I presidi restano in classe
Sfuma la richiesta di un inserimento
nell'area generale dei dirigenti pubblici

Nicola D'Amico

L'articolo è stato pubblicato sul n.11 (26 maggio-8 giugno 2000)
del quindicinale "Il Sole 24 ORE Scuola"

(Fonte: www.ilsole24ore.it/scuola )

 

Allo stato degli atti e dei fatti i dirigenti scolastici restano nell'area del comparto Scuola. Nel contratto dei capi di istituto sfuma la richiesta (Anp, Dirstat) di un inserimento dell'area generale dei dirigenti statali tout court. Il 17 maggio scorso un accordo in tal senso è stato firmato presso l'Aran (l'agenzia per la contrattazione nel pubblico impiego) da Cgil-Cisl-Uil, da Snals e, a sorpresa, dall'Anp-Cida di Giorgio Rembado, che a tale soluzione si era sempre dichiarata contraria. Unica a non poggiare la penna sul foglio, anche se la tiene ancora a mezz'aria (e fra poco vedremo come e perché) la Dirpresidi di Sandro Aldisio, gruppo Dirstat.

L'Anp ha firmato obtorto collo per non restare fuori dalla trattativa. Il contrario avrebbe significato che quasi il 50 per cento della categoria (quanti sono gli iscritti all'Anp, battuti di solo qualche lunghezza dagli iscritti complessivi di Cgil-Cisl-Uil e Snals) avrebbe dovuto subire il contratto senza contribuire a formarlo. Sano pragmatismo. La Dirpresidi voleva attendere lunedì 22 la riunione del proprio esecutivo, ma già venerdì 19 rompeva gli indugi: non firmiamo fino a quando tutta la categoria non si sarà espressa in un referendum. In tal senso è partita una lettera indirizzata ai ministri della Funzione pubblica e della Pubblica istruzione e alle confederazioni. La Dirpresidi, e la ben più nutrita Anp, continuano a pensare (anche se l'Anp ha firmato) che la dirigenza con l'etichetta costituisca un certificato di nascita da un dio minore. In ogni caso, le luci sul tavolo delle trattative per il contratto (il primo nella storia) dei presidi "autonomi" sono destinate a restare spente fino a quando i dioscuri Bassanini-De Mauro non avranno inviato all'Aran una nuova lettera di indirizzo, questa volta sui contenuti, con allegato l'assegno, del quale è ancora incerta la cifra, per la definizione anche della parte economica.

Su Cgil-Cisl-Uil e Snals c'è poco da dire. Sono stati coerenti, hanno
vinto e non c'è molto da aggiungere. Sentiamo piuttosto i fautori di
posizioni complesse. A Giorgio Rembado, leader dell'Anp chiediamo:

Preside Rembado, a parte i tatticismi, come mai avete firmato un accordo che avete osteggiato con ogni mezzo lecito?

Intanto la collocazione dell'area relativa alla dirigenza delle scuole non è un'area di serie B, ma si colloca come una quinta area di un unico quadro, con la specifica dizione di area "autonoma", come dall'accordo del 24 novembre del 1998. La nuova area, come le altre, è caratterizzata dall'avere un contratto separato rispetto a quello del personale del comparto Scuola, con un apposito "budget", e specifiche rappresentanze delle sole organizzazioni rappresentative dell'area. Si tratta dunque di contrattazione di area a pieno titolo, che riconosce la tipicità dirigenziale dei capi di istituto delle scuole autonome.
Con questo accordo ci auguriamo possano venir definitivamente archiviate "le guerre di religione" per poter concentrare finalmente gli sforzi nella costruzione di un primo contratto della dirigenza che affronti i veri nodi della disciplina pattizia, da quello della definizione degli istituti normativi a quello del trattamento retributivo.

Ma ci sembra che a questa cosiddetta guerra di religione l'Anp avesse fatto più di un voto...

"È vero. Le nostre preferenze andavano verso la "prima area", comprendente i dirigenti dei comparti dei ministeri, degli enti pubblici non economici, delle aziende e amministrazioni dello Stato anche a ordinamento autonomo, delle istituzioni ed enti di ricerca e delle università. Ma non è vero che noi volessimo assimilare la dirigenza delle scuole a quella amministrativa. I motivi della nostra preferenza erano di altro tipo e si riferivano per esempio a una più agile disciplina in tema di mobilità, come pure all'opportunità di superare definitivamente il problema della collocazione del contratto degli ispettori tecnici - quelli davvero assimilati alla dirigenza amministrativa - essendo rimasto in tal modo il loro contratto all'interno di quello dei ministeriali. Ma tant'è; è chiaro, ed è sicuramente superfluo ripeterlo, ogni accordo discende da una mediazione politica, perché tutti i soggetti (in questo caso Cgil-Cisl-Uil e Cida) debbono ritrovarsi su di un testo che non riproduce la posizione di partenza di nessuno e in cui tutti possano almeno in parte riconoscersi".
Sandro Aldisio della Dirpresidi, organizzazione giovane e ancora numericamente da consolidare, fa la parte del David contro il Golia dell'amministrazione e lancia il sasso del referendum, destinato, secondo ogni previsione, a restare assolutamente platonico. Dice Aldisio: "L'accordo che ci lascia nel comparto Scuola vanifica di fatto il conferimento della qualifica dirigenziale. La legge dei grandi numeri (un milione di dipendenti della scuola contro 10mila presidi) ha vinto anche questa volta. Nessun dirigente degli altri settori è inserito nel proprio comparto. Si invoca la legge n. 59 del 1997, che ci vorrebbe nel comparto Scuola. Ebbene, il successivo decreto legislativo 59/98 prevede l'inserimento nell'amministrazione scolastica periferica, il che, tradotto, vuol dire dirigenza dello Stato senza altri aggettivi. Anche i medici o gli ispettori scolastici svolgono funzioni particolari, ma sono dirigenti dello Stato e basta, e hanno un loro contratto che non viene deciso, detto senza offesa per nessuno, dagli inservienti ospedalieri o dai commessi delle scuole".
Ribatte Rembado: "L'Anp ha firmato l'accordo perché esso garantisce la differenza, che sta nella separatezza dei contratti e nella diversità dei soggetti trattanti. Ciò che importa ora è la sostanza del problema. E con la firma dell'accordo è stato rimosso l'ostacolo che impediva l'apertura alla contrattazione vera e propria, rispetto alla quale la collocazione dell'area fra le altre aree dirigenziali rappresentava un passaggio obbligato. Ora il problema vero resta quello delle risorse, che il Governo dovrà individuare per consentire alle parti di avere concreta materia negoziale da discutere".

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