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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

Docenti, cambia il reclutamento

 

Corriere della Sera - 19 febbraio 2003

Alla vigilia del varo della riforma riprende il dibattito sui precari e la selezione degli insegnanti

Corsi abilitanti a numero chiuso al posto dei vecchi concorsi

MILANO - Alla vigilia dell’approvazione della riforma della scuola, si prepara anche una rivoluzione nel reclutamento dei docenti con la scomparsa dei vecchi concorsi. Per diventare insegnante non ci saranno più chilometriche prove scritte ei orali. Spariranno le centinaia di migliaia di fascicoli dagli archivi dei provveditorati, custoditi per anni sino all’esaurimento delle graduatorie dei concorsi. E con il concorso pubblico dovrebbe andare in soffitta anche la vecchia forma del precariato, cioè l’estenuante attesa di una supplenza per racimolare punteggio nella speranza, magari dopo qualche decennio, di poter diventare docente di ruolo. Sembra che questa impostazione, in linea teorica, non trovi sbarramenti da parte delle opposizioni parlamentari, né tanto meno da parte delle organizzazioni sindacali della scuola. Al vecchio sistema di reclutamento basato sul concorso si sostituisce l’accesso tramite la laurea quinquennale specializzante. Tre anni di corso di laurea cui si aggiunge un biennio universitario di specializzazione con tirocinio presso le scuole. Saranno poi queste scuole a rilasciare il titolo di abilitazione all’insegnamento ai singoli tirocinanti. E questo titolo abilitante sarà l’unico a consentire l’accesso all’insegnamento da una certa data, secondo la regola del numero chiuso. Ogni anno, in prospettiva, la quantità di studenti che si avvierà ai corsi di laurea per la specializzazione all’insegnamento corrisponderà alla quantità di posti messi a disposizione per l’accesso alla docenza nelle scuole. Si prevede una sola graduatoria nazionale articolata per regioni. Da questa graduatoria, si dovrebbero reclutare i docenti del futuro. Con questo nuovo percorso si pensa di porre fine al precariato. In pratica il meccanismo non regge, sostiene Massimo Di Menna, segretario nazionale della Uil scuola. «La proposta Moratti presenta due punti di debolezza. Il primo riguarda la fase transitoria. Non si può pensare di favorire l’ingresso di docenti giovani con la laurea abilitante a discapito di chi è già abilitato ed è precario. Con questo meccanismo sarebbero tagliati fuori decine di migliaia di supplenti abilitati. Il secondo si riferisce alla mancanza di volontà politica nel definire la quantità di posti vacanti sui quali nominare gli insegnanti di ruolo. Si tratta di quasi 100.000 posti su cui attualmente lavorano i supplenti. Se non si risolveranno questi due nodi, il precariato non si esaurirà mai».
Al ministero si sta lavorando da tempo per affinare le nuove proposte di reclutamento. Si procede con molta cautela e attenzione ai particolari, afferma Sergio Scala, vice direttore generale agli ordinamenti scolastici. «Ci troviamo di fronte a un cambiamento del sistema di reclutamento del personale che dovrà tener conto della riforma dei cicli, ma soprattutto della ricostruzione dei percorsi formativi nei vari tipi di scuola».
Da un convegno nazionale che si è tenuto presso l’università di Messina è arrivato un nuovo allarme da parte dei laureati che frequentano gli attuali corsi biennali di specializzazione per conseguire l’abilitazione. L’allarme è stato raccolto anche da coloro che l’abilitazione universitaria la hanno già conseguita e temono di essere tagliati fuori da future prospettive di immissione in ruolo. Sergio Scala ritiene che questi tronconi di specializzazione debbano essere riassorbiti dai nuovi corsi di laurea abilitanti a numero chiuso.
Ma Di Menna mostra molto scetticismo: «Per il momento ci sono tre generi di precari: gli abilitati con molti anni di servizio, gli abilitati tramite il concorso pubblico e gli abilitati dei corsi di specializzazione universitaria. Se non si assorbe questa grande massa di docenti, coprendo i posti vacanti con nuove immissioni in ruolo, saremo punto e daccapo. La cosa migliore è quella di prevedere un nuovo doppio canale di reclutamento assumendo una quota consistente di docenti dalle attuali graduatorie permanenti, mentre la parte restante dei posti vacanti, fino ad esaurimento del precariato, potrebbe essere assegnata ai giovani neolaureati con il futuro numero chiuso». Franz Foti

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