L’UCCELLO DEL MALAUGURIO
Nuga
n. 32 del 30 luglio 2001
di
Paolo Quintavalla
Che fine ha fatto l’uccello del malaugurio?
Dal trespolo della sua postazione ligure di un sito web di una nota
associazione di DD.SS. prima del 7 maggio non perdeva occasione per dimostrare
come e qualmente si dovesse firmare il contratto, essendo meglio – notoriamente
– l’uovo oggi piuttosto che la gallina domani. Dopo le elezioni non ha perso
occasione per gracchiare un giorno sì e l’altro pure che il nuovo Esecutivo non
avrebbe concesso – naturalmente augurandoselo - gli aumenti retributivi
richiesti con espressioni del genere: “Eccoci
pronti: ci sono le risorse non utilizzate il 7 maggio! Quante ne rimarranno per
il nostro contratto? Altro che assestamento di bilancio o qualche altro
provvedimento urgente! Ci hanno assestato un bel colpo. Complimenti, un gran
bel risultato!” Oppure:
“Sta a vedere che se il Governo non manterrà le promesse, come qualcuno
inizia a temere, la colpa verrà attribuita a chi voleva firmare e chiudere il 7
maggio. Non funzionerà: sono note le responsabilità di chi ha ascoltato i
pifferai (non tanto magici). Oppure: “Ma
qualcuno non aveva detto che nei primi 100 giorni avrebbero fatto per noi un
aggiustamento di bilancio se avesse vinto le elezioni?” Oppure: “c'erano dei soldi per il nostro contratto: rimarranno
tutti?” Oppure: “Attenzione alle risorse
finanziarie... mi sa che le promesse...”
Questo e tanto altro prezioso attivismo
è stato riconosciuto con la pubblicazione di un saggio dal titolo “Idee
molto diverse e scelte di campo sulla scuola”, in cui naturalmente
l’interessato si arroga il diritto di esclusiva rappresentanza dei valori, sia
nel sito web Andis, sia in quello della Cgil scuola.
Peccato che il frenetico attivismo del
nostro iellatore sia inversamente proporzionale alla profondità della sua
visione strategica complessiva.
Dove si dirigerà il suo malaugurio,
adesso che dopo gli aumenti contrattuali annunciati dal ministro Moratti non
potrà più gracchiare? E’ rimasto disoccupato?
Ma li restituirà i soldi che anch’egli
riceverà in più – e non certo per suo merito ma proprio perché qualcuno si è
assunto le “responsabilità” che tanto depreca -, oppure li donerà in
beneficenza?