Dirigenti
statali, sempre più rimozioni
Il
Messaggero – 30 gennaio 2003
Gli
ultimi dati sugli effetti dello “spoils
system”. Bressa (Margherita): è la prova che
quella legge ha fatto grandi danni
Mazzella corregge le cifre di Frattini. E sono in
arrivo le nomine degli enti
di PIETRO PIOVANI
ROMA
— Un dirigente ministeriale su tre ha perso la
poltrona in forza della legge sullo spoils system.
Sono gli ultimi dati, forniti ieri dal nuovo
ministro della Funzione pubblica Luigi Mazzella.
Dati piuttosto diversi, in verità, da quelli che
tre mesi fa furono presentati come «finali e
definitivi» da Franco Frattini. Evidentemente in
questi mesi la Funzione pubblica deve aver
ricevuto nuove comunicazioni dai vari ministeri,
perciò oggi può presentare cifre più complete.
D’altra parte è noto che Mazzella ha della
materia una visione abbastanza diversa da quella
del suo predecessore, tanto da aver più volte
parlato di una possibile correzione della legge.
Va detto inoltre che i calcoli presentati ieri dal
ministro lasciano il campo aperto a obiezioni di
varia natura, compresa una contestazione
aritmetica.
Dirigenti rimossi. Quante sono le direzioni
generali che hanno visto un cambio di vertice?
Secondo il rapporto di Mazzella, sono 115. Di cui
41 assegnati a un “incarico di studio" (cioè,
di fatto, parcheggiati in attesa di nuovo
incarico) e 74 spostati ad “incarico
equivalente" (cioè posti a capo di
un’altra direzione generale, che però nella
maggioranza dei casi non è una direzione con
compiti realmente operativi). Rispetto alle cifre
annunciate da Frattini alla fine dello scorso anno
ci sono 4 incarichi di studio e ben 34 incarichi
equivalenti in più.
La percentuale. Stando al conteggio di Mazzella, i
dirigenti non confermati rappresentano il 25,84%
del totale. Ma quale totale? La tabella del
ministro indica un totale di 445 incarichi. Il
calcolo però nasconde un’insidia: ogni poltrona
viene contata due volte, una volta per il
dirigente che se ne va e un’altra per quello che
lo sostituisce. Correggendo la svista: i posti di
dirigente rilevati sono 359, e 115 dirigenti non
confermati corrispondono al 30% del totale. Cioè
quasi uno su tre.
Durata
degli incarichi. E’ un’altro motivo di
polemica. «Ci sono molti incarichi di durata
inferiore ai dodici mesi: non si possono certo
considerare delle conferme», dice Gianclaudio
Bressa, deputato della Margherita. Colpisce una
delle tabelle fornite da Mazzella: la durata media
degli incarichi assegnati in questa tornata di
nomine è di due anni. In certi dicasteri poi la
media è ancora più bassa: un anno e mezzo alle
Politiche sociali (il ministro è Maroni), poco più
di un anno alla Difesa (Martino) e
all’Istruzione (Moratti). Mazzella osserva che
«nel caso di incarichi con durata inferiore ai
dodici mesi, si è trattato o di esigenze
specifiche dell'amministrazione o di incarichi
presso amministrazioni dove è in corso un
processo di ridefinizione della struttura
organizzativa».
I confermati. Per Gian Paolo Patta della Cgil, i
dati presentati ieri «non dicono tutta la verità».
In particolare perché fra i dirigenti che
risultano “confermati" ce ne sono molti che
erano stati nominati dal governo Berlusconi poco
prima che entrasse in vigore la legge dello spoils
system: «alla Cgil risultano essere ben 86
dirigenti».
La controriforma. Per Gianclaudio Bressa «l’intervento
di Mazzella è stato molto interessante perché ha
confermato tutta la pericolosità della legge
Frattini. D’altra parte — continua il
parlamentare — il ministro sembra davvero
intenzionato a riformare la riforma. Abbiamo
accennato al tema durante i nostri interventi dai
banchi dell’opposizione, e abbiamo visto
Mazzella fare ampi segni di assenso con la testa».
Nomine in arrivo. La legge Frattini non ha ancora
esaurito i suoi effetti. Il 7 febbraio scadono i
termini per confermare o rimuovere i vertici degli
enti pubblici. I posti in ballo sono qualche
centinaio, fra i più importanti c’è quello di
presidente dell’Istat (alcuni considerano a
rischio Luigi Biggeri) e quello di presidente del
Cnr (Lucio Bianco)
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