«Centomila
insegnanti di troppo nelle graduatorie»
Il ministero: sono quelli di ruolo che cercano
cattedre più prestigiose o sedi più comode. Ma
così si penalizzano i precari
Corriere della Sera – 4 gennaio 2003
ROMA - «Aspiranti professori» col contratto a
tempo indeterminato. «Precari» con la cattedra
assicurata fino all’età della pensione. Succede
nella scuola. Ed è un fatto piuttosto comune,
anche se finora poco noto nella sua esatta
dimensione. Secondo un’indagine del ministero
dell’Istruzione, sono circa 104 mila gli
insegnanti legati all’amministrazione da un
contratto a tempo indeterminato che affollano
anche altre classi di concorso delle graduatorie
provinciali permanenti, a fianco di chi attende da
anni un posto nella scuola. Poiché nelle
graduatorie di tutta Italia, al 25 ottobre scorso,
risultavano 427 mila persone, si può affermare
che circa il 25 per cento dei professori presente
in quelle liste non può essere definito in senso
stretto aspirante a una cattedra dal momento che
già la possiede. La presenza di un insegnante di
ruolo in una o due graduatorie di altrettanti
ordini scolastici o classi di concorso ha delle
ragioni ben precise. Il docente in questo modo
cerca di assicurarsi una nomina più gratificante,
sotto il profilo economico, col passaggio a un
ordine scolastico superiore, o della sede. Secondo
l’indagine del ministero dell’Istruzione, dei
427 mila aspiranti professori, 245.958 sono
presenti nelle graduatorie di un solo ordine di
scuola, 166 mila si trovano nelle graduatorie di
due ordini scolastici, mentre 9.813 insistono su
graduatorie di tre ordini scolastici.
Si
tratta di scelte legittime, che non violano né
leggi né regolamenti. Non c’è dubbio però che
la presenza di oltre 100 mila insegnanti di ruolo
nelle graduatorie finisca per allungare l’attesa
dei veri precari. Due docenti milanesi di
filosofia, supplenti da anni, vicini ai cinquanta,
hanno lanciato di recente un Sos a viale
Trastevere: «Siamo bloccati da cinque docenti che
insegnano in un’altra classe di concorso: non
abbiamo speranza». «Uno dei casi più ricorrenti
e di intasamento riscontrato in varie province -
spiega Michele Borello, docente di Diritto a
Milano e animatore di un movimento di precari - è
quello causato dall’ingresso dei colleghi di
Lettere delle medie inferiori nelle graduatorie di
filosofia dei licei, grazie ai corsi riservati, a
scapito dei vincitori di concorso». «Il tappo -
aggiunge Borello - crea maggiori sofferenze nelle
classi di concorso che offrono pochi posti di
ruolo, quelle cioè dove avvengono poche
assunzioni l’anno».
La possibilità, per un docente di ruolo, di
passare da una cattedra all’altra è garantita
comunque, ma il numero di posti è contingentato.
Ecco perché così tanti docenti, ottenuta
l’assunzione, restano iscritti alle altre classi
di concorso in cui sono abilitati. «E’
sicuramente un problema - ammette Franco Coppoli,
referente del coordinamento nazionale precari
Cobas scuola - ma il vero nodo per i precari è il
blocco delle assunzioni, la mancanza di ricambio.
Nella Finanziaria ci sono decine di migliaia di
tagli del personale e non c’è nessuna
prospettiva di investimento nella scuola pubblica.
In realtà la flessibilità dei docenti, ovvero la
possibilità di passare da una cattedra
all’altra - continua Coppoli - comporta una
dequalificazione dell’insegnamento perché si
perde il patrimonio professionale acquisito sul
campo».
«Finché non ci sarà in Italia un organico
sistema di reclutamento - dice Fedele Ricciato,
segretario generale dello Snals - non si potrà
dare mai seguito con equità alle legittime
aspettative degli aspiranti inseriti nelle
graduatorie. Nell’attuale sistema non si possono
negare due diritti: il diritto al lavoro e il
diritto a fare carriera. Ammettiamo che io sia un
incaricato della scuola dell’infanzia - continua
Ricciato - e abbia i titoli per accedere al ruolo
della secondaria per Lettere. Come faccio a
rinunciare a quest’opportunità, se è l’unica
possibilità di carriera ammessa nella scuola,
oltre ai passaggi contingentati? Al ministero
avrebbero tante altre cose a cui pensare. Il
precariato esiste perché non si fanno le nomine
in ruolo».
Giulio Benedetti
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