Documenti finali del Convegno
nazionale di Salsomaggiore
Fonte: sito web
Disal - 28 gennaio 2003
Di.S.A.L. -
Dirigenti Scuole Autonome e Libere - Valutare la
scuola, valutare la dirigenza, verso un sistema
delle libertà educative
1° Convegno nazionale - 7° Seminario
nazionale per Dirigenti scolastici, Responsabili
di direzione, Vicari delle scuole statali e non
statali – Documenti finali della Direzione
A. La valutazione delle scuole
1. L'avvio dell'autonomia scolastica ed il
contrastato affacciarsi di una competitività tra
scuole di diversa origine e gestione hanno
sollevato il problema del valore di una scuola.
Per valutare la qualità di una scuola è
necessario comprendere la specificità
dell’azione che in essa si svolge, la natura del
“bene” che offre ad alunni, famiglie, comunità
locali. Il lavoro educativo e culturale è mosso
dal semplice e puro interesse per il ragazzo così
com'è, per tutto quello che può diventare ed è
favorito da un clima, da un ambiente positivo,
ricco di diversità e non di conflitti, mosso da
una meta comune. Un dirigente scolastico che
lavori per una simile scuola collabora sicuramente
alla sua qualità.
2. La valutazione del sistema scolastico e l’autovalutazione
di istituto, lungi dall’essere innanzitutto
strumenti di controllo o intervento
amministrativo, devono essere strumenti utili per
accompagnare le scuole nel continuo sforzo di
miglioramento, per correggersi e sempre meglio
servire lo scopo per il quale operano. I due
strumenti, esterno il primo e interno il secondo,
devono operare di pari passo in un unico sistema e
realizzarsi all’interno delle istituzioni
scolastiche autonome, statali e paritarie.
3. L’avvio dell’INVALSI e dei Progetti Pilota
di valutazione degli apprendimenti sono un primo
passo per un sistema nazionale di valutazione, che
tuttavia deve transitare da un sistema basato sui
livelli gerarchici dell’Amministrazione
Scolastica ad un organismo nazionale indipendente
che, sapendo pubblicamente dimostrare le capacità
di operare: a. realizzi strumenti utili di
informazione alla scuola, alla società ed alle
famiglie; b. assuma la singola scuola come ambito
di incontro tra valutazione esterna ed
autovalutazione di istituto in un’ottica di
sostegno e miglioramento dei processi formativi.
4. La valutazione esterna deve giungere, secondo
tempi e modi rispettosi dei soggetti in gioco, ad
una qualche forma di comunicazione dei risultati
che consideri i livelli di partenza di ogni
istituzione scolastica, per meglio considerare il
“valore aggiunto” da ogni singola scuola.
5. I soggetti che agiscono in ogni scuola sono i
primi responsabili della valutazione delle loro
azioni. Per questo il primo soggetto dell’azione
interna di autovalutazione è il Consiglio che
gestisce la scuola stessa e che rappresenta in sé
le componenti della comunità scolastica,
riservando con chiarezza all’assemblea dei
docenti la competenza sulla parte didattica.
Risulta quindi inutile aumentare gli organismi di
scuola, bensì occorre responsabilizzare quelli
essenziali e far sì che organismi esterni
agiscano da collaboratori di questi.
B. La valutazione della dirigenza nella scuola
statale
1. Non si può parlare di valutazione di chi
dirige la scuola se non inserendola
contemporaneamente nella valutazione della scuola
tutta e quindi anche di tutti i suoi operatori
(docenti e non docenti), come d’altra parte
avviene già per gli studenti. Essa implica però
che, con chiarezza, prima si definiscano le
competenze di gestione delle scuole statali, così
che si possa chiarire quale sia la committenza
delle stesse e quali obiettivi chiari e
verificabili vengano assegnati alla professione
dirigenziale.
2. Uno strumento ed un metodo di valutazione non
devono avere, inizialmente, finalità
sanzionatorie ma di sostegno e sviluppo della
capacità professionali migliori e di correzione e
miglioramento degli errori e delle debolezze.
Poiché a tutt’oggi, anche per la dirigenza
scolastica, non si è ancora in grado di mettere
in campo un sistema accettabile e sperimentato, è
opportuno concentrare la valutazione più sulla
sperimentazione degli strumenti valutativi che non
sugli esiti professionali e retributivi.
3. Si avvii quindi per la dirigenza, come per le
altre componenti, una sperimentazione temporanea
della valutazione che si concentri sulla
costruzione degli strumenti. Gli esiti
professionali e retributivi possono essere
differenziati e premianti solo quando gli
strumenti, validati, daranno garanzia della loro
efficienza (funzionamento condiviso) ed efficacia
(promozione della professionalità). Ovviamente
sono da escludere, anche per l’infelice
esperienza passata, modalità cartacee di
valutazione, poiché il processo implica un
coinvolgimento diretto del valutato e della scuola
dove opera.
4. A regime una valutazione biennale (durata
minima del contratto) del dirigente: a. deve tener
conto anche dell’ambiente e delle condizioni
oggettive in cui opera; b. deve chiarire
preventivamente l’oggetto della valutazione e i
criteri in base ai quali avviene; c. deve essere
affidata a commissioni composte da pari (dirigenti
con maggiore anzianità di servizio e riconosciuta
esperienza) coordinate dal Direttore regionale; d.
deve implicare attività “in situazione”, come
visite alla scuola, colloqui, osservazione del
clima presente nell’istituzione oltre a una
scheda di autoanalisi basata su alcuni indicatori
preventivamente fissati; f. deve concludersi con
un rapporto finale consegnato anche alla scuola,
con indicazioni sugli aspetti da migliorare tali
da essere verificabili dopo il periodo prefissato.
La sanzione potrà intervenire solo dopo la
verifica della inefficacia delle indicazioni di
miglioramento affidate.
5. Nella prospettiva di una seria riforma della
scuola italiana “verso un sistema delle libertà
educative”, resta da verificare un modello
integrato di scuole autonome, statali e paritarie,
nel quale la dinamica delle libere scelte delle
persone costituisca la modalità di funzionamento
delle comunità scolastiche. Per far questo è
indispensabile riportare la direzione di scuola
alla sua funzione educativa, culturale ed
organizzativa, fermando la sua degenerazione verso
la carriera burocratico amministrativa. Occorrono
inoltre meccanismi che favoriscano maggiore libertà
di reclutamento e di carriera, basandosi sulla
effettiva verifica periodica delle capacità
professionali.
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