E’ MEGLIO NON FIDARSI.

I DIRIGENTI SCOLASTICI NON INTERESSANO A NESSUNO

 

“Il lamento e la protesta” - n. 4 del 22 settembre 2001

 

Lettera di Diego Furia

 

Caro Quintavalla,

io sono con te per tutte le azioni che porti avanti con fierezza determinazione e senso del dovere: Ma a che pro? Le due ministre la Moratti e l'altra sottosegretaria preside hanno ragioni politiche, come tu affermi, di non fare il contratto. Le ragioni politiche sono diverse da quelle giuridiche, questo vuol dire che il contratto non si farà, se non con i soldi annunciati dal passato governo. I dirigenti scolatici non interessano a nessuno. La Moratti ha fatto partire l'anno scolastico bene e noi abbiamo collaborato senza contratto. Ti rendi conto della stupidità (stupescere=essere abbagliato, almeno in Boezio) di tutti?.

Dovevamo non fare alcun contratto, bisognava non fidarsi di due donne che parlano finché sono in attesa dal parrucchiere!!!!!  Quanta esperienza hai di scuola, non sai ancora che non siamo niente? Non sai che le minacce del sindacato sono legge per il governo quando ha paura dei docenti  e del loro sciopero? Dove vivi Quintavalla, spero per me che tu stia radente a terra, ma non illuderti, la nuova finanziaria non ci considera: le scuole le gestiamo lo stesso con il carico di responsabilità che ci é stato buttato addosso, questo pensa il governo. Cretini ne trovano a iosa nella scuola e noi ne portiamo la bandiera, altro che "difficoltà politiche e tecniche", quando si é voluto fermare i cicli, é stato fatto, quando non si é voluto dare la dirigenza ai presidi si sta facendo, svegliati !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ti fidi di due donne al meeting di Rimini? Sono più furbe di te e tutto l'ANP !!!!!!!!!!!!!!

Diego Furia stanco di cagnare inutili e di diatribe tra sindacati. La triplice sta ancora vincendo !!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Caro collega,

vorrei farti osservare che le “due donne” sono una il ministro e l’altra il sottosegretario MIUR, il nostro ministero di appartenenza. Unicamente per il fatto di essere donne non sono né più intelligenti né più sprovvedute né più competenti né più incapaci, né più fidate né più inattendibili rispetto ai loro colleghi politici maschi. Vedo in filigrana nelle tue formulazioni il residuo di una stucchevole discriminazione di genere e, forse, di una misoginia latente. Se poi anche i ministri e i viceministri trovano il tempo di andare dal parrucchiere per essere gradevoli e curate, come fanno del resto tutte le donne, questo non può essere certamente un fatto disdicevole. Diciamo che introduce un valore aggiunto.

Quanto all’invito a “svegliarmi” non credo di averne bisogno, visto che questo sito, in un anno e mezzo di servizio per la categoria, ha messo a disposizione di tutti oltre 450 documenti sul nostro contratto. Semmai è quella parte della categoria ancora avviluppata negli strangolanti cordoni ombelicali psicologici verso i sindacati dei docenti che dovrebbe svegliarsi e rifiutare la vergogna di un contratto dimezzato che vorrebbero ancora oggi propinarci e imporci.

Per il resto voglio rassicurarti che vivo nella scuola da quasi trent’anni e che ho i piedi ben radicati nel mio terreno vitale, se è vero che cerco da oltre un anno e mezzo di chiamare la categoria alla consapevolezza e alla iniziativa per la difesa della sua dignità calpestata e dei sui diritti violati.

Nella fase iniziale di questo anno scolastico abbiamo collaborato con l’Amministrazione, pur in assenza del contratto, contribuendo doverosamente a realizzare il successo delle nomine tempestive  che l’opinione pubblica attendeva da tempo come un diritto da garantire a tutti gli alunni. L’abbiamo fatto perché ci sentiamo “dirigenti” e, come tali, “appartenenti” e non “dipendenti”. Ma questo principio non può essere unilaterale né durare all’infinito senza contestuale riconoscimento. Ai doveri, agli impegni e alle responsabilità devono accompagnarsi diritti corrispondenti. In primo luogo il diritto ad una retribuzione adeguata, a parità di compiti e di funzioni, come quella di un qualsiasi dirigente pubblico. Altrimenti avremo tutto il diritto e tutto il dovere di manifestare le nostre critiche, il nostro rifiuto, la nostra opposizione e di mettere in campo le nostre coerenti iniziative di lotta. E se non lo dovessimo fare vorrà dire che la categoria non esiste e che merita l’elemosina.

 

Paolo Quintavalla