Confindustria: un decalogo per la qualità
Le proposte per migliorare l'istruzione a cura
delle associazioni imprenditoriali di sette Paesi europei

(Fonte: www.ilsole24ore.it/scuola/ )

 

La Confindustria italiana e le associazioni imprenditoriali di altri sei Paesi europei (Austria, Danimarca, Francia, Germania, Olanda e Gran Bretagna) hanno stilato un "decalogo" per il miglioramento della qualità dell'istruzione, frutto di un gruppo di lavoro internazionale (il testo originale è in inglese). Lo ha illustrato oggi, 7 marzo, a Roma il presidente della commissione scuola di Confindustria, Attilio Oliva, alla presenza del ministro Pubblica istruzione Luigi Berlinguer e delle organizzazioni sindacali e professionali della scuola.

Ecco, in sintesi, i dieci "messaggi chiave" proposti ai governi dagli imprenditori.

RIPENSAMENTO DEL SISTEMA EDUCATIVO. È necessario un profondo ripensamento del sistema educativo. Bisogna superare il divario tra le conoscenze e le competenze attualmente offerte dal sistema formativo.
RINNOVARE L'ORGANIZZAZIONE SCOLASTICA. La scuola deve rinnovare le proprie "missioni" e di conseguenza la propria organizzazione. La scuola, come sempre deve continuare a fornire conoscenze e competenze di base, solide e di alta qualità, ma deve anche sviluppare capacità sociali e personali, valori e sentimenti di cittadinanza, e soprattutto l'interesse dei giovani a continuare ad imparare lungo tutto l'arco della vita.
AUTONOMIA. I governi devono attribuire alle scuole l'autonomia organizzativa, didattica e gestionale. Le scuole devono avere grandi ambizioni, porsi obiettivi e assumersi la responsabilità di raggiungerli. Dovrebbero poter scegliere il personale insegnante e instaurare stretti rapporti con genitori, comunità locali, altre scuole e mondo del lavoro.
SISTEMA DI VALUTAZIONE. I governi devono far sì che le scuole siano tenute a rendere conto dei costi e della qualità del servizio. Devono definire standard nazionali di conoscenze e competenze per ogni materia curriculare come strumenti per poter misurare i risultati e consentire alle scuole l'autovalutazione e il loro continuo miglioramento. I governi devono istituire un ente indipendente per la valutazione della qualità di ogni singola scuola e del sistema nel suo complesso.
FINANZIAMENTO BASATO SULLA DOMANDA. In linea di principio, il finanziamento pubblico della scuola dovrebbe essere guidato dalla domanda, e cioè riferito al numero di studenti iscritti a ogni scuola, liberamente scelta dai genitori.
COOPERAZIONE E COMPETIZIONE. Sono entrambe necessarie per assicurare l'efficacia e l'efficienza, fermo restando l'obiettivo strategico di garantire l'universalità del servizio e di combattere l'esclusione.
NUOVE TECNOLOGIE. Le scuole, sfruttando lo straordinario potenziale delle nuove tecnologie, devono diventare centri di apprendimento attivo più personalizzato e stimolante.
SAPERE E SAPER FARE. La scuola deve dedicare pari attenzione alla teoria e alla pratica, al sapere e al saper fare. Per stimolare la curiosità e l' interesse degli studenti, la scuola deve aiutarli a cogliere i nessi operativi e funzionali delle conoscenze e ad applicarle.
INCENTIVI A CAPI D'ISTITUTO E INSEGNANTI. Capi d'istituto e insegnanti "sono" la scuola. Devono essere altamente professionalizzati, con preparazione universitaria o superiore, unita a tirocinio pratico, e devono poter accedere all'aggiornamento continuo. I contratti di lavoro devono essere aggiornati per far sì che capi d'istituto e insegnanti abbiano un sistema di incentivi, con remunerazioni differenziate a seconda dei compiti e dei risultati raggiunti.
RUOLO DEGLI IMPRENDITORI. Devono attivarsi maggiormente per collaborare con la scuola, ad esempio aiutando gli studenti e gestirsi in modo più efficace riguardo all'ingresso nel mondo del lavoro.

Il ministro della Pubblica istruzione, dopo la presentazione del documento, ha evidenziato le "molte convergenze e alcune divergenze" con le proposte degli imprenditori italiani ed europei: In particolare, per quanto riguarda i capi d'istituto, Berlinguer ha detto: "Non ho mai creduto al preside-manager, ma credo invece nel preside-dirigente, che non sia un burocrate. Non si tratta, infatti, di un'impresa, ma si tratta invece di applicare gradualmente un sistema dirigenziale al delicatissimo tessuto della scuola". Quanto all'autonomia, il ministro ha dichiarato di non essere "molto convinto" che sia la singola scuola a scegliersi gli insegnanti: "Nel nostro Paese un metodo del genere non è attuabile oggi come oggi, e fra l'altro vogliamo ad esempio evitare il rischio di una "scuola padana"; d'altra parte, abbiamo anche il caso negativo della Gran Bretagna, dove fu introdotta l'autonomia scolastica senza standard nazionali, e oggi fanno una vigorosa marcia indietro perchè il loro livello qualitativo si è abbassato".

Piero Fornara

7 marzo 2000

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