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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

NEWS 

 

Scuola, il valzer delle supplenze

Gazzetta di Parma- OPINIONI - 18-12-2002

Le riforme scolastiche volute dal ministro Moratti sono state oggetto nei giorni scorsi di un attento esame da parte dei capi istituto, o Dirigenti scolastici come si dice adesso, riuniti in assemblea nel salone dell'Itis.
Discussioni, spesso anche animate, su parecchi problemi. Il professor Luciano Allegri, presidente della Giunta dei Dirigenti scolastici, è un esperto della materia.

E' opinione comune che con l'autonomia le scuole debbano essere più snelle, più pronte ed efficaci. Ma per le supplenze, ad esempio, qual è la situazione?

Trenta _ chiarisce Allegri _ sono le scuole scelte dai supplenti. Ampia ed esagerata possibilità. Ogni istituto è costretto, vincolando personale amministrativo incaricato solo per questo compito, ad effettuare decine e decine di telefonate, quasi sempre su cellulari anche con forte aggravio delle finanze scolastiche, prima di reperire il docente supplente disponibile, che può rinunciare senza condizione alcuna e mantenere sempre lo stesso posto di graduatoria. Così il giorno dopo se la scuola deve cercare un altro supplente deve ricominciare daccapo richiamando le stesse persone che magari hanno rifiutato una supplenza il giorno prima.

Qualche tempo fa succedeva che se un supplente rinunciava senza giustificato motivo veniva cancellato dalla graduatoria per l'anno in corso, norma poi mitigata con la messa in coda della graduatoria. Oggi resta dove è, anche senza giustificato motivo di rinuncia alla supplenza.

E quali proposte concrete avete formulato?


Le associazioni dei dirigenti Anp, Andis e i dirigenti aderenti alle Confederazioni sindacali hanno presentato proposte, noi stessi abbiamo inviato le nostre al Ministero, alla Direzione Scolastica Regionale di Bologna, al Centro Servizi Amministrativi di Parma ed ai Sindacati nazionali e provinciali.

Un piccolo esempio di proposta?

Se parliamo di supplenze brevi, occorre ridurre la facoltà di chiedere 30 scuole e nel caso di scuole dell'infanzia ed elementare anche alla possibilità di scelta di pochi circoli o istituti comprensivi.

Ma in questo caso i supplenti non sarebbero danneggiati?

E' vero il contrario, in quanto: è una pura illusione ritenere che, aumentando il numero degli istituti destinatari delle domande, aumentino anche, per i singoli supplenti, le probabilità di maggiore occupazione. Una migliore distribuzione dei supplenti nei vari circoli e istituti consente un'equa ripartizione delle risorse occupazionali e, tra l'altro, consente agli stessi supplenti una più semplice possibilità di controllo sull'operato delle varie segreterie. Tra l'altro si potrebbero individuare criteri di precedenza per le supplenze indispensabili, necessarie ed urgenti come avviene già per le zone di montagna.

Qualcuno pensa che il malumore dei dirigenti nasconda la voglia di poter scegliere autonomamente gli insegnanti.

A volte a pensare male ci si indovina, diceva qualcuno. Quello che chiediamo, oggi, in un sistema duale, in cui la scuola paritaria si sceglie i propri insegnanti e la scuola pubblica deve ricorrere alle graduatorie, è di rivedere tutta la materia avendo di mira il servizio pubblico ed una scuola che per competere ha bisogno di garanzia di diritti ma nella direzione certa di soddisfare le domande con efficacia ed efficienza di famiglie e studenti.

In conclusione, voi richiedete anche qualcosa d'altro rispetto alle risorse?

Certamente l'utenza, i bisogni accresciuti, lo sviluppo di progetti e di attività mirate al miglioramento degli apprendimenti ed al potenziamento delle eccellenze non devono trovare, come sta purtroppo avvenendo, una riduzione continua di trasferimento di risorse agli istituti scolastici e quest'anno si aggira intorno al 20%. Un dato che deve far riflettere e che ci preoccupa.

L. C.

 

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