Il
punto sulla situazione contrattuale
dopo la sospensione della trattativa
Fonte:
Sito Web ANP - 8 maggio 2001
Come anticipato nel nostro comunicato
del 7 maggio, pubblichiamo un primo commento sulla situazione
contrattuale all'indomani della sospensione della trattativa.
Riportiamo anche il comunicato stampa diffuso dall'Anp nella mattina
dell'8 maggio.
Un primo commento sull'attuale situazione
contrattuale
Una
fase si è chiusa
La fase della trattativa che si è chiusa
ieri ha visto la sconfitta del tentativo di imporre alla categoria un contratto
al ribasso. Negli ultimi giorni si sono moltiplicati i tentativi e le
pressioni, sia sul piano politico che su quello polemico, per isolare l'Anp e
saldare in un blocco, per quanto eterogeneo, tutte le forze sindacali minori
per arrivare alla chiusura ad ogni costo. Per memoria dei colleghi, non sarà
inutile ricordare che la somma delle percentuali delle altre sigle rappresentative
al tavolo, arriva al 51,4% (dati ARAN), cioè appena lo 0,4% sopra la soglia
minima prevista dalla legge per la firma. Lo 0,4% è certo una giustificazione
aritmetica e giuridica sufficiente, anche se equivale – in termini di adesioni
associative – a poco più di trenta deleghe. Ma sarebbe stato assurdo che si
arrivasse a firmare un contratto di tale rilevanza politica su queste basi.
Così non è accaduto, per la fermezza con cui l'Anp ha difeso le proprie
posizioni e gli interessi della categoria. La nostra costante presenza al
tavolo e l'attenta partecipazione alle discussioni hanno fra l'altro consentito
di mettere in luce, proprio nella giornata di ieri, un incredibile risvolto
nella questione delle risorse finanziarie disponibili.
Il
gioco delle tre carte, ovvero le risorse carsiche.
I colleghi ricordano certamente con
quale enfasi il Ministro della Funzione Pubblica avesse annunciato il 28 marzo
scorso a Palazzo Vidoni il reperimento di ulteriori
40 miliardi, da aggiungere a quelli già stanziati dalla legge finanziaria.
In quella sede – ed anche nel testo del successivo atto di indirizzo
integrativo all'ARAN – tali risorse erano definite come corrispondenti ai ratei di anzianità in corso di maturazione.
Cioè – abbiamo tutti pensato – a quelli maturandi
successivamente al 1° settembre 2000 e fino al compimento del prossimo
gradone di anzianità. Tale interpretazione è stata ripetutamente ed
autorevolmente avallata in quella sede e nei giorni successivi: e tutti – noi
come gli altri – l'abbiamo presa sul serio e su quella base abbiamo sviluppato
i vari conteggi pubblicati. Non che questo cambiasse molto, almeno per noi,
visto che al pieno allineamento con gli altri dirigenti mancavano pur sempre
altri 200 miliardi. Cambiava invece, e molto, per la CGIL, che si è affrettata
a dichiarare che ormai c'erano le condizioni per la firma immediata: per il
completo allineamento si poteva fare affidamento sull'impegno del Ministro per
il secondo contratto. Tesi, questa, che la CGIL ha continuato a sostenere fino all'ultimo
(vedi anche lettera di Armando Catalano del 5 maggio su sito Internet: Vaneggiamenti e fatti) e la
dichiarazione a verbale di ieri, al momento in cui la trattativa è stata
sospesa.
Ieri è venuta a galla un'altra verità: i
40 miliardi corrispondono ai ratei di
anzianità già maturati prima del 1° settembre 2000: quelli stessi che il
primo atto di indirizzo, solo tre mesi prima, aveva esplicitamente dichiarato
essere parte della retribuzione individuale di anzianità, da attribuire a
ciascuno secondo l'anzianità maturata nel gradone.
In pratica, i 40 miliardi erano soldi
già nostri, corrispondenti al servizio prestato da ognuno dopo l'ultimo
passaggio di gradone. Ma mentre il primo atto di indirizzo li attribuiva
correttamente alla RIA, il secondo li faceva sparire e riapparire come soldi freschi da aggiungere al contratto!
Insomma: delle risorse carsiche.
Alle nostre richieste di spiegazioni è stata opposta una risposta tecnica, che
suona più o meno così: quei soldi ci spettavano per competenza, ma non per cassa. Tradotto: ciascuno di noi aveva
maturato un diritto teorico, che però
si sarebbe perfezionato solo nel tempo, da uno a sei-sette anni dopo, a seconda
del livello di avanzamento nel gradone. Erano quindi risorse che non potevano
essere sbloccate tutte insieme e collocate nelle uscite del 2001, perché a
questo si sarebbero opposte inderogabili regole di bilancio dello Stato.
Secondo questa lettura, il secondo atto di indirizzo ha avuto il merito di
rendere immediatamente disponibili questi soldi, che altrimenti avremmo potuto
percepire solo alla scadenza futura del gradone individuale di ciascuno.
Gli
impegni sono cose serie. Oppure no?
Proviamo a fare qualche riflessione.
Delle due, l'una: o, quando è stato emanato il primo atto di indirizzo, che conteneva
l'assegnazione dei ratei alla RIA (vedi sezione 4.5. del testo), il Ministro
della Funzione Pubblica non sapeva che quelle risorse erano vincolate ad
esercizi futuri: oppure lo sapeva ed ha fatto finta di non saperlo. La prima
ipotesi appare francamente inverosimile: via, un Ministro esperto e navigato
che commette un errore così grossolano . . . Quanto alla seconda, è meglio non
commentarla, per una elementare questione di rispetto verso le istituzioni.
Più grave è che – volontaria o meno che fosse la svista – al momento del
secondo atto di indirizzo si sia voluto far passare il recupero di risorse già assegnate (e comunque già di nostra
proprietà) per un ulteriore stanziamento
contrattuale.
Per carità di Patria, non diciamo altro. Ma almeno una riflessione ci sia
consentita: gli impegni per il secondo contratto sono stati assunti sempre
dallo stesso Ministro e costituiscono, a sentire la CGIL, un “preciso impegno
politico”.
Eravamo già persuasi che il credere alle
promesse di un Governo a fine mandato costituisse più un atto di fede che di
ragione: la scoperta di ieri rafforza le nostre convinzioni.
A
proposito di allineamento.
Sempre ieri è stata distribuita
dall'ARAN la bozza contrattuale relativa alla parte economica. Da questa
risulta che – una volta scippati alla RIA, cioè alla retribuzione fondamentale
di ciascuno, i ratei che sono confluiti nei 40 miliardi – il trattamento fisso
a regime proposto per i dirigenti delle scuole sarebbe composto da:
a) lire 63.700.000 comprensive di stipendio tabellare + indennità integrativa
speciale
b) lire 5.000.000 quota fissa di indennità di posizione
c) retribuzione individuale di
anzianità, costituita dalla differenza fra lo stipendio annuo lordo attualmente
percepito (maggiorato di circa 100.000 lire annue
lorde) e la cifra di lire 36.398.917;
Per gli altri dirigenti pubblici, la voce a) vale 70.000.000 e la voce b)
17.000.000.
Ne deriva che il differenziale nel
trattamento fondamentale fra noi e gli altri dirigenti è salito negli ultimi
giorni di trattativa, anziché diminuire! Nell'ipotesi che ci è stata presentata
ieri, e su cui la CGIL fortissimamente voleva mettere la firma, mancavano
all'appello 18.300.000 lire; e la percentuale di allineamento – sempre riferita
alla parte fondamentale – passava dal 57% di cui abbiamo parlato noi (altri
prospettavano ipotesi ancora più rosee) al 44%.
Quanto ai 5 milioni di quota fissa
dell'indennità di posizione, essi sono costituiti dalla corrispondente parte
fissa dell'attuale indennità di direzione (4.728.000, pagate dalla DPT, in
ragione di 394.000 lire al mese) e da ulteriori 272.000 lire, derivanti
dall'adeguamento al costo della vita. Se non accetteremo di farci scippare i
ratei di anzianità, i cinque milioni di quota fissa saranno anche molto vicini
alla quota massima, perché le uniche risorse certe che possono finanziare la
parte variabile sono appunto i 40 miliardi. Tutto il resto è ipotetico,
indicativo e futuro: e nascerà comunque da autofinanziamento
(la RIA dei futuri pensionati, il 70%
prelevato sui compensi dei futuri incarichi
aggiuntivi, l'accantonamento del compenso per la valutazione, ecc.).
Sui diversi aspetti della parte retributiva del contratto, che è ricca di
sorprese, tutte negative, stiamo preparando una dettagliata scheda tecnica,
corredata di tabelle e di conteggi, che contiamo di pubblicare nei prossimi
giorni.