PRESIDI
INCARICATI E BLOCCO DEI CONCORSI:
Editoriale n. 44 dell’8 aprile 2002
di Paolo Quintavalla
Certamente ci sfuggono
le ragioni reali per le quali il Ministro dell’Economia ha fornito parere
negativo all’espletamento dei concorsi per dirigenti scolastici, promessi
invece solennemente e formalmente a più riprese in questi ultimi mesi dal
Ministro dell’Istruzione.
Non possiamo pensare
che si tratti semplicemente di un altro capitolo della plateale mancanza di
sintonia o coordinamento tra i ministri oppure di un ulteriore episodio di
schizofrenia di gestione e di politica scolastica a cui siamo stati abituati
ultimamente.
Comunque sia questo
parere negativo si è tradotto, di fatto, in una sospensione sine die dei
concorsi che sembravano fino a ieri imminenti.
La vicenda,
questa volta – ancora una volta - , è gravissima.
Non è solo in
gioco il buon diritto di circa 1.500 colleghi (dirigenti di fatto,
anche se non ancora di diritto), ai quali va tutta la nostra solidarietà, che
hanno retto in questi anni le sedi dirigenziali vacanti e che hanno maturato
sul campo l’esperienza professionale per accedere al ruolo, dotati di
indispensabili competenze preliminari da affinare e corroborare con i corsi di
formazione previsti e con una successiva formazione in servizio. Non è solo in
gioco il loro buon diritto di uscire da una situazione di frustrante precarietà
a cui sono costretti da anni.
Non è solo in
gioco il buon diritto di decine di migliaia di docenti che si vedono
preclusa ogni legittima possibilità di sviluppo di carriera, in una assurda
condizione di blocco dei concorsi per dirigenti che dura dal lontano 1990!
E’ in gioco
anche – e soprattutto – la funzionalità del servizio scolastico in circa
un terzo degli Istituti scolastici italiani privi da molti anni di un dirigente
titolare. Queste scuole, come è evidente, scontano il susseguirsi e
l’alternarsi nel compito dirigenziale di incaricati precari e vivono da tempo
il disagio di non poter contare su una direzione stabile e su una conduzione
programmata e continua delle attività gestionali ed organizzative.
In queste
condizioni, a fronte di questo impasto di sacrosante ragioni, di diritti
violati, di lesione di interessi legittimi, di grave ferita alla qualità del
servizio, il ministero dell’Economia non trova di meglio che giustificare, in
una nota, il blocco assurdo con
imprecisate “esigenze di contenimento della spesa”.
Ma le ragioni
non sono sicuramente di natura economica perché in questo modo non si realizza
alcun risparmio significativo: ai presidi incaricati, infatti, spetta per
contratto un’indennità che è pari alla differenza tra il loro stipendio di
docenti e lo stipendio iniziale dei dirigenti. Certo, essi non godono di
progressione di carriera ma credo che si vorrà convenire che i risparmi
conseguenti siano davvero modestissimi. Allora le ragioni non possono essere
che di natura politica. E questa volta ammetto che mi si presenta una
fastidiosa pulce nell’orecchio.
Non si vorrà,
forse, lasciare migliaia di sedi prive di dirigente titolare (il prossimo anno
saranno circa 4.000 su 10.753) per diversi anni ancora per realizzare, in
seguito, una nuova “razionalizzazione” della rete scolastica, magari giustificata
e imposta ancora da asserite e prevedibili compatibilità economiche? Sarebbe,
ancora una volta, una operazione sulla pelle dei dirigenti scolastici in
servizio, come quella che dalle 16.000 sedi degli anni scorsi ha portato alle
attuali 10.753 istituzioni scolastiche autonome. Quell’operazione fu
doverosamente accettata dai presidi e dai direttori didattici come necessario
pedaggio da pagare per il dimensionamento ottimale degli Istituti in vista
dell’autonomia e per l’acquisizione della dirigenza.
Un ulteriore
intervento in questo senso – e l’ipotesi potrebbe essere tutt’altro che remota
– sarebbe, tuttavia, semplicemente delittuoso. Non so perché, ma mi viene in
mente il titolo di un film: “Non si uccidono così anche i cavalli?” di
Sydney Pollack. Solo che in quel film si trattava di una defatigante maratona
di danza, finalizzata ad un premio di mille dollari. Nel nostro caso, invece,
si tratterebbe della precarizzazione a tempo indefinito di migliaia di presidi
incaricati, dell’aggravamento profondo delle condizioni di lavoro di tutti i
dirigenti scolastici, del peggioramento della qualità del servizio nelle scuole
senza alcun premio e senza alcun vantaggio per nessuno. Non vorremmo dover
aggiornare, per assonanza, il titolo con “Non si uccidono così anche i
dirigenti scolastici?”, a forza di farli correre, correre, correre…anzi,
galoppare come i cavalli!
Già ora i D.S.
assistono con preoccupazione a continue prospettive e ad atti di politica
scolastica per molti aspetti dannosi e sono costretti a tollerare e a porre
rimedio a:
Già ora i D.S.
a fronte di un profilo professionale pienamente dirigenziale (comportante
doveri, impegni e responsabilità al 100%) hanno dovuto subire la mortificazione
del mancato completo allineamento retributivo con le altre dirigenze pubbliche
(nonostante l’unico sindacato composto esclusivamente da D.S. si sia battuto
fino all’ultimo con la forza di un leone per realizzare questo obiettivo).
Sarebbe davvero, oltre che un danno, una beffa se alla classe politica di
governo venisse in mente, per risparmiare quattro soldi, di realizzare una
nuova “razionalizzazione” (bel termine asettico che significa, in realtà,
“tagli”) sulla nostra pelle. In questa ipotesi la nostra professionalità
(magari con Istituti superiori in media elevati a 1.000 alunni) verrebbe
stravolta, con buona pace della qualità del servizio.
La vicenda dei
presidi incaricati triennalisti, mortificati nelle loro legittime aspirazioni,
non riguarda solo i problemi privati di 1.500 attuali e futuri colleghi. Essa
incide negativamente, invece, sulle prospettive di innovazione e di riforma
della scuola, sul miglioramento del suo disegno complessivo e, di riflesso,
anche su rilevanti aspetti della professionalità in divenire dei dirigenti in
servizio. Non lasciamoli soli, quindi, ad affrontare un problema che non è
privato ma che ci riguarda tutti. Non limitiamoci ad esprimere la nostra sia
pure doverosa solidarietà nei loro confronti.
In questa
situazione gravissima conforta, ancora una volta, la posizione ferma e
determinata dell’ANP che, nel suo sito web del 6 aprile 2002:
La speranza e
l’augurio è che questo tangibile segno di attenzione e di tutela dei legittimi
interessi venga raccolto e fatto proprio, in primo luogo, dai diretti
interessati, cioè da tutti i presidi incaricati ma anche dalla generalità dei
dirigenti scolastici italiani.
Vedremo, in
ogni caso, come andranno le cose e se i tagli e i risparmi che si profilano a
carico dei dirigenti e delle scuole saranno qualcosa di più che una semplice –
per ora – ma fastidiosa pulce nell’orecchio.