CLAMOROSI CASI DI STRABISMO

di Paolo Quintavalla

Editoriale n. 10 dell'8.12.2000

Lo strabismo è quella particolare patologia del sistema visivo, provocata dalla deviazione dell'asse dei globi oculari, che deforma lo sguardo. Sembra che l'occhio sia fisso su un punto, in realtà ne sta guardando un altro. In quest'ultimo periodo mi è venuta spesso in mente questa metafora nel registrare alcune vicende legate al Contratto dei DD.SS.

Mi limito ad una parziale fenomenologia di casi di strabismo in quattro quadretti edificanti.

1° Quadro: I DIRIGENTI DELLA CGIL E LO SCIOPERO DEL 7.12.2000

Con un solenne comunicato del 27.11.2000 comparso nel sito web www.cgilscuola.it i DD.SS. della CGIL annunciano che parteciperanno allo sciopero generale della scuola del 7.12.2000. Ancora una volta rivendicano un generico "adeguamento in Finanziaria degli stanziamenti per il Contratto dell'area della dirigenza scolastica" e un "adeguamento della retribuzione ai livelli delle altre dirigenze pubbliche" ma non si sognano di quantificare questi aumenti, come invece ha sempre fatto l'ANP. Si tratta, in realtà, di uno scarto di 100 miliardi, rispetto ai 200 già inseriti in Finanziaria e non mi sembra che siano noccioline!

Questo comunicato, tuttavia, è confinato nella rubrica specifica per i Dirigenti scolastici. Nello stesso sito il volantino ufficiale del 24.11.2000 che invita tutto il personale della scuola allo sciopero generale ha, invece, un ben diverso tenore. Per i docenti si chiedono giustamente retribuzioni a livello europeo. Presidi e direttori didattici, invece, udite, udite …. dovrebbero scioperare unicamente per i due seguenti obiettivi strategici (!!!):

Se questo è il documento ufficiale della CGIL, che vale agli occhi di tutto il personale scolastico, docenti e dirigenti, allora i casi sono due:

oppure

Morale della favola: ci si può meravigliare, poi, se allo sciopero del 7.12.2000 hanno aderito, secondo i dati pubblicati su Pavone Risorse, poco più del 5% dei dirigenti scolastici? Questo dato impressiona tanto più se si considera che CGIL- CISL - UIL e SNALS rappresentano insieme circa il 53% dei DD.SS. iscritti ai sindacati. Un bel risultato da meditare, non c'è che dire! Non si tratta di un caso ma della logica conseguenza di una contraddizione per la quale è impossibile tutelare e difendere gli interessi dei docenti e, contemporaneamente, prendersi cura degli interessi contrattuali dei dirigenti. Questi interessi per ora sono trascurati mentre la specificità della dirigenza è eclissata e di ciò i dirigenti devono solo rendersene conto.

2° Quadro: LE AMBIGUITA' E LE CONVULSIONI DELL'ANDIS

In occasione del precedente sciopero di ottobre l'ANDIS aveva preso posizione pubblica lasciando agli iscritti libertà di scelta nell'adesione. Nel caso dello sciopero del 7.12.2000 non sono comparsi documenti in merito sul sito web dell'Associazione, quindi è da presumere che non si sia espressa ufficialmente.

L'ANDIS non ha mai quantificato, in un documento ufficiale, l'entità delle rivendicazioni economiche per il Contratto dei DD.SS. Esiste solo uno studio, peraltro interessante, di un iscritto comparso sul Giornale dell'Associazione. Nella primavera scorsa avevo chiesto ad un amico iscritto all'ANDIS il motivo, per me incomprensibile, di questa strana scelta: il Governo non emanava l'atto di indirizzo, d'accordo, ma anche l'Associazione dei DD.SS. non quantificava l'entità delle risorse economiche necessarie per il Contratto. Da notare che, intanto, l'ANP - e il particolare certamente non è trascurabile - aveva computato in 25 milioni annui lordi la cifra necessaria per colmare al minimo lo scarto tra le retribuzioni dei DD.SS. e le retribuzioni degli altri dirigenti pubblici. Questo amico si rivolse, seguendo i suoi canali, alla dirigenza nazionale dell'Associazione ed ebbe questa risposta che mi sbalordì: l'ANDIS condivideva la richiesta dei 25 milioni annui ma non la formalizzava perché temeva che il Governo potesse offrire una somma maggiore e non voleva, quindi, essere spiazzata da offerte superiori. Incredibile ma vero! Quando l'amico riferì la cosa nel corso di un incontro pubblico tutti i dirigenti presenti si fecero una fragorosa risata.

Adesso leggo sul sito web dell'ANDIS il seguente incipit del documento del Coordinamento regionale ANDIS Veneto - Mestre, 18.11.2000 - " I Coordinatori delle province venete di Padova, Treviso, Verona e Venezia, presenti alla riunione, dopo aver riportato il "clima" associativo nelle rispettive province di provenienza, caratterizzato da un preoccupante abbassamento di fiducia verso il ruolo dell’ANDIS nella vicenda contrattuale e, in particolare, nei confronti dell’accordo sottoscritto con le Confederazioni CGIL-CISL-UIL ritenute incerte e talvolta ambigue nella tutela sindacale della categoria, hanno convenuto sui seguenti punti" ecc. ecc. Il documento prosegue denunciando: " L’ANDIS paga tuttora al coraggio e all’efficacia della sua scelta il prezzo di un suo offuscamento d’immagine sul piano associativo-professionale." e rivendicando: " Oggi è allora necessaria una svolta nel patto con i Sindacati Confederali: questi devono consentire che al loro interno prenda forma una struttura rappresentativa degli interessi della Dirigenza, che sia autonoma, visibile, autorevole, dotata di poteri organizzativi e contrattuali; l’ANDIS deve riappropriarsi tutt’intera della sua funzione autenticamente culturale, di studio e di professionalizzazione del ruolo dirigente. Su questi presupposti potrà realizzarsi allora un nuovo patto in grado di offrire alla Dirigenza Scolastica italiana un forte soggetto contrattuale collegato ad un altrettanto forte soggetto professionale."

Peccato che il firmatario del documento, il collega peraltro valentissimo Nicola Casaburi, non ne tragga le conseguenze necessarie per correggere lo strabismo. Se agli inizi degli anni '90 l'opzione associativa era giustificata dalla necessità di creare le premesse culturali e le alleanze per conseguire le finalità istituzionali e strategiche dell'Autonomia e della Dirigenza ora, a distanza di dieci anni, realizzate sul piano giuridico quelle rivendicazioni, la scelta di natura sindacale è inevitabile. I dirigenti scolastici non potranno, comunque, evitare di sciogliere questo nodo. Non potranno rischiare di rimanere privi di una rappresentanza sindacale autonoma, forte, incisiva, possibilmente unitaria. Ma si crede davvero che i Sindacati Confederali, dovendo rappresentare gli interessi dei docenti, possano o vogliano consentire tutto ciò? Potrà l'ANDIS sostenere ancora a lungo quel ruolo di fiancheggiamento dei Sindacati dei docenti che ha esercitato di fatto negli ultimi anni?

Credo che i colleghi dell'ANDIS, con i quali ho condiviso cinque anni di militanza appassionata, generosa, convinta e leale, debbano meditare fortemente su questo mutamento di scenario e su queste dinamiche in atto che dovrebbero indurre a rivedere l'originaria opzione associativa. Altrimenti la prospettiva di non essere né carne né pesce, con il rischio di confinarsi in attività associative da dopolavoro, delegando di fatto la rappresentanza degli interessi dei DD.SS. al sindacato dei docenti diventerebbe reale e concreta, con esiti disastrosi per la nostra categoria.

Si tratta di correggere lo sguardo per non continuare ad essere strabici.

3° Quadro: LA CGIL DI UDINE DIFFIDA I DD.SS.

(COMPRESI I PROPRI ISCRITTI)

Il terzo caso esemplare e clamoroso di strabismo, apparentemente minore ma conseguenza di una logica precisa, ce lo offre l'incisivo commento del valentissimo direttore di Pavone Risorse Reginaldo Palermo alla notizia che la CGIL di Udine propone ai docenti di diffidare i Capi di Istituto per il mancato pagamento dei docenti Funzioni Obiettivo. Sappiamo tutti che le disposizioni capestro sui flussi di cassa rendono di fatto impossibile la tempestività dei pagamenti, tuttavia, il Sindacato udinese non ha esitato ad identificare e colpire nel dirigente scolastico il capro espiatorio sbagliato. Bell'esempio di solidarietà tra le categorie, all'interno dello stesso comparto scuola!

Mi associo al giudizio del collega: "L'iniziativa udinese mette anche in evidenza una contraddizione di cui i sindacati confederali devono ormai tenere conto: della Cgilscuola udinese fanno probabilmente parte anche capi di istituto che - paradossalmente - si vedono in tal modo diffidati dal loro stesso sindacato!"

No comment!

4° Quadro: SOTTO FORMA DI FAVOLA

C'era una volta, in un paese lontano, un dirigente scolastico che intendeva come proprio dovere tutelare i diritti dei bambini che frequentavano la sua scuola. Un bel giorno venne a sapere che un insegnante aveva l'abitudine, non propriamente pacifica né pedagogica, di alzare le mani sugli alunni e, accertati i fatti, ritenne suo diritto erogare una sanzione disciplinare affinché non si ripetessero più gli incresciosi episodi. Non l'avesse mai fatto quel povero dirigente scolastico: non sapeva ancora che aveva osato sfidare la potente corporazione! Infatti l'insegnante si rivolse al suo sindacato che le offrì tutela legale, consigliandola di adire al Tribunale del Lavoro affinché sanzionasse i comportamenti autoritari del dirigente. Ma l'aspetto francamente più curioso e paradossale della vicenda è che sia il docente sia il dirigente erano iscritti allo stesso sindacato. Per ora il risultato è che si sono invertite le parti: non è più il docente che deve giustificare i suoi atti negativi e illegittimi ma è il dirigente che deve rendere conto del proprio comportamento. Bel risultato, non c'è che dire!

Non si sa ancora quale sarà il finale della storia ma il dirigente, francamente, non si aspetta nulla di buono. Il lieto fine era d'obbligo nelle favole classiche che terminavano con l'immancabile "E vissero tutti felici e contenti!". Questa, invece, è una favola moderna e, si sa, le favole moderne hanno la brutta abitudine non solo di trasformarsi in realtà ma anche di invertire gli esiti. Ma i dirigenti scolastici sono cresciuti e non credono più alle favole antiche. O no?

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