dei
problemi connessi all'anticipo, specie nella
scuola dell'infanzia, e la complessità della sua
realizzazione.
A
questo riguardo, voglio richiamare l'attenzione
sul fatto che, recependo le indicazioni dell'ANCI
e del Senato, il disegno di legge ha previsto che
il processo di attuazione dell'anticipo previsto
in questo ordine di scuola sia graduale e
subordinato ad alcune precise condizioni: l'intesa
con gli enti locali, l'adeguatezza delle
strutture, la scelta delle famiglie, il consenso
degli organi decisionali delle istituzioni
scolastiche e la presenza di figure specializzate.
La realizzazione di questa innovazione, come,
peraltro, l'attuazione di tutte le altre previste
dal disegno di legge, sarà soggetta ad un
monitoraggio specifico in base al quale verranno
assunte le successive decisioni.
Il
sistema educativo definito dal disegno di legge è,
d'altra parte, caratterizzato dalla flessibilità
dei percorsi. Sono certa che le istituzioni
scolastiche, nella loro autonomia didattica ed
organizzativa, in raccordo con gli studenti, con
le famiglie e con il territorio, sapranno
utilizzare al meglio tutti gli strumenti e tutte
le opportunità formative che il disegno di legge
prevede.
Se
un sistema educativo fortemente accentrato
richiede docenti che siano esecutori di procedure
amministrative prestabilite, certamente il sistema
educativo prospettato dal disegno di legge, per le
sue caratteristiche di flessibilità e di
personalizzazione, esalta la figura del docente
quale professionista dell'insegnamento. Siamo
assolutamente consapevoli che non esiste una
scuola di qualità senza insegnanti di qualità.
Il
dibattito alla Camera si è particolarmente
distinto per le osservazioni e le proposte sul
tema della formazione, sia della formazione
iniziale sia della formazione continua degli
insegnanti. Con questa consapevolezza, il disegno
di riforma prevede nuovi percorsi di formazione
iniziale, coerenti con il nuovo ordinamento
universitario, e percorsi di formazione in
servizio, finalizzati ai nuovi compiti ed alle
nuove figure di docente previste dalla riforma.
La
formazione specialistica del docente direttamente
abilitante e l'attività di tirocinio riteniamo
siano efficaci strumenti di qualificazione del
personale docente che includeranno, anche per
tutti gli insegnanti, moduli formativi sulle varie
tipologie di disturbi di apprendimento,
considerato anche l'estendersi di questo fenomeno.
Il
disegno di legge, nel prospettare i docenti di
domani, non trascura chi, già oggi, sta operando
nella scuola. In questo senso, voglio rassicurare
gli onorevoli deputati che, nella fase di
attuazione della legge, verranno considerate con
estrema attenzione tutte le sollecitazioni
pervenuteci dalla VII Commissione e, ora, da
numerosi ordini del giorno. Sono previsti,
infatti, itinerari di riqualificazione
professionale tra vecchi e nuovi percorsi
abilitanti.
In
tale contesto, una specifica attenzione sarà
riservata ai docenti di sostegno, perché essi
svolgono un ruolo particolarmente delicato
all'interno della scuola e perché, più di ogni
altra categoria di insegnanti, sono stati oggetto
di numerose modifiche legislative.
Sono
altrettanto degne di considerazione e di
accoglimento le proposte relative alla formazione
degli insegnanti finalizzate al recupero di
particolari difficoltà di apprendimento, su cui
molti deputati hanno richiesto il nostro
intervento. Il percorso formativo dei futuri
docenti dovrà riservare uno spazio adeguato a
queste problematiche, in modo da contribuire a
realizzare una scuola dove l'accoglienza, la
disponibilità degli adulti, la capacità di
ascolto e la capacità di guida dei docenti stessi
siano coniugate con l'efficacia degli
apprendimenti e dove i risultati siano adeguati
alle capacità degli allievi ed alle aspettative
dei genitori, alle sfide del mondo, alle sfide
della vita.
Intendo
rassicurare tutti i deputati circa l'attenzione
che il disegno di legge riserva alle fasi
transitorie di formazione, reclutamento,
organizzazione e gestione del personale docente.
Quest'attenzione, naturalmente dovuta per le
situazioni contingenti, non ci può far trascurare
l'importanza di un tema posto con particolare
importanza dalla relatrice, onorevole Angela
Napoli: la riformulazione dello stato giuridico
dei docenti.
Anche
in questo il confronto con l'Europa, dove da anni
si dibattono i problemi di una nuova
professionalità docente, ci stimola ad aprire una
discussione a tutto campo, a prendere l'iniziativa
con il contributo delle associazioni, dei
sindacati, delle università, del mondo del lavoro
e naturalmente del Parlamento. Onorevoli deputati,
io credo che l'approvazione di questo disegno di
legge apra per il modo della scuola, per il paese,
una sfida, una sfida di lungo respiro, cui
ciascuno, per il ruolo ed i doveri che competono,
dovrà rispondere. La scuola di oggi è inadeguata
alle sfide della società, alle sfide di un mondo
- già è stato già ricordato da molti onorevoli
- che cambia a ritmi vertiginosi.
Pensiamo
ai cambiamenti istituzionali, dalla costruzione
politica della nuova Europa al suo allargamento,
pensiamo ai grandi problemi sociali, dalla
multiculturalità ai grandi cambiamenti climatici,
pensiamo agli scenari di una economia che è alla
ricerca di nuovi modelli organizzativi per essere
più competitiva, pensiamo alle sfide poste dalla
scienza, poste dall'innovazione tecnologica.
Questo
mondo richiede una scuola diversa, una scuola
capace di dare ai ragazzi l'idea di sé, che si
costruisce solo radicando il presente nella
comprensione della propria storia; una scuola
capace di motivare i giovani, troppo spesso
demotivati e disinteressati rispetto alla scuola
stessa; una scuola capace di insegnare ai giovani
a ragionare, a liberare la loro creatività, una
scuola capace di crescere persone libere e
responsabili che sappiano realizzarsi come uomini
e donne, come cittadini pronti a dare il proprio
contributo alla costruzione di una società che
possa creare maggior benessere economico e
sociale, ma anche una società più equa e più
solidale.
Questa
è la scuola che vogliamo costruire e lo faremo
con tutte le forze del paese che condividono
questi obiettivi
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