NO,
L’IPOCRISIA NO!
Nuga n. 35 del 31 agosto 2001
di Paolo Quintavalla
Il caustico La
Rochefocauld, in una delle sue massime più famose e folgoranti, così bollava
uno dei vizi più diffuso ai suoi tempi: “L’ipocrisia è un omaggio che il vizio
rende alla virtù”. Purtroppo dobbiamo registrare tristemente che non solo
nel Seicento era in circolazione un gran numero di ipocriti ma che anche in
questo periodo c’è chi sparge ipocrisia a piene mani, direi in quantità
industriale.
Come coloro
che prima hanno dedicato il loro frenetico attivismo per cercare di fregare la
categoria, tirandosi la zappa sui piedi ed ora – a battaglia finita - non
perdono occasione per proclamare che da sempre ne hanno sostenuto gli interessi
e che hanno combattuto e stanno combattendo - naturalmente - per l’esito
vittorioso che si profila.
Come coloro
che definiscono “irrinunciabile” - ora che è stato acquisito per merito di
altri - quell’allineamento retributivo a cui erano disposti a rinunciare non
più di quattro mesi fa.
Come coloro
che prima chiedevano il bicchiere rifiutando la bottiglia, che prima
rinunciavano allegramente al dovuto ed ora cercano di gloriarsi, contro ogni
evidenza, per un risultato a cui non hanno contribuito.
Mutatis
mutandis, mi ritorna alla mente una scena di un film di Nanni Moretti in cui
una giornalista strampalata durante un’ intervista chiede ad un certo punto
“Non le sembra un po’ kitsch?” e il regista, torcendosi la pancia e con una
smorfia di disgusto, risponde “No, il kitsch, no! Non resisto, sto male!”. Se
Moretti non resisteva all’idea del cattivo gusto noi siamo autorizzati a non
resistere al sentore dell’ipocrisia.
No, per
favore, l’ipocrisia no! Fa proprio male alla pancia e provoca conseguenze …
assai poco gloriose!