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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS 

 

 

Discussione del disegno di legge 3387, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Letizia Moratti

Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale

Camera dei Deputati - 20/02/03

Letizia Moratti, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca

Signor Presidente, gentili onorevoli, vorrei, in primo luogo, rivolgere un ringraziamento alla VII Commissione, che ha preparato con competenza e grande serietà i lavori per l'Assemblea, nonché a tutti i deputati che sono intervenuti in questo dibattito, in maniera particolare alle relatrici di maggioranza e di minoranza, onorevoli Angela Napoli e Titti De Simone.

Le questioni che sono fin qui emerse, grazie a tutti gli interventi, mi consentono di richiamare le ragioni di fondo che ci hanno portato al disegno di legge di riforma che oggi discutiamo, dopo un approfondito esame anche al Senato. Al di là delle divergenze e delle diverse opinioni dettate da un confronto di tipo politico, mi auguro che il Parlamento ed il paese possano riconoscersi nei principi, nei valori di fondo che ispirano questo disegno di legge. Vorrei ricordarlo anche perché il suddetto provvedimento si richiama fortemente al lavoro parlamentare lungo ed al dibattito molto ampio che vi è stato nella scorsa legislatura, in maniera particolare anche con riferimento ai principi contenuti nella legge n. 30 del 2000.

In questo senso vorrei rassicurare l'onorevole Titti De Simone: possiamo avere visioni diverse sui mezzi e sugli strumenti per realizzare la riforma del sistema scolastico, ma credo che possiamo riconoscerci nelle finalità generali del sistema, quelle che lei stessa ha definito, facendo riferimento al valore di una scuola finalizzata al massimo sviluppo della persona, all'affermazione del valore universale del concetto di diritto allo studio, affinché sia garantito a tutti e a tutte l'accesso al sapere nei suoi punti più alti e per tutto l'arco della vita.

Credo ci si possa anche naturalmente riconoscere nell'importante obiettivo dell'integrazione europea che l'onorevole Angela Napoli, relatrice per la maggioranza, ha sviluppato ampiamente, in modo particolare arricchendo il dibattito di quegli elementi di comparazione tra i diversi sistemi europei, richiamandoci anche al rispetto di un confronto dialettico che, anche in sede europea, sta avvenendo.

Credo che, in merito a tale aspetto, ciascun paese naturalmente potrà e dovrà mantenere la propria identità culturale e nazionale, ma non si potrà rinunciare ad individuare strategie di convergenza sull'efficacia e sugli esiti dei percorsi di istruzione e formazione e ciò non solo per garantire effettivamente una reale mobilità professionale all'interno della nuova Europa, ma soprattutto perché, senza una nuova cultura europea, sarà molto difficile costruire l'Europa politica.
Le scelte contenute nel disegno di legge hanno tenuto conto di questi scenari, sempre però partendo dalla tradizione culturale e pedagogica, dalle nostre radici classiche, cristiane e umanistiche che pongono al centro del sistema scolastico la persona umana e ci portano a riaffermare l'importanza del patto educativo con le famiglie.

Sul piano organizzativo ed ordinamentale, abbiamo dovuto declinare questi principi con vincoli conseguenti alle modifiche costituzionali introdotte dalla legge n. 3 del 2001. Questa legge ha, infatti, modificato sostanzialmente la natura e la struttura delle decisioni legislative dello Stato che, d'ora in avanti, dovrà stabilire esclusivamente i principi generali e le norme fondamentali del sistema ai quali si dovranno necessariamente ispirare le legislazioni delle autonomie locali.

È per tali motivi che abbiamo quindi incluso i livelli essenziali di prestazione del sistema di istruzione e formazione professionale e così facendo abbiamo inteso assicurare, sia pure in un sistema diverso, in un sistema pluralistico di decisioni, l'unitarietà e la pari dignità degli standard e degli obiettivi di tutti i percorsi del sistema formativo a garanzia di tutti i cittadini.

La complessità del nuovo quadro istituzionale ci ha portato a fare ricorso allo strumento della legge delega per garantire successivamente, nella fase di decretazione delegata, il massimo coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali competenti in materia. Ricordo peraltro che lo strumento della legge delega è stato ampiamente utilizzato negli interventi di riforma scolastica fin dagli anni settanta e più recentemente anche nella scorsa legislatura.

La legge delega per noi è allo stesso tempo una norma di principio ed uno strumento efficiente per accompagnare le tappe del processo di attuazione che dovranno essere graduali, flessibili e sottoposte ad una sistematica valutazione dei risultati, come peraltro da molti di voi è stato richiesto.

Vorrei rispondere anche agli onorevoli che sono intervenuti circa la compatibilità delle scelte contenute in questo disegno di legge di riforma con quelle della devoluzione avanzate recentemente dal Governo. Ribadisco nuovamente che non c'è contraddizione tra questa legge di riforma e le modifiche costituzionali in esame al Parlamento: si tratta di due livelli diversi di intervento legislativi, il primo di tipo ordinamentale, ovvero la legge delega al nostro esame, l'altro istituzionale.

Tornando al tema dei principi generali, vorrei soffermarmi su un'altra scelta caratterizzante la proposta di legge in discussione e che ha anche animato il dibattito sia al Senato sia qui alla Camera, vale a dire il diritto-dovere all'istruzione ed alla formazione che ha sostituito sul piano formale il concetto di obbligo scolastico e formativo. Innanzitutto, vorrei chiarire che non vi è nessuna riduzione di obbligo scolastico se riferito al diritto-dovere di frequenza di corsi di istruzione o formazione professionale. Il disegno di legge, al contrario, pone tra gli obiettivi prioritari del sistema il diritto-dovere all'istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o sino al conseguimento di una qualifica. Per questo motivo, questo nuovo concetto comprende e ridefinisce quello dell'obbligo scolastico e formativo, che peraltro si è rivelato inefficace nel raggiungere lo scopo di eliminare la dispersione scolastica - grave problema che molti di voi, quasi tutti, hanno richiamato -, l'abbandono e l'insuccesso scolastico, che ancora oggi nel nostro paese sono presenti a livelli assolutamente intollerabili.

D'altra parte, nel nostro paese la mancanza di un'alternativa valida al sistema dei licei, alternativa che negli altri paesi d'Europa è presente, ha privato e continua a privare troppi giovani delle opportunità formative che possano valorizzare le loro inclinazioni, le loro attitudini, le loro vocazioni, le loro capacità, consentendo loro di realizzarsi come persona e come cittadino ed inserirsi nel mondo del lavoro e delle professioni con un adeguato bagaglio di competenza certificato.

Noi vogliamo lasciarci alle spalle la cultura dell'obbligo come funzione coercitiva dello Stato per affermare una nuova cultura in cui istruzione e formazione sono considerati i nuovi diritti-doveri di cittadinanza e nel contempo vi è il dovere delle istituzioni nel garantire ai cittadini l'esercizio di tali diritti.

In questo senso l'opportunità di iscriversi al sistema dell'istruzione e formazione professionale al termine del primo ciclo non esclude, anzi valorizza, la necessità di conciliare il percorso professionalizzante con la conquista dei saperi di base e di cittadinanza, importantissimi, così che coloro che si qualificano in questo percorso possano affrontare anche i livelli più alti di istruzione e formazione superiore e universitaria.

E al tavolo della Conferenza Stato-regioni lavoreremo insieme perché per questi percorsi si raggiunga l'effettiva pari dignità dei tre sistemi pubblici, quello nazionale, quello statale e quello regionale, attraverso alcuni strumenti che già abbiamo delineato nel disegno di legge delega. Li ricordo: la circolarità tra istruzione e formazione professionale; il profilo in uscita unitario; l'innalzamento dei livelli qualitativi dell'istruzione e della formazione professionale; la garanzia, per entrambi i sistemi, di esiti superiori, professionali e accademici; il potenziamento della formazione tecnica superiore; infine, la valorizzazione della formazione lungo tutto l'arco della vita.

Si è discusso molto nel dibattito anche di un'altra innovazione nel secondo ciclo: l'introduzione dell'alternanza scuola-lavoro. Ai deputati che hanno manifestato perplessità su questo punto della legge, vorrei ribadire che si tratta di una modalità di apprendimento già presente peraltro in moltissimi altri paesi dell'Unione europea, modalità che prevede, all'interno di percorsi scolastici e formativi, lo svolgimento di stage nel mondo produttivo e del lavoro e nel campo del sociale, inseriti coerentemente nei piani di studio personalizzati dei ragazzi e valutati dalle istituzioni scolastiche e formative frequentate.

D'altra parte, penso che la rigida scansione temporale della vita, secondo cui ad un periodo di formazione iniziale ne segue uno lavorativo, sia una separazione che vada superata e sostituita da un continuo processo circolare interattivo dei due momenti. Questo è anche il concetto della formazione durante tutto l'arco della vita, il lifelong learning. In tal senso, quindi, l'alternanza scuola-lavoro e il lifelong learning sono risposte complementari ad un'unica esigenza.

Riteniamo che l'attuale netta separazione tra scuola e lavoro non prepari i ragazzi al loro futuro, perché non consente loro di sperimentare attraverso periodi di stage le loro inclinazioni, le loro vocazioni, le loro attitudini, per essere meglio preparati nel momento in cui saranno chiamati a fare una scelta rispetto all'ingresso nel mondo del lavoro. L'obiettivo che vogliamo perseguire con queste misure, quindi, è quello di favorire la realizzazione di tutti i ragazzi, nessuno escluso, attraverso una molteplicità di luoghi, di modi e di soggetti formativi, certificati nel portfolio delle competenze di ciascuno dei ragazzi.

Con riferimento a questa pluralità di percorsi del secondo ciclo, vorrei ricordare all'Assemblea che nel passaggio al Senato abbiamo accolto la proposta delle forze di opposizione di mantenere anche l'integrazione tra i due sistemi, quello dell'istruzione e quello della formazione professionale. Riteniamo che ciò riduca la distanza tra la visione contenuta nella legge di un secondo ciclo fortemente diversificato ancorché unitario e quella delle forze di opposizione che puntano invece all'integrazione dei percorsi. Ma io credo che la migliore garanzia di unitarietà, e quindi di integrazione dei due sistemi, resti comunque il fatto che questa legge mira a definire la qualità, le garanzie, i diritti, i doveri nazionali e universali in materia di istruzione e formazione che dovranno essere rispettati in ogni sede deputata alla funzione educativa delle giovani generazioni.

Questi standard saranno il legame che potrà assicurare una continua comunicazione tra le varie parti del sistema stesso. Con tali strumenti di regolazione, assieme al nuovo sistema di valutazione nazionale, noi pensiamo di poter meglio garantire da una parte il pluralismo, la diversificazione, la flessibilità e, dall'altra, l'integrazione, l'unità e la qualità dei percorsi.

Ritornando ora al dibattito, molti deputati si sono soffermati sugli elementi di flessibilità strutturale introdotti dalla legge, con particolare attenzione all'età di ingresso e di uscita dal sistema. Intendo riconfermare, anche in questa sede, che la facoltà di anticipare l'ingresso nella scuola dell'infanzia e nella scuola primaria è un'opportunità offerta a sostegno delle famiglie che decideranno liberamente se utilizzarla in accordo con le istituzioni scolastiche. E non abbiamo mai sottovalutato, peraltro - su ciò voglio rassicurare l'Assemblea -, la delicatezza dei problemi connessi all'anticipo, specie nella scuola dell'infanzia, e la complessità della sua realizzazione.

A questo riguardo, voglio richiamare l'attenzione sul fatto che, recependo le indicazioni dell'ANCI e del Senato, il disegno di legge ha previsto che il processo di attuazione dell'anticipo previsto in questo ordine di scuola sia graduale e subordinato ad alcune precise condizioni: l'intesa con gli enti locali, l'adeguatezza delle strutture, la scelta delle famiglie, il consenso degli organi decisionali delle istituzioni scolastiche e la presenza di figure specializzate.
La realizzazione di questa innovazione, come, peraltro, l'attuazione di tutte le altre previste dal disegno di legge, sarà soggetta ad un monitoraggio specifico in base al quale verranno assunte le successive decisioni.

Il sistema educativo definito dal disegno di legge è, d'altra parte, caratterizzato dalla flessibilità dei percorsi. Sono certa che le istituzioni scolastiche, nella loro autonomia didattica ed organizzativa, in raccordo con gli studenti, con le famiglie e con il territorio, sapranno utilizzare al meglio tutti gli strumenti e tutte le opportunità formative che il disegno di legge prevede.

Se un sistema educativo fortemente accentrato richiede docenti che siano esecutori di procedure amministrative prestabilite, certamente il sistema educativo prospettato dal disegno di legge, per le sue caratteristiche di flessibilità e di personalizzazione, esalta la figura del docente quale professionista dell'insegnamento. Siamo assolutamente consapevoli che non esiste una scuola di qualità senza insegnanti di qualità.

Il dibattito alla Camera si è particolarmente distinto per le osservazioni e le proposte sul tema della formazione, sia della formazione iniziale sia della formazione continua degli insegnanti. Con questa consapevolezza, il disegno di riforma prevede nuovi percorsi di formazione iniziale, coerenti con il nuovo ordinamento universitario, e percorsi di formazione in servizio, finalizzati ai nuovi compiti ed alle nuove figure di docente previste dalla riforma.

La formazione specialistica del docente direttamente abilitante e l'attività di tirocinio riteniamo siano efficaci strumenti di qualificazione del personale docente che includeranno, anche per tutti gli insegnanti, moduli formativi sulle varie tipologie di disturbi di apprendimento, considerato anche l'estendersi di questo fenomeno.

Il disegno di legge, nel prospettare i docenti di domani, non trascura chi, già oggi, sta operando nella scuola. In questo senso, voglio rassicurare gli onorevoli deputati che, nella fase di attuazione della legge, verranno considerate con estrema attenzione tutte le sollecitazioni pervenuteci dalla VII Commissione e, ora, da numerosi ordini del giorno. Sono previsti, infatti, itinerari di riqualificazione professionale tra vecchi e nuovi percorsi abilitanti.

In tale contesto, una specifica attenzione sarà riservata ai docenti di sostegno, perché essi svolgono un ruolo particolarmente delicato all'interno della scuola e perché, più di ogni altra categoria di insegnanti, sono stati oggetto di numerose modifiche legislative.

Sono altrettanto degne di considerazione e di accoglimento le proposte relative alla formazione degli insegnanti finalizzate al recupero di particolari difficoltà di apprendimento, su cui molti deputati hanno richiesto il nostro intervento. Il percorso formativo dei futuri docenti dovrà riservare uno spazio adeguato a queste problematiche, in modo da contribuire a realizzare una scuola dove l'accoglienza, la disponibilità degli adulti, la capacità di ascolto e la capacità di guida dei docenti stessi siano coniugate con l'efficacia degli apprendimenti e dove i risultati siano adeguati alle capacità degli allievi ed alle aspettative dei genitori, alle sfide del mondo, alle sfide della vita.

Intendo rassicurare tutti i deputati circa l'attenzione che il disegno di legge riserva alle fasi transitorie di formazione, reclutamento, organizzazione e gestione del personale docente. Quest'attenzione, naturalmente dovuta per le situazioni contingenti, non ci può far trascurare l'importanza di un tema posto con particolare importanza dalla relatrice, onorevole Angela Napoli: la riformulazione dello stato giuridico dei docenti.

Anche in questo il confronto con l'Europa, dove da anni si dibattono i problemi di una nuova professionalità docente, ci stimola ad aprire una discussione a tutto campo, a prendere l'iniziativa con il contributo delle associazioni, dei sindacati, delle università, del mondo del lavoro e naturalmente del Parlamento. Onorevoli deputati, io credo che l'approvazione di questo disegno di legge apra per il modo della scuola, per il paese, una sfida, una sfida di lungo respiro, cui ciascuno, per il ruolo ed i doveri che competono, dovrà rispondere. La scuola di oggi è inadeguata alle sfide della società, alle sfide di un mondo - già è stato già ricordato da molti onorevoli - che cambia a ritmi vertiginosi.

Pensiamo ai cambiamenti istituzionali, dalla costruzione politica della nuova Europa al suo allargamento, pensiamo ai grandi problemi sociali, dalla multiculturalità ai grandi cambiamenti climatici, pensiamo agli scenari di una economia che è alla ricerca di nuovi modelli organizzativi per essere più competitiva, pensiamo alle sfide poste dalla scienza, poste dall'innovazione tecnologica.

Questo mondo richiede una scuola diversa, una scuola capace di dare ai ragazzi l'idea di sé, che si costruisce solo radicando il presente nella comprensione della propria storia; una scuola capace di motivare i giovani, troppo spesso demotivati e disinteressati rispetto alla scuola stessa; una scuola capace di insegnare ai giovani a ragionare, a liberare la loro creatività, una scuola capace di crescere persone libere e responsabili che sappiano realizzarsi come uomini e donne, come cittadini pronti a dare il proprio contributo alla costruzione di una società che possa creare maggior benessere economico e sociale, ma anche una società più equa e più solidale.

Questa è la scuola che vogliamo costruire e lo faremo con tutte le forze del paese che condividono questi obiettivi

 

 

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