L’INFANZIA
SCOMPARSA
PROZAC
AI RAGAZZI
di G. BARBIELLINI AMIDEI
Forse i bambini non esistono più. Forse non sono
mai stati bambini questi uomini dalla faccia di
fanciulli e dall’anima stanca la cui fatica di
crescere la Food and Drugs Administration
(l’agenzia americana dei farmaci) consente
adesso di curare con il Prozac. Cantava Giorgio
Gaber: «Non insegnate ai bambini la vostra morale».
Strana è la morale di questi adulti che fanno
invecchiare i figli a forza di pillole e allo
stesso tempo li vogliono così piccoli da credere
a ogni Babbo Natale e a ogni Befana.
Non c’è mai stato tanto boom di calze per
l’Epifania, dieci milioni regalate questa notte.
Sono stati spesi 700 milioni di euro per una
favola di plastica.
Etimologicamente l’infanzia non c’è più.
Ditemi voi se potete considerare infanti, cioè
persone che non sanno ancora parlare, questi
bimbetti che mitragliano chiacchiere da milioni di
cellulari. Dallo scorso Natale molti bambini
possiedono due telefonini, uno di prima e uno di
seconda generazione, con quello ricevuto nel 2001
parlano con gli amici, con l’altro ricevuto nel
2002 mandano messaggi visivi ai loro improbabili
amorini.
In sé e per sé lo spettacolo potrebbe anche
essere allegro o almeno ridicolo. Ma inclina non
di rado verso la tragedia. Alla periferia di
Napoli un rapinatore di 13 anni che con un
complice di 17 voleva portar via lo scooter a un
poliziotto è morto sul ciglio della strada,
raggiunto da un colpo di pistola dell’aggredito.
Loro due avevano soltanto una pistola giocattolo.
Alla loro età si dovrebbe soltanto giocare, non
andare a fare rapine.
La
vita di milioni di giovanissimi è caratterizzata
da un elemento costante. Lo squilibrio. Ci sono
scompensi impressionanti fra le età e i gesti,
fra i mali e i rimedi, fra le intenzioni e gli
esiti. Altrettanto priva di equilibrio spesso è
la reazione degli adulti. Se il bambino è triste,
oggi si dice depresso, gli si dà il Prozac. Se è
irrequieto, oggi si dice iperattivo, gli si
propone il Ritalin. Se è raffreddato, gli si
somministra subito l’antibiotico. L’importante
è lo scopo, si vuole comunque eliminare il
problema. L’adulto considera importante
normalizzare, non stare in pensiero. C’è tutto
un mondo che non vuole mai stare in pensiero per
colpa dei bambini. Se può, evita di creare la
fonte stessa della preoccupazione ed ecco il
crollo demografico.
Quando comunque i figli nascono, viene messa in
campo una strategia della semplificazione della
convivenza. La comunicazione è ridotta
all’osso, priva di spiegazioni. Il dialogo è
rapido e si basa su poche centinaia di vocaboli di
un’incredibile lingua che corre fra genitori e
figli. Gli apparati elettronici, televisori, play
station, game boy e cellulari aiutano nella
rarefazione dei rapporti diretti fra le
generazioni. Quattro ore al giorno davanti alla
tv, almeno un’ora con i videogiochi, il resto,
quando non è scuola, è telefonino.
L’episodio del Prozac, il farmaco ora consentito
negli Stati Uniti fin dall’età di otto anni,
impressiona per i rischi dell’uso improprio di
cure così serie. Ma dovrebbe spaventare ancora di
più la consistenza del fenomeno sociale che ha
provocato la discutibile decisione delle autorità:
un quarto dei bambini americani soffre di
depressione, di ansia, di disturbi dell’umore.
Non molto migliore è la situazione europea e
quindi anche italiana. Sarebbe una follia trattare
questi milioni di bambini come se fossero malati.
Malata è la situazione nei confronti della quale
i bambini segnalano, attraverso un comportamento
anomalo, tutta la loro insoddisfazione profonda. A
loro talvolta non piacciono gli adulti accanto ai
quali devono venire su. E gli adulti di rimando
offrono ad essi Prozac e merendine, Ritalin e game
boy.
Si è voluto «dopare» l’età verde cui si è
sottratto il centro, che era costituito da un
continuo confrontarsi senza fretta con il mondo
adulto. Ora nessuno ha più pazienza e tempo per
aspettare che i bambini crescano e li si proclama
quindi subito già cresciuti. Se
nell’accelerazione qualcosa non funziona, c’è
sempre una pillola a disposizione.
Gaspare Barbiellini Amidei
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