LE RAGIONI DI UNA
SCELTA
Editoriale n. 22 del 5
maggio 2001
di Paolo QUINTAVALLA
Il sito in questi giorni
compie un anno di vita. Accendo questa candelina metaforica senza alcun intento
celebrativo ma per verificare se le ragioni che avevano ispirato la mia scelta
hanno trovato riscontro oppure no, se ne valeva la pena e quale senso possa
avere oggi un sito specifico dedicato al Contratto dei DD.SS. in uno scenario
imprevisto e completamente cambiato.
Quando
ho iniziato a cimentarmi in questa dispendiosissima impresa immaginavo
ingenuamente – come del resto tutti i colleghi - che la vicenda contrattuale
potesse o dovesse concludersi nell’arco di pochi mesi, al massimo subito dopo
le vacanze estive del 2000. Intendevo semplicemente mettere a disposizione dei
colleghi un luogo d’incontro virtuale, uno spazio di cultura professionale e di
comunicazione, utilizzando le mie competenze nel campo della telematica. Ho
concepito, quindi, un sito pluralistico e “super partes” dedicato, come
recita il sottotitolo, “all'informazione, al confronto, al
dibattito sui problemi connessi con il primo contratto dei dirigenti scolastici”,
nella speranza che la categoria si trovasse unita nella difesa e nella
rivendicazione di interessi fondamentali comuni.
Non ero iscritto (e non avevo
intenzione di iscrivermi) ad alcun sindacato e intendevo solo contribuire –
come ho sempre fatto in questo ultimo decennio - al processo di faticosa ma
necessaria ricerca del dialogo tra diverse scelte e di maturazione di quella
”intelligenza collettiva” indispensabile per far crescere l’identità e
corroborare l’unità della intera categoria.
Avrei rinunciato volentieri a questa
fatica e chissà cosa avrei dato per preservare tempo per gli studi gratificanti
sulle nuove tecnologie, per le buone letture, per i viaggi stimolanti, per la
convivialità con gli amici. Preferirei una buona tavola imbandita con il
prosciutto di Langhirano delle nostre terre e con i calici pieni di un “Feudi
di San Gregorio” o di un “San Michele Appiano” piuttosto che dover leggere e
pubblicare pacchi di comunicati che escono da certe “cucine” e che spesso sono
capolavori di ipocrisia. Preferirei girare per le strade di Praga o di
Amsterdam o di Atene piuttosto che l’essere costretto a lungo davanti al
monitor di un computer alla ricerca di segni confortanti per la nostra
categoria che spesso non arrivano. Preferirei dedicarmi alle letture più creative
dei testi di Shakespeare, Goethe, Dostoevskij, Proust, Musil, Mann, Kafka,
Joyce ecc. piuttosto che alla miriade dei documenti sul contratto, spesso
redatti in perfetto stile burocratico, che compongono il corposo archivio di
questo sito.
Comunque sia ho accettato
volontariamente questo inevitabile prezzo personale per un unico motivo:
fornire un modesto contributo alla positiva evoluzione del nostro primo
contratto.
La motivazione determinante che mi ha
indotto a questa scelta è contenuta in un episodio apparentemente piccolo e
banale - che potrebbe addirittura sembrare insignificante - ma che per me ha
assunto grande rilievo.
Nell’aprile del 2000 partecipai ad
un’assemblea sul nostro contratto organizzata dai sindacati confederali. Al
tavolo dei relatori sedevano 4 sindacalisti, che, per quanto fossero tutte
persone stimabilissime, erano tuttavia tutti insegnanti. Che fossero
istituzionalmente non in grado di comprendere le ragioni dei DD.SS. si
manifestò chiaramente in seguito quando uno di loro – a proposito della
proposta ANP dei famosi 25 milioni annui lordi necessari allora per conseguire
l’allineamento retributivo con le altre dirigenze - affermò “Ma voi chiedete
la luna”. E un altro, di rincalzo: “Voi avete già anche troppo. Che cosa
dovrebbero dire, allora, i docenti”?.
Da notare che usavano il “voi”,
non il “noi” e non poteva essere diversamente. In un incontro successivo
ad un collega iscritto all’ANDIS venne chiesto il motivo per cui
quell’Associazione non quantificava l’entità degli aumenti retributivi da
rivendicare. Egli disse che si era rivolto alla dirigenza nazionale e che gli
era stato risposto: “ L’Andis non dà le cifre delle richieste perché teme di
essere spiazzato nel caso il Governo offrisse di più.” Sic! La risata
collettiva che accompagnò l’affermazione aleggia ancora in quella sala. Risi
anch’io, lo confesso, ma subito dopo, riflettendo, rimasi profondamente
perplesso. Ragionai: con queste premesse i sindacati confederali avrebbero
potuto mettere – come in effetti è avvenuto –la sordina alle legittime istanze
dei dirigenti. Allo stesso modo l’Andis avrebbe potuto o voluto non svincolarsi
– come in effetti è avvenuto – dallo sterile e acritico collateralismo con
quegli stessi sindacati e non avrebbe potuto o voluto esercitare una propria
autonomia associativa nella prospettiva peculiare dei dirigenti. Chi avrebbe
difeso, dunque, le ragioni e gli interessi dei dirigenti? Percepivo un vuoto di
rappresentanza della categoria, in sé già incerta e divisa e cominciavo a
vedere, in embrione, le premesse di una sconfitta certa. I fatti successivi,
soprattutto di questi ultimi mesi – purtroppo – mi avrebbero dato ampiamente
ragione. Comunque sia scattò un moto di rifiuto della prospettiva che si andava
profilando, accompagnato anche da un meccanismo di orgoglio, che mi portò alla
scelta di aprire il sito web. Mi sono dilungato sui fatti citati perché le
esperienze biografiche spesso si intrecciano, in modo inestricabile, con quelle
collettive e ne costituiscono, da una parte le premesse, dall’altra le
conseguenze.
Il sito ha dato conto e sta dando
conto, puntualmente e in modo pluralistico, delle posizioni di tutti i soggetti
sindacali e associativi che influiscono (spesso anche in modo negativo,
purtroppo) sull’evoluzione delle trattative contrattuali. La presenza di oltre
290 documenti di varia fonte ed ispirazione sta a testimoniare
inequivocabilmente questa scelta. Ognuno è libero di formarsi la propria
opinione, ma questa capacità di giudizio sarà tanto più solida e matura se
potrà partire dalla conoscenza sia dei fatti, univoci nella loro oggettività,
sia dei diversi punti di vista in
campo, opinabili appunto. Questo rispetto delle diverse opzioni, però, non
significa un atteggiamento di impossibile irenismo ed ipocrita equidistanza. Il
sito ha seguito da vicino l’evoluzione del contratto, ha preso parte al
dibattito, ha misurato e verificato le enunciazioni, i comportamenti, le scelte
dei soggetti coinvolti a vario titolo, ne ha colto i limiti e le
contraddizioni. Della vicenda ha segnalato i tanti aspetti negativi e
paradossali e i pochi aspetti positivi e promettenti per il futuro della nostra
categoria. Nel primo caso, laddove incoerenti comportamenti governativi e una
pessima politica sindacale minacciavano di fatto interessi fondamentali, il sito
non ha risparmiato critiche legittime e doverose. Nell’altro caso ha dato atto,
invece, anche di comportamenti coerenti ed utili, a difesa della nostra dignità
professionale e del nostro ruolo sociale di dirigenti pubblici.
Dopo la svolta di Palazzo Vidoni del 28
marzo scorso, di fronte al tradimento delle istanze legittime e genuine della
categoria operato da una parte
consistente delle rappresentanze sindacali, il sito si è doverosamente schierato,
prendendo una posizione netta e precisa ma assolutamente coerente con l’ispirazione
di fondo e con le ragioni che ha sempre dichiarato.
Per i miei interventi ho ricevuto molti
apprezzamenti da parte di colleghi che si sono riconosciuti in una linea ferma,
critica ed intransigente e che mi hanno sostenuto nella fatica di questi mesi.
Ma ho anche ricevuto insulti (senza alcuna argomentazione) da parte di qualche
dirigente sgradevole che, forse accecato dal furore ideologico – e si sa che
l’ideologia rappresenta la gabbia o la pigrizia del pensiero - non ha nemmeno
capito, evidentemente, dove sta l’interesse personale e quello della categoria
e che sto lavorando anche per lui.
A distanza di un anno posso dire che ne
valeva la pena, anche se si perde il conto dei pomeriggi e delle notti
necessari per aggiornare il sito per oltre 47 volte. Il contributo che mi
sentivo in dovere di versare per la causa personale e collettiva da dirigenti
l’ho ormai quasi interamente saldato e non vedo l’ora di tornare ai miei studi
e alle mie letture (detto per inciso, da maggio a ottobre sarò impegnato
nell’attività assai più gratificante della pubblicazione di ben tre libri
maturati in questi anni).
Se fra pochi giorni ci sarà la firma
del contratto non ho dubbi che incasseremo tutti una sconfitta certa e ce la
terremo a lungo. Di contratto si parlerà ancora, casomai, fra tre o quattro
anni. Spero, ovviamente, che ciò non avvenga perché non abbiamo bisogno delle
elemosine ma solo del riconoscimento pieno del nostro ruolo.
Se non ci sarà la firma la nostra categoria
potrà contare sulla capacità di contrattazione dell’ANP, del resto ampiamente
confermata con coerenza, intelligenza e fermezza in questi ultimi mesi. Abbiamo
un solo obiettivo importante da realizzare: conseguire il pieno e
completo allineamento anche retributivo con le altre dirigenze pubbliche, non dopo
ma ora, in questo primo contratto. Ci spetta di diritto: è in gioco una
questione fondamentale di equità e di dignità professionale e “non solum sed
etiam” dei 6-7 milioni netti annui che mancano ancora all’appello. Ma per
quale arcano motivo dovremmo rinunciare alla dignità che di fatto abbiamo
conquistato sul campo in questo ultimo decennio e ai benefici promessi, a cui
molti masochisti o conniventi sembrano
disposti disinvoltamente a rinunciare?
Ciò che mi ha pesato di più, oltre
all’enorme dispendio di impegni supplementari che ha drasticamente ridotto il
mio tempo libero, è stata anche una duplice forzatura del mio carattere. Chi mi
conosce sa che sono sempre stato incline alla mitezza mentre, in questo caso,
sono stato costretto ad entrare nella lotta sindacale in corso anche con una
certa animosità che non fa parte della mia indole. Chi mi conosce sa che non
sono mai stato venale e che mi sono sempre sentito libero di fronte ai soldi,
trattandosi non di fini ma solo di mezzi necessari per vivere dignitosamente.
Tuttavia sono stato costretto a parlare spesso di questioni economiche,
esponendomi al facile ma ingiustificato sospetto di venalità. Ho creduto semplicemente mio dovere il
difendere strenuamente le ragioni di una categoria che riceve anche dall’entità
della sua retribuzione la misura della sua considerazione sociale. Se alla fine
saremo, come è possibile, retribuiti poco più della metà di quanto dovuto
significa che saremo identificati come dirigenti dimezzati e di serie B! E poi
il problema non è certamente solo quello di poche centinaia di mila lire in più
o in meno che non cambiano, di fatto, la nostra condizione sociale. Il problema
fondamentale è quello dell’equità sia rispetto al trattamento delle altre
dirigenze sia rispetto allo spessore e al peso del nuovo ruolo che ci è stato
attribuito, con tutto il suo corredo oneroso di impegni, doveri e
responsabilità che conosciamo quotidianamente.
Oggi festeggio, comunque, il primo anno
del sito. Numerosi riscontri mi inducono a ritenere che sia stato utile per
molti colleghi e che abbia assolto dignitosamente alla sua funzione
fondamentale di strumento di informazione e di luogo di comunicazione. In ogni
compleanno che si rispetti si pensa ai regali e io confesso che ne aspetto uno
solo e questo solo desidero: poter festeggiare alla fine con tutti i colleghi una vittoria comune!