DIRIGENTI INCAPACI DI MOBILITARSI

IN DIFESA DEI PROPRI DIRITTI

 

Egregio collega,

 

leggo puntualmente le note pubblicate sul tuo sito.

 

Desidero ringraziarti per l'opera di informazione da te svolta e riconoscerti la fatica ad essa sottesa (che si aggiunge alle tue/nostre altre ordinarie misconosciute).

 

In relazione alla vicenda contrattuale ed agli esiti poco esaltanti mi guardo bene dall'abbandonarmi a critiche insulse e fuori luogo: il problema, dal mio punto di vista, è la nostra atavica incapacità  di mobilitazione in difesa di sacrosanti diritti e comunque per pretendere il giusto corrispettivo per un lavoro duro, continuo, fonte di ansia e preoccupazione, essenziale per la vita (o la sopravvivenza?) della scuola.

 

Il parlar di denari e compensi è parso a molti di noi, per il passato, quasi ... fuori luogo ... in riferimento al preposto (il Preside o il Direttore) di una pubblica e sacra istituzione.

 

Non ci siamo mai troppo curati di far conoscere, all'interno ed all'esterno della scuola, la mole e l'importanza del lavoro svolto, il continuo ricorso a mille espedienti per far fronte alle inadempienze dell'uno o dell'altro ente, al venir meno delle motivazioni dei docenti, ai continui conflitti insorgenti tra le componenti della scuola, alle richieste dei genitori, degli studenti, del personale, facendoci carico della mancanza di mezzi, di risorse, di puntualità anche degli organi superiori e così via... quasi che fossimo investiti da una missione sacrale: far funzionare l'istituzione a noi assegnata, farla apparire anche bella all'esterno, fare ..., fare ... e mai chiedere!

 

Le vicende degli ultimi anni hanno forse indebolito questo senso di appartenenza: siamo stati tante volte messi alla berlina, indicati quali responsabili delle mancate risposte alle attese delle famiglie e degli utenti ed anche (!) del mancato arrivo di ulteriori risorse o del mancato adeguamento degli edifici o ... o ... etc.

 

Credo che si possa dare nuovo slancio alla nostra azione cominciando a sentirsi categoria solidale intanto nelle controversie sindacali e poi (perché no?) nel coltivare il rapporto personale tra noi (almeno con i vicini) abbastanza trascurato per il passato o riservato agli incontri ufficiali (corsi di formazione, seminari, altro).

 

Volevo solo ringraziarti per l'opera svolta ed invece mi sono lasciato andare ad altre considerazioni.

 

Continua nel tuo lavoro.

 

Cordialmente.

 

Giancarlo MARRA

Dirigente I.S.I.S.S. Bojano (CB)

 

3 aprile 2002

 

Caro collega,

ti ringrazio per le tue cortesi parole di apprezzamento del lavoro effettuato. Il sito sta per compiere due anni e credo che abbia svolto dignitosamente il suo compito di documentazione pluralistica sul tema specifico del contratto. Ho dovuto sacrificare molto tempo libero ma credo che ne sia valsa la pena. Oso solo sperare che le mie fatiche siano servite per aumentare, anche soltanto di una piccola  misura, il livello di informazione e di consapevolezza dei diritti all’interno della nostra categoria.

Tuttavia giudico, come te, che nel complesso la categoria si sia rivelata incapace di mobilitarsi in difesa dei propri diritti e che non si sia manifestata, se non embrionalmente,  una identità professionale e sindacale matura. A questo risultato negativo ha certamente contribuito una sciagurata politica sindacale al ribasso realizzata da quelle OO.SS. che rappresentavano contemporaneamente i docenti e dall’Associazione dei D.S.  tradizionalmente alleata dei sindacati confederali che esprime ancora una certa forza di aggregazione (controproducente rispetto agli interessi di base della categoria) soprattutto nella scuola di base, tra gli ex direttori didattici.

Questa incapacità di mobilitazione, per quanto atavica, non è tuttavia da considerare né fatale né eterna. La possibilità di invertire la tendenza dipende da noi e dalle risposte che sapremo fornire in futuro al bisogno di unirci per stare insieme coesi e per contare.

Hai ragione anche nel considerare che non siamo missionari ma solo professionisti ad elevata qualificazione che devono rivendicare legittimamente una retribuzione adeguata e, almeno, decente.

Per quanto riguarda l’invito a continuare il mio lavoro posso anticiparti che considero prossimo l’esaurimento del compito specifico che mi ero prefisso: quello di creare uno spazio aperto di informazione e documentazione sul tema specifico del nostro contratto. Per forza di cose, pressato dalle continue emergenze di questo contratto anomalo ed estenuante, ho dovuto accantonare da oltre un anno un progetto di rivista elettronica per dirigenti di cui avevo già gli studi preliminari e la realizzazione grafica. La mia attenzione verso gli aspetti contrattuali diminuirà in rapporto alla priorità da assegnare agli aspetti attinenti l’ elaborazione culturale e l’identità professionale della nostra categoria.

Il Candido di Voltaire direbbe che c’è ancora una grande lavoro da fare per continuare a  coltivare bene il nostro giardino.

 

Paolo Quintavalla