VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI ... SCORRETTA, INEFFICACE, OFFENSIVA.

Fonte: Sito web CGIL Scuola - in data 24 gennaio 2001

 

Sono tante e documentate le segnalazioni che arrivano da ogni parte d'Italia per denunciare l'inattendibilità e il carattere offensivo dei risultati delle valutazioni dei capi di Istituto previsti dall'art. 41 dell'ultimo CCNL.

E così accaduto quello che non era difficile prevedere; cioè che il superamento di una screditata modalità valutativa - quella delle note di qualifica - attraverso la costituzione di nuclei e il coinvolgimento degli interessati, desse luogo ad operazioni, nella maggioranza dei casi, infondate nella procedura e nella sostanza e screditanti nelle conseguenze.

Si può a giusta ragione affermare che si è trattato di un processo, indubbiamente innovativo e riformatore nelle premesse, che però è cominciato non certamente bene, si è sviluppato male e si è concluso pessimamente.

Richiamiamo soltanto alcuni passaggi nodali:

E' così accaduto che nuclei operanti all'interno della stessa regione abbiano prodotto risultati palesemente difformi tra loro (per quanto è stato possibile conoscere - in assenza di comunicazioni chiare, formali e trasparenti sui dati complessivi disaggregati per nuclei - attraverso il raffronto tra capi di Istituto): in alcune province punteggi medi molto bassi, in altre, della stessa regione, molto al di sopra delle attese.

Sono numerosissimi i casi di Capi di Istituto, apprezzati dentro e fuori il proprio istituto, a cui l'amministrazione aveva affidato compiti di prestigio nello stesso anno scolastico e a cui erano pervenuti lusinghieri riconoscimenti da parte dei nuclei per il monitoraggio dell'autonomia, che hanno avuto punteggi bassissimi, fino ad arrivare al dileggio dell'attribuzione di 5 punti, come segnalatoci da un Capo di Istituto.

In questi casi, l'aspetto più sconcertante è che i valutatori, a fronte di situazioni anche maggioritarie di punteggi che si collocavano al di sotto di valori chiaramente interpretabili come negativi o molto negativi, non hanno esitato lo stesso a procedere nella loro attività, con grave lesione della dignità delle persone e di persone adulte e con grave discredito della scuola stessa.

E così il valore formativo della valutazione, su cui tanto si è insistito in sede di negoziazione sindacale, si è materializzato nel suo esatto contrario, in una sostanziale delegittimazione di una parte consistente di Capi di Istituto, senza che gli stessi abbiano ricavato elementi utili per sviluppare consapevolezza degli aspetti da consolidare o da correggere nella propria attività di dirigenti.

Di fronte ad un quadro così pesante e contradditorio, inutilmente punitivo e ingiustamente screditante, l'interrogativo circa l'uso di questa valutazione e le sue conseguenze nella determinazione dell'indennità di risultato non ha pertanto, a nostro avviso, nessuna ragione di essere: è bene che l'operazione conservi il suo valore sperimentale e la si analizzi rigorosamente per derivarne tutte indicazioni correttive e migliorative possibili su strumenti e procedure, ma essa non potrà avere conseguenze né in termini di crediti professionali, e tanto meno ai fini della retribuzione di risultato.

Conclusivamente ci preme sottolineare che l'esperienza da poco conclusa ci rafforza ancora di più cirva la fondatezza dei principi che riteniamo debbano essere alla base di una valutzione corretamente intesa:

La valutazione o ha come obiettivo prioritario quello di migliorare e sviluppare la professionalità o non ha ragion d'essere. Tutti dobbiamo sentirci impegnati nella costruzione e nel raggiungimento di questo obiettivo.

Roma, 24 gennaio 2001

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