Non comprendiamo l’ostinazione
con la quale Cofferati collega ossessivamente l’annuncio di “rinvio”
dell’attuazione della riforma dei cicli con un malcelato proposito di “alterazione
della funzione primaria della scuola pubblica”.
Ciò che la scuola italiana sta da alcuni anni attuando con esiti da tutti
considerati più che soddisfacenti, e cioè l’autonomia organizzativa e
didattica e gli istituti cosiddetti “comprensivi” di materna, elementare e
media, non hanno nulla a che vedere con la riforma dei cicli, il cui proposito
invece è appunto quello di cancellare brutalmente l’identità pedagogica,
istituzionale e ordinamentale di queste scuole, di cui nessuno finora è
riuscito a darci una convincente motivazione.
Il rinvio dell’attuazione, da noi motivatamente ma vanamente richiesto al
precedente Governo, rientra ora tra gli obiettivi prioritari della nuova
maggioranza.
Per noi il rinvio deve servire a migliorare l’impianto riformatore e, in ogni
caso, a verificare la contestuale predisposizione di tutti gli interventi
organizzativi e strutturali annunciati nel piano quinquennale di attuazione e
imposti dalle due concordi Deliberazioni parlamentari.
Deve anche servire per realizzare la partecipazione e il consenso sia del
personale che dell’utenza, dai quali si è presuntuosamente e
illuministicamente ritenuto di poter prescindere.
Per questo riteniamo utile il rinvio, senza per questo rinunciare ad una
severa verifica dell’operato del nuovo Governo, assumendo come esclusivi
parametri di giudizio la qualità del servizio e la tutela del personale.
Qualcuno, invece, non si è ancora accorto che la campagna elettorale è finita
o forse ne sta proseguendo una personale.
La scuola pubblica si difende non con i proclami riformistici, ma con
l’impegno convinto a garantirle condizioni e strumenti per il compiuto
assolvimento delle finalità di istruzione e formazione che la nostra
Costituzione le ha affidato.
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