Contratto dei dirigenti scolastici
Dirstat scuola nettamente contraria all'intesa del 17 maggio

Questo il testo del documento diramato dalla Dirstat Scuola e dalla Confedir dopo l'intesa del 17 maggio

(Fonte: DIRSTAT)

"L’autonoma area della dirigenza scolastica è collocata nell’ambito del comparto scuola."
Questa la decisione adottata presso l’Aran (l’agenzia governativa per i contratti collettivi dei dipendenti pubblici).
La collocazione di presidi e direttori all’interno del comparto scuola ai fini della definizione del loro stato giuridico ed economico vanifica, di fatto, il conferimento della qualifica dirigenziale.
Ciò che era stato riconosciuto con legge del Parlamento viene ora negato per via contrattuale.
Come nel passato, la legge dei grandi numeri (un milione di dipendenti della scuola contro solo diecimila capi d’istituto) è risultata vincente anche nei confronti della volontà di rinnovamento espressa dal legislatore.
Saranno ancora i rappresentanti sindacali dei bidelli e dei docenti a condizionare pesantemente i contenuti del contratto di lavoro dei dirigenti scolastici.

Nel corso della trattativa solo la Confedir ha espresso un giudizio totalmente negativo rivendicando la collocazione nell’area dei dirigenti statali senza riferimenti al contratto di comparto specifico.
Le altre confederazioni hanno espresso un giudizio sostanzialmente positivo alla proposta loro sottoposta.

La trattativa, a lungo rinviata e preceduta, di volta in volta, da momenti di silenzio o da campagne di disinformazione terroristica nei confronti della categoria, segna non solo un pesante condizionamento per i dirigenti scolastici ma anche un arretramento del processo di riforma del sistema scolastico impostato sull’autonomia delle singole scuole.
Mantenere i dirigenti scolastici all’interno del comparto scuola vuol dire considerarli ancora, al di là degli aspetti nominalistici, ancora dei direttivi (un termine in puro sindacalese senza riscontro nel vocabolario della lingua italiana per indicare un dirigente che nulla dirige).

Si è voluto inserire nel quadro della dirigenza pubblica una vera anomalia.
Nessun dirigente degli altri settori è, infatti, inserito nel proprio comparto.
Le motivazioni non reggono ad un’analisi razionale.

Non quella di tipo formale.
Se, infatti, la legge n. 59/1997 prescriveva l’inserimento nel comparto scuola, il successivo D.Lvo. n. 59/1998 prevede l’inserimento nell’amministrazione scolastica periferica che, tradotto, vuol dire dirigenza dello stato.

Non quella datata di tipo sostanziale che si basa su una presunta atipicità dei compiti svolti dai capi d’istituto.
Tutti i dirigenti svolgono funzioni diverse dipendenti dal settore in cui operano.
Per fare esempi anche i medici o gli ispettori scolastici svolgono funzioni particolari ma nessuno pretende che il loro contratto sia deciso rispettivamente dagli inservienti ospedalieri o dai commessi delle scuole.

Non quella di tipo politico generale.
L’autonomia delle scuole, inserita in un più ampio processo di decentramento in atto in tutti i settori dell’amministrazione statale, avrebbe dovuto comportare nelle scuole la presenza di un dirigente dotato di ampi poteri a garanzia sia dei diritti degli utenti spesso prevaricati per tutelare gli interessi degli operatori, sia degli standard di uniformità nazionali minacciati dalle tendenze anarchiche di u-na malintesa autonomia scolastica.

La decisione concordata con l’Aran compromette non solo il futuro professionale dei capi d’istituto ma rimette in gioco l’assetto della distribuzione dei poteri gestionali all’interno delle scuole.
Una rivincita di marca conservatrice di alcune organizzazioni sindacali che tentano di riconquistare il consenso perduto.

La Confedir, ritenendo la maggioranza della categoria dei dirigenti delle scuole contraria, chiede formalmente alle confederazioni firmatarie di sottoporre l’ipotesi concordata con l’Aran a un referendum il più possibile formalizzato.

Chiede, inoltre, al Ministro della Pubblica Istruzione e a quello della Funzione Pubblica di farsi garanti della regolarità del referendum onde evitare ulteriori pericolose sconfessioni dei vertici sindacali da parte della maggioranza dei presidi e dei direttori delle scuole.

Milano 19 maggio 2000

Bruna Sinnone, Presidente Dirstat scuola
Sandro Aldisio, Delegato Confedir alle trattative

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