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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

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Libri di storia poco oggettivi, il governo controlli»

Risoluzione di Forza Italia approvata in commissione. Giovanardi: ma saranno sempre le scuole a scegliere i testi. L’Ulivo: è censura

Corriere della Sera - 12 dicembre 2002

ROMA - Un insegnamento «secondo criteri oggettivi rispettosi della verità storica». E manuali di «assoluto rigore scientifico che tengano conto, in modo obiettivo, di tutte le correnti culturali e di pensiero». E’ una risoluzione approvata dalla maggioranza in commissione Cultura della Camera a riaprire la vecchia polemica sui libri di storia. Un documento discusso. Perché assegna al governo il compito di garantire che i due obiettivi vengano raggiunti, «pur nel rispetto dell’autonomia delle istituzioni scolastiche». L’opposizione protesta, parla di «censura e oscurantismo». Ma la Casa delle libertà difende la sua scelta, anche se il presidente della commissione, Ferdinando Adornato, aveva tentato inutilmente una mediazione: lasciar cadere la risoluzione e avviare un’indagine conoscitiva. Spiega Fabio Garagnani, primo firmatario della risoluzione e deputato bolognese di Forza Italia, che un anno fa diede vita a Telefono amico, per raccogliere le denunce sugli episodi di propaganda contro Berlusconi nelle scuole: «Sbaglia chi parla di intenti censori o di liste di proscrizione. Noi vogliamo solo garantire più libertà. Non è possibile che a scuola si parli dei lager ma non dei gulag, che non si faccia parola sulle foibe, che non si riconosca il significato del 18 aprile 1948». Carlo Giovanardi, ministro per i Rapporti con il Parlamento, usa toni concilianti: «L’unica cosa che il governo può fare è promuovere le condizioni perché nel nostro Paese sia presente un’offerta di libri pluralista. Saranno poi gli organi collegiali della scuola, nella loro autonomia e nel rispetto della libertà d’insegnamento, a scegliere il testo che ritengono più opportuno».

Ma il centrosinistra protesta e ricorda il precedente di Francesco Storace: due anni fa il presidente della Regione Lazio decise di creare una commissione per il controllo dei libri di storia. Piero Fassino, segretario dei Ds, chiede un «chiarimento al ministro Moratti». E parla di «oscurantismo»: «Non si è mai visto che si invochi il controllo politico sui libri di testo». Luciano Violante, nell’editoriale di oggi su l’Unità , sostiene che il «Paese chiude la libertà costituzionale d’insegnamento». Andrea Colasio, Margherita, giudica la risoluzione «una cosa da Minculpop», il ministero della propaganda ai tempi del fascismo. Mentre Katia Bellillo, Rifondazione comunista, parla di «censura»: «La maggioranza mette in discussione la libera circolazione delle idee».
In concreto cambia poco, quasi nulla. Lo stesso Garagnani ammette: «Ho voluto sollevare il caso, far nascere un dibattito. Certo, il ministero dell’Istruzione potrebbe fare una circolare per cambiare i criteri nella scelta dei libri. Ma so benissimo che non succederà». Resta il fatto che una risoluzione approvata dal Parlamento è vincolante per l’esecutivo. Ma secondo i dati trasmessi alla Camera, finora il governo Berlusconi ha rispettato meno del 40 per cento degli impegni presi in Parlamento con risoluzioni, mozione e ordini del giorno. Nemmeno in passato le cose erano andate molto meglio.

L. Sal.

 

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