MA
CHE BEI PARADOSSI!
GUADAGNA
DI PIU’ CHI LAVORA DI MENO!
Editoriale
n. 19 del 20 aprile 2001
Questo sito ha pubblicato fino ad ora oltre 250 documenti di varia fonte sul Contratto. Per il suo curatore, senza dubbio, si è trattato e si tratta di una grande fatica in termini di impiego di tempo. Bisogna scandagliare periodicamente il web alla ricerca di testi significativi che possano incontrare l’interesse di un pubblico mirato come quello costituito dai dirigenti scolastici. Occorre scaricare i file, inserirli nel sito e commentarli. Tutte queste operazioni così impegnative e dispendiose mi riservano, tuttavia, un vantaggio. Sono costretto – direi quasi per dovere d’ufficio, visto che mi impegno ad arricchire e aggiornare con serietà e obiettività il sito - a leggere approfonditamente i testi, a confrontare documenti di diverso orientamento e a riflettere sulle loro implicazioni.
Negli ultimi giorni,
durante questa consueta attività di lettura e di riflessione sono venuti alla
luce, ai miei occhi che ormai - a dire il vero - volgono al disincanto, fra le
tante incongruenze delle vicende contrattuali che ho cercato di descrivere e
denunciare negli editoriali passati, questi ulteriori paradossi che desidero
illustrare.
1°
paradosso
Della
serie: guadagna di più chi lavora di meno!
Il
caso degli “incarichi aggiuntivi”
Spigolando gli articoli del Contratto dei Dirigenti della seconda fascia dell’area 1 mi sono imbattuto in questa “perla” relativa agli incarichi aggiuntivi che, per comodità del lettore, trascrivo integralmente:
“ART.14 - INCARICHI
AGGIUNTIVI - 1. Trova applicazione l'art. 24, c. 3, del d. lgs. n. 29/1993; i
compensi previsti per incarichi aggiuntivi conferiti ai dirigenti in ragione
del loro ufficio o comunque conferiti dalle amministrazioni presso cui prestano
servizio o su designazione delle stesse sono corrisposti dai terzi direttamente
alle amministrazioni ed afferiscono ai fondi di tali amministrazioni per essere
destinati al trattamento accessorio.
2. Allo scopo di remunerare il maggiore impegno e responsabilità dei dirigenti
che svolgono detti incarichi aggiuntivi, viene loro corrisposta ai fini del
trattamento accessorio, in aggiunta alla retribuzione di posizione e di
risultato di cui all'art. 40, comma 1, nn. 4 e 5, una quota, in ragione del
proprio apporto, fino al 30% della somma che confluisce al fondo in attuazione
del principio di onnicomprensività.; tale quota viene attribuita ai dirigenti
in aggiunta alla retribuzione di risultato eventualmente spettante.
3. Nell'attribuzione degli incarichi aggiuntivi di cui al comma 1, le
amministrazioni seguono criteri che tengono conto degli obiettivi, priorità e
programmi assegnati al dirigente, del relativo impegno e responsabilità, delle
capacità professionali dei singoli, assicurando altresì il criterio della
rotazione.”
Occorre tener conto
del fatto che l’area 1 corrisponde al naturale riferimento per la dirigenza
scolastica e che gli istituti contrattuali per essa previsti saranno applicati
con ogni probabilità, per omologia, anche al Contratto che ci riguarda. Del
resto le OO.SS di ogni orientamento hanno sostenuto che la parte normativa,
concordata finora in sede Aran e ancora esistente allo stato di bozza, è
fedelmente ricalcata su quella relativa ai contratti delle altre aree
dirigenziali.
Tradotto il testo
dell’art. 14 dal solito gergo burocratese-sindacalese significa, in sostanza,
che le retribuzioni per presidenza delle commissioni d’esame, per dirigenza e
docenza dei corsi di aggiornamento del personale della scuola, per la reggenza
di un’altra istituzione scolastica non saranno più versate direttamente ai
dirigenti ma trattenute dall’Amministrazione. La quale Amministrazione si
degnerà, di grazia, di corrispondere un compenso nella misura del 30%!
Il restante 70% confluirà in un fondo che sarà a disposizione delle
Amministrazioni per i compensi accessori che, ovviamente, saranno distribuiti a
pioggia, quindi anche a coloro che non hanno espletato alcun incarico né
effettuato alcun lavoro aggiuntivo.
Fatti i debiti conti
converrebbe, quindi, in ogni caso tenersi in disparte, cercare di stare il più
vicino possibile alla propria scrivania, senza ulteriori preoccupazioni né
responsabilità.
La domanda nasce,
allora, spontanea: per quale motivo un dirigente dovrebbe aggiornarsi,
spendere tempo, denaro ed energie, lavorare di più se, alla resa dei conti,
lavorando di meno, in sostanza, guadagna di più?
Spero che non siano
pochi i colleghi che si renderanno conto della evidente e pericolosa apologia
della refrattarietà al lavoro e dell’istigazione a comportamenti di
menefreghismo che, di riflesso, contiene l’articolo citato.
Un amico ispettore,
a cui piacciono i paradossi e le battute caustiche ha liquidato la cosa con la
seguente espressione: “Neanche al bolscevismo di scuola polpottiana sarebbe
venuto in mente un’idea simile!”
A quanto pare, invece, questo evidente paradosso sarà inserito nel nostro prossimo stato giuridico e dovremo sorbircelo a meno che a qualcuno – in un soprassalto di pudore e per non coprirsi troppo di ridicolo – non venga in mente convenientemente di abolirlo.
Tale paradosso
potrebbe, al limite, trovare una relativa giustificazione per i dirigenti
dell’Area 1 che percepiscono una retribuzione fondamentale onnicomprensiva pari
a quasi il doppio della nostra (promessa allo stato attuale della trattativa).
Nel nostro caso,
invece, la paradossalità aumenta in quanto vedremmo drasticamente ridotti i
compensi per prestazioni aggiuntive allo stesso modo degli altri dirigenti
dell’Area 1 senza, tuttavia, aver conseguito una analoga retribuzione
fondamentale. Anche questo è un bel risultato, non c’è che dire!
Purtroppo occorre
tristemente riconoscere che se dovessimo interpretare questi fatti alla luce
della commedia dell’arte – che vanta in Italia una nobile e ininterrotta
tradizione – ci troveremmo nella scomoda e infelice posizione di quei
personaggi che oltre che cornuti sono anche mazziati!
Secondo
paradosso
Della
serie: lavorare di più e guadagnare di meno!
I Provveditori agli
Studi, come è noto, sono stati esautorati e l’abolizione del loro ruolo ha
comportato il trasferimento di quasi tutte le loro funzioni ai dirigenti
scolastici.
Dal 1° settembre
2000 sul piano giuridico gli ex direttori didattici/presidi e gli ex
Provveditori sono dirigenti di pari grado. Ergo – penserebbe un ingenuo –
dovrebbero essere retribuiti allo stesso modo. La differenza retributiva poteva
sicuramente avere un senso nel passato quando i Provveditori erano i superiori
gerarchici dei presidi/D.D. Ma ora è decisamente assurda in quanto confligge
con un elementare principio di equità retributiva che regola o dovrebbe
regolare i rapporti economici di lavoro all’interno della pubblica
amministrazione: quello sinallagmatico. Significa, in sostanza, che a parità di
funzione e di impegni professionali deve essere riconosciuta parità di
retribuzione.
Nel caso in
questione questo principio è clamorosamente smentito.
Gli ex Provveditori,
infatti, hanno la fortuna di essere incardinati nella seconda fascia dell’Area
1 e, pur essendo stati “alleggeriti” di funzioni, percepiscono con il nuovo
contratto uno stipendio fondamentale annuo superiore del 43% (pari a ben oltre
20 milioni) rispetto al nostro (futuro!) stipendio di dirigenti. Per noi
dirigenti scolastici, quindi, al danno del mancato allineamento si
aggiunge la beffa, è proprio il caso di dire, dell’attribuzione di
quelle stesse funzioni che nel frattempo ci sono state quasi completamente
trasferite!
Questo bel capolavoro
si realizzerà perché noi dirigenti scolastici abbiamo la sfortuna di essere
collocati nella quinta area e perché qualcuno pensa, evidentemente, che siamo –
per usare una perifrasi - “figli di un dio minore”.
Anche questo è un
bel paradosso. Anche in questo caso la morale della favola è una sola: ha
senso per noi dirigenti scolastici lavorare di più per guadagnare di meno?
Chi era quel comico
che terminava immancabilmente con la frase “Meditate, gente, meditate!”? Con
tutti questi bei paradossi bisognerebbe richiamarlo in servizio.