CHE BRUTTO SPETTACOLO!

Una minaccia di sciopero “a rovescio” (contro la categoria)

e l’ipotesi di firma a tavoli separati

 

Editoriale n. 21 del 28 aprile 2001

 

di Paolo Quintavalla

 

Il sito in questi giorni compie un anno e ho sperato fino all’ultimo di poter festeggiare l’avvenimento con qualche segno confortante per le prospettive della nostra categoria. Avevo già pronto un intervento costruito con riflessioni pacate, anche se venate dal disincanto, ma sono stato spiazzato dagli eventi imprevedibili delle ultime ore. Come sempre cercherò, da umile cronista, di interpretare ciò che accade alla luce della ragione che, purtroppo, molti sembrano avere smarrito in queste tormentate vicende.

 

Uno sciopero “contro”, non uno sciopero “per”

 

La novità è rappresentata dall’ipotesi profilata dalla CGIL Scuola di indire uno sciopero dei DD.SS. “per il contratto!!” (sì, proprio così, con due punti esclamativi) con le seguenti motivazioni:

·        avere un contratto”: si noti l’uso rivelatore dell’articolo indeterminativo. Basta, quindi, anche un contratto qualsiasi, senza alcuna qualità.

·        aumenti retributivi”: si noti, anche in questo caso, l’estrema genericità. Senza alcuna quantificazione  dello scarto esistente per il completo allineamento retributivo basta, senza dubbio, quello che passa il convento…

·        istituti adeguati al loro ruolo specifico”: ma perché dovremmo dimenticare  che il trattamento economico proposto non è coerente né con quegli istituti né con il ruolo che ci è stato, comunque, attribuito?

·        un riconoscimento vero del loro responsabile impegno”: mah, la responsabilità al 100% ci è stata già imposta e non ce la toglie nessuno mentre “la verità” di questo riconoscimento sul piano economico – che non può essere scisso da quello giuridico e normativo - sta nella misura del 57% di quanto sarebbe dovuto. Vuol dire, dunque, che non sarebbe vero un riconoscimento al 100%? Vuol dire, in sostanza, che la nostra dirigenza vale poco più della metà delle altre dirigenze pubbliche e che va bene così…E, poi, che grazioso eufemismo quel termine “riconoscimento”. Io, per ora, sento di appartenere a quei tanti che si sentono misconosciuti!

Con queste gloriose motivazioni la CGIL ora intende mobilitare la categoria e  mette in campo, addirittura, l’arma dello sciopero. Non si sa se l’iniziativa andrà in porto, anche se i dubbi sulla sua praticabilità tecnica inducono a ritenerla impossibile. Ma solo il fatto che sia stata proposta è da ritenere estremamente grave. Si tratterebbe, infatti, della prima forma conosciuta nella storia delle trattative sindacali di “sciopero a rovescio”, di uno sciopero “contro”, non di uno sciopero “per”. Sarebbe indetto, cioè, non per rivendicare ad una controparte (Governo), che tra l’altro non c’è in quanto sta per essere sostituito, legittimi miglioramenti economici – tra l’altro riconosciuti come dovuti solo tre mesi fa - ma per concludere una trattativa al ribasso. Sarebbe il primo macroscopico caso conosciuto di masochismo sindacale perché una categoria dovrebbe scioperare contro se stessa, contro i propri interessi, per esigere di avere poco più della metà di quanto  ad essa spetta. L’alto valore strategico di una tale posizione certamente non sfugge a nessuno! In questo caso, inoltre, la CGIL, che rappresenta solo il 14,91% della categoria,  pretenderebbe di imporre la firma del contratto, a queste condizioni negative, contro la volontà in particolare dell’ ANP che rappresenta quasi la metà dei DD.SS italiani. Una bella concezione della democrazia, non c’è che dire!

Occorrebbe chiedere, invece, alla dirigenza della CGIL per quale motivo, dopo la rottura delle trattative nel marzo scorso, al di là dei proclami di facciata, non abbia proclamato uno sciopero contro il voltafaccia del Governo, per esigere il rispetto dei patti sottoscritti il 22 dicembre 2000 con l’Atto di Indirizzo e per conseguire il completo allineamento retributivo. Posso assicurare che almeno uno avrebbe sicuramente aderito: il sottoscritto. Ma sono convinto che la categoria, chiamata a lottare per un obiettivo giusto, avrebbe aderito in massa.

Se l’iniziativa andasse in porto e se, per ipotesi, esistesse l’istituto della responsabilità civile e patrimoniale dei sindacalisti bisognerebbe tutelarsi richiedendo in massa il rimborso dei danni subiti. E non si tratta di noccioline ma di oltre 6 milioni netti all’anno procapite che mancano per conseguire il completo allineamento. In particolare, dovrebbero richiederlo i tanti colleghi prossimi alla pensione che saranno i più penalizzati dal “riconoscimento vero”!

Fra i tanti paradossi che aprirebbe un simile sciopero mi limito a citare un argomento per tutti. I dirigenti dell’area V dovrebbero scioperare non per conseguire l’allineamento al 100% con gli ex Provveditori agli Studi, collocati nella seconda fascia dell’Area I, ma per esigere il 57% della retribuzione loro assegnata con il nuovo contratto, con buona pace del fatto che ora siamo pari grado sul piano giuridico ma non solo… abbiamo anche assunto, nel frattempo, tutte le loro funzioni di cui sono stati esautorati! Tradotto in soldoni: lavorare di più per percepire di meno! Sarebbe un bel risultato, non c’è che dire!

 

L’ipotesi inquietante della firma a tavoli separati

 

Mentre stavo riflettendo su questo triste spettacolo, sfogliando il “Sole 24 Ore” di oggi 28 aprile la mia attenzione è stata attratta proprio da un occhiello “Vertenza presidi in alto mare – La Cgil minaccia agitazioni” e dal testo che trascrivo di seguito:

L’esito della vertenza è appeso ad un filo. L’ANP ha già detto che non firmerà perché giudica insufficiente l’offerta del Governo (240 miliardi per il 2001), anche se la sua delegazione partecipa attivamente al confronto in corso. Decisiva, a questo punto la posizione dello SNALS nell’eventuale ipotesi di una firma separata del Contratto. La Cgil è sul piede di guerra e minaccia uno sciopero

Si sa che il quotidiano della Confindustria è oltre che autorevole solitamente bene informato, quindi questa ipotesi della firma separata è da prendere in seria considerazione.

Basta fare alcuni calcoli sulla rappresentatività delle OO.SS. per rendersi conto che una simile eventualità potrebbe verificarsi soltanto nel caso che anche lo Snals, smentendo se stesso e in palese contraddizione con le sue posizioni più recenti, si accodasse ai Sindacati confederali. Sommando, infatti, le percentuali di CGIL (14,91%) –CISL (21,49%) – UIL (1,85%) e SNALS (15,08%) si arriverebbe al 53,33% e queste sigle insieme avrebbero la maggioranza per firmare legalmente il contratto, sia pure contro la volontà del restante 46,67% rappresentato dall’ANP. Osservo, di sfuggita, che in questo caso avrebbe forza negoziale anche la UIL, con il suo 1,85%, per la quale molti nutrono seri dubbi sul fatto che abbia titolo a partecipare al tavolo delle trattative, se vale la regola di una rappresentatività superiore al 5%.

A questo punto la trattativa oltre che “appesa ad un filo” dipende anche da un ben preciso “ago della bilancia”, cioè dalla posizione dello SNALS. Sono andato a  rivedere il comunicato di quattro giorni fa e ho trovato scritto questa bella frase ad effetto:

“Solo a fronte di un documento che affronta tutti gli aspetti dello status professionale dei dirigenti scolastici lo SNALS deciderà se firmare o meno il contratto. L'obiettivo dell'allineamento, per la parte economica, con la dirigenza dell'area 1 - rispetto al quale lo SNALS per esaltare la specificità della dirigenza scolastica chiederà sempre e comunque 1 lira in più! - non può da solo risolvere il problema dell'inquadramento professionale…)”

Noto, e non di passaggio, che quella formula “1 lira in più!” è in rosso, sottolineata e seguita da un ben ostentato punto esclamativo. Tutto lascerebbe presupporre una intransigenza rivendicativa che, del resto, è stata esercitata anche nel caso del contratto dei docenti che, non a caso, lo SNALS si è rifiutato di firmare. Però … Però quella sottolineatura – che potrebbe apparire quasi pleonastica - che la parte economica “non risolve il problema dell’inquadramento professionale” potrebbe lasciare la porta aperta per un cedimento, per un colpo di scena o, addirittura, per un capovolgimento di fronte.

In caso di malaugurata ma possibile incoerenza la categoria avrebbe un altro soggetto a cui chiedere i danni.

L’aspetto più grave dell’eventuale firma a tavoli separati sarebbe, tuttavia, la profonda frattura che si determinerebbe all’interno della categoria, che avrebbe bisogno semmai di essere unita e non certamente divisa in modo ulteriore. Questo clima poco sereno, con scambi di accuse spesso roventi fra colleghi che dovrebbero almeno ritrovarsi solidali nel nome di interessi fondamentali comuni, purtroppo, lo stiamo già vivendo in periferia nelle nostre realtà provinciali, anche se ancora in modo embrionale.

 

Una modesta proposta

 

Come conseguenza delle argomentazioni che precedono e per non assistere inerte a questa pericolosa deriva per la nostra categoria mi farò promotore in questi giorni di una iniziativa di raccolta di firme a sottoscrizione di un documento da inviare a tutte le Segreterie Nazionali delle OO.SS. in cui:

·        Si richiama il Governo al rispetto dei patti sottoscritti con il primo Atto d’Indirizzo

·        Si richiama la necessità del conseguimento dell’obiettivo del completo allineamento retributivo in questo primo contratto

·        Si richiamano tutte le rappresentanze sindacali alla coerenza con i tanti solenni proclami emessi sul principio dell’allineamento che non può essere soltanto giuridico e normativo ma anche retributivo.

·        Si richiama il dovere di perseguire gli interessi della categoria al livello più alto non a quello più basso

·        Si richiama la necessità di evitare fratture drammatiche nella categoria, scartando ogni ipotesi traumatica di firma del contratto a tavoli separati. Occorre fare uno sforzo per unire, non per dividere. Ma si unisce soltanto se si dirige la categoria verso l’alto, non verso il basso.

 

Questo sito, essendo stato concepito come struttura al servizio della categoria, è a disposizione di tutti coloro che, singolarmente o in gruppo, vorranno far sentire la loro protesta e vorranno formulare le loro proposte. Basterà inviare mail al seguente indirizzo: pquintav@provincia.parma.it

Occorre essere consapevoli che nei prossimi dieci giorni si gioca una partita importantissima e una parte davvero consistente dei nostri singoli destini professionali e delle prospettive fondamentali per la nostra categoria.