Dal piano dell'offerta formativa al programma annuale:
qualche considerazione ed una traccia di percorso operativo


di Antonino Petrolino

Fonte: sito web ANP – 28 febbraio 2002


dal pof al programma:

Il vecchio bilancio di previsione era strumento di gestione delle risorse finanziarie coerente con un impianto centralistico del servizio scolastico. Si presentava infatti come:

Il programma annuale che ne ha preso il posto si presenta invece come:


condizionamenti reciproci:

Il programma è al servizio del pof, ma questo rapporto di dipendenza finisce con il condizionare anche il piano dell'offerta. Infatti, i pof finora approvati erano - nella maggior parte dei casi - un contenitore acritico di tutte le idee e di tutti i buoni propositi dei singoli docenti. Si vuol dire con questo che quasi mai i singoli obiettivi di programmazione ed i singoli progetti erano accompagnati da un piano di fattibilità finanziaria, sia pur minimo (quali risorse richiede, quanto costa, quanto tempo ci vuole). Provenienti spesso da gruppi di lavoro o da persone che avevano lavorato separatamente, accoglieva tutte le proposte e le poneva su uno stesso piano. Si può anzi dire che il piano aveva tanto maggiori possibilità di passare senza ostacoli quanto meno affrontava il problema delle priorità fra le diverse iniziative.
Naturalmente, il problema delle risorse, rimosso nel primo passaggio deliberativo, ritornava fuori nei successivi, quando si trattava di realizzare: a quel punto, chi si muoveva prima trovava spazio, mentre gli altri si sentivano rispondere che non c'erano più soldi. Oppure il preside si arrangiava in qualche modo per dare, a posteriori, qualcosa a tutti; oppure ancora, contava sul fatto che non tutti i progetti dichiarati venivano poi tradotti in atto.
Questo modo di procedere, un po' improvvisato, era reso possibile dal fatto che il vecchio bilancio classificava le spese secondo la loro natura e non secondo la loro finalità. A priori non era possibile dire quanta parte del materiale di consumo sarebbe andato a coprire le esigenze di un progetto piuttosto che quelle di un altro: e così via per le varie voci previste. Ma il tempo ed i conflitti che si risparmiavano al momento della programmazione ritornavano poi moltiplicati in sede di gestione effettiva.
Il programma annuale non consente di procedere in questo modo, in quanto occorre dichiarare fin dall'inizio quali sono le risorse allocate ad ogni singola iniziativa: la gestione ne risulta molto snellita (ed infatti è condotta dal dirigente senza più consultare l'organo collegiale), ma la fase di programmazione deve essere molto più attenta e puntuale.

cosa fare (1):
A regime, questo presuppone che il consiglio di istituto - nel momento in cui fissa i criteri generali per il pof (e quindi prima che il collegio dei docenti lo elabori) - si ricordi di precisare, insieme ai criteri di indirizzo, alcuni vincoli operativi:

·         qual è la somma complessiva disponibile per progetti ed attività diversi da quelli obbligatori

·         che ogni progetto, per essere approvato ed inserito nel pof, deve recare obbligatoriamente l'indicazione dei tempi, dei costi, delle risorse richieste e delle verifiche - in itinere e finali - circa il raggiungimento degli obiettivi

Deve risultare ben chiaro dalla delibera che il consiglio non approverà il piano dell'offerta ove non risponda a questi criteri. Questo non implica un'invasione di campo, in quanto il collegio rimane del tutto libero di individuare le attività ed i progetti da attuare: deve solo ricordarsi di indicarne correttamente le condizioni operative sopra ricordate.
La richiesta relativa alle verifiche intermedie e finali è fondamentale per un adempimento non direttamente connesso con la messa a punto del programma annuale, ma con una fase successiva - quella del controllo di gestione (vedi oltre) - di cui il dirigente risponde in prima persona e sulla cui base sarà annualmente valutato. Attenzione, quindi, a non sottovalutarla: perché, se non la si è impostata a monte della gestione, non la si può improvvisare a valle.

che fare (2):
Questo a regime. Per quest'anno, è molto probabile che il piano dell'offerta formativa sia stato a suo tempo approvato senza l'osservanza di quelle indicazioni, che non erano state probabilmente previste né dal dirigente né dal consiglio di istituto. Come procedere dunque?
Il suggerimento migliore è quello di riprendere in mano il pof e di analizzarne i contenuti, almeno relativamente ai progetti ed attività che richiedono risorse finanziarie. Di ciascuno di essi si cercherà - facendo riferimento all'esperienza degli anni passati ed eventualmente con l'aiuto del direttore SGA - di individuare il costo prevedibile, comprensivo di ogni voce prevista dalle schede finanziarie allegate al programma. Possono darsi due situazioni:

1.      il totale dei progetti e delle attività "sta dentro" alle risorse disponibili. In questo caso, si compila per ognuno di essi la corrispondente scheda finanziaria e li si inserisce nel programma. Le risorse non utilizzate possono confluire, in seguito ad opportune valutazioni, o fra le attività generali (funzionamento amministrativo, funzionamento didattico, spese di investimento, . .) oppure sotto la voce Z01 (disponibilità finanziaria da programmare). Per un possibile utilizzo alternativo della voce Z01, vedi oltre.

2.      il totale dei progetti e delle attività "sfora" rispetto alle risorse disponibili. In questo caso, se lo scostamento è lieve, si può procedere per limature marginali sulle singole voci, oppure riducendo dell'importo corrispondente il fondo di riserva (voce R98), che di norma è pari al 5% della dotazione finanziaria ordinaria. Se invece lo scostamento è importante, occorre fare delle scelte. Queste scelte possono consistere in:

b1) rinunciare ad alcuni progetti, in base ad una valutazione circa la loro rilevanza didattica o strategica per l'immagine dell'istituto, oppure sulla base di altre valutazioni di fattibilità o di affidabilità;
b2) trasformare alcuni progetti in progetti pluriennali, ripartendo l'onere su più esercizi finanziari. La scelta dei progetti da "diluire" deve tener conto, ovviamente, della loro natura e delle loro finalità;
b3) "prosciugare" uno o più progetti in modo sostanziale, riducendone gli obiettivi o l'ampiezza quantitativa o la durata (o altri parametri suscettibili di influire sulle spese).
Ciascuna di queste scelte equivale, nella sostanza, ad una modifica - più o meno rilevante - del piano dell'offerta formativa, che il dirigente scolastico non è legittimato ad operare da solo. Deve quindi tornare in collegio docenti ed in consiglio di istituto per far approvare una proposta di variazione che rispetti i vincoli. Naturalmente, gli organi collegiali protesteranno per l'intervento: in questo caso, non si può che far presente che i miracoli in campo gestionali non esistono e che quindi essi sono liberi di fare altre proposte purché il risultato finale sia coerente con le condizioni date.
E' ovvio che sia le scelte che il dirigente proporrà sia quelle eventualmente diverse che gli organi collegiali andranno ad adottare dovranno tener conto di quel che è stato già fatto e che non può più essere accantonato. In questo ambito, uno dei criteri di priorità da tener presenti (anche ai fini del successivo controllo di gestione) è quello di non accantonare attività per le quali la parte già realizzata sarebbe priva di significato se rimanesse così com'è (perché in questo caso si genererebbe uno spreco puro e semplice delle risorse già spese). L'intervento dovrà dunque concentrarsi sulle iniziative ancora non avviate, oppure su quelle che hanno già raggiunto risultati intermedi che possano essere considerati almeno parzialmente sufficienti, oppure su quelle che non hanno ancora generato impegno di risorse.
Queste considerazioni sono sufficienti a spiegare l'importanza che questa analisi e questi passi correttivi siano attuati al più presto, senza attendere l'approssimarsi della scadenza ultima del 30 aprile, per evitare che sia ormai troppo tardi per correggere le scelte iniziali senza creare comunque una qualche misura di danno didattico o erariale.

il controllo di gestione:
Si tratta di un concetto relativamente nuovo all'interno delle amministrazioni pubbliche, da sempre abituate a spendere nei limiti delle risorse (di solito, magre), ma senza preoccuparsi dei benefici della spesa (tanto, per definizione, i servizi pubblici sono gestiti in perdita). La prassi è invece ben nota alle aziende private, le quali non si preoccupano tanto di spendere poco (se mai, ricorrono al sistema bancario per i finanziamenti), quanto di ricavare il massimo da quello che spendono.
Controllo di gestione è, in sostanza, il porre costantemente a raffronto i risultati ottenuti (o non ottenuti) con l'impiego di risorse umane, finanziarie e strumentali utilizzate per conseguirli. Il concetto è richiamato molto chiaramente dall'art. 19 del Regolamento di contabilità, che lo associa altresì alle "connesse responsabilità dirigenziali" e prescrive che le sue risultanze siano utilizzate sia dall'istituzione scolastica (per correggere eventualmente la propria azione) che dall'ufficio scolastico regionale (per gli eventuali interventi sanzionatori e comunque per la valutazione dell'operato del responsabile di gestione - che è, per definizione, il dirigente).
Sulla stessa questione interviene anche il D.lgs. 286/99 (che si occupa appunto di controllo di gestione e di valutazione dei dirigenti in relazione ad esso). La norma prevede che i controlli di questo tipo siano interni ed esterni. Se i secondi dipendono dall'ufficio regionale, i primi sono sotto la responsabilità del dirigente: il quale risponde non solo dei risultati negativi della gestione, ma anche dell'eventuale omissione dei controlli.
E' quindi di vitale importanza per il dirigente poter dimostrare di aver organizzato un efficace sistema di controllo di gestione interno; e, naturalmente, poter esibire risultati positivi di tale controllo. Risultati positivi significa che gli obiettivi di gestione sono stati raggiunti, in tutto o in gran parte (efficacia); e che sono stati raggiunti con il minimo impiego di risorse compatibile con il successo finale (efficienza); e che comunque la spesa è stata contenuta entro il limite delle disponibilità ed in valore assoluto (economicità).
Come si connette questa materia - che investe tutta la gestione della scuola, non solo quella finanziaria - con l'approvazione del programma annuale?
Il dirigente non può, in via generale, essere chiamato a rispondere della gestione di quelle spese che - per la loro natura o per la presenza di specifiche norme - sono obbligatorie ed inevitabili. Se mai, può dimostrare che a fronte di una spesa comunque obbligatoria (come gli stipendi) vi è stata un'elevata resa in termini di servizi prestati.
Ma il vero banco di prova sono le spese per progetti ed attività non obbligatori, che richiedono quindi un intervento di valutazione in qualche misura discrezionale. Si tratta quindi di tutti i progetti e le attività contenuti nel piano dell'offerta formativa ed aggiuntivi rispetto al mero insegnamento curriculare.
La valutazione di merito circa il valore aggiunto didattico e formativo di un progetto appartiene all'organo professionale (il collegio docenti): non può quindi essere addebitato al dirigente, a meno che non sia evidente l'irrazionalità della proposta o la sua contraddittorietà o irrealizzabilità. Ma al dirigente, che ha l'onere di assicurare la gestione del piano, può essere richiesto di dimostrare cosa ha fatto per assicurare il raggiungimento degli obiettivi previsti, per contenere le spese, per massimizzare i benefici.
Per far questo, occorre che gli obiettivi che motivano i progetti siano riconoscibili con chiarezza e misurabili (o almeno rilevabili per via descrittiva) con chiarezza. Purtroppo, non è questo ciò che si verifica in molti casi: gli obiettivi didattici e formativi di molti progetti sono formulati con tale genericità di termini che è impossibile, a posteriori, dire se ed in che misura si possono considerare raggiunti (che significa, ad esempio, "crescita personale dell'alunno", "sviluppo della tolleranza", "ampliamento della dimensione interculturale" e simili?).
Non si tratta di banalizzare concetti importanti o di pretendere di misurare elementi difficilmente ponderabili come il mutamento di atteggiamenti valoriali o relazionali: si tratta però di individuare chiaramente, fin dalla fase di progetto, attraverso quali comportamenti osservabili (se non misurabili) si possa giudicare raggiunto lo scopo formativo dichiarato.
Ecco perché si è sottolineata in precedenza l'importanza che tutti i progetti e le attività contenuti nel piano dell'offerta indichino:

·         tempi di realizzazione, per verificare che siano stati completati

·         risorse umane, finanziarie e strumentali richieste, per verificare che non si sia andati al di là delle previsioni e che queste siano congrue rispetto ai risultati da ottenere

·         costi complessivi (finanziari e non), per verificare il rispetto delle compatibilità rispetto al complesso delle disponibilità e delle esigenze

·         verifiche intermedie e finali circa l'avanzamento del progetto ed il raggiungimento dei suoi obiettivi, per consentire di dimostrare che le risorse impegnate hanno prodotto risultati

Nella scuola italiana, la cultura della verifica non è molto diffusa: quando lo è, si tratta per lo più delle verifiche finali, quelle che consentono di dire se un'attività si è svolta con successo oppure no. E' già molto quando questo viene fatto sistematicamente: ancor di più quando, in caso di verifica negativa, se ne ricercano ed individuano le cause, in modo da rimuoverle per il futuro.
Ma questo non è ancora sufficiente. Dalla verifica finale occorre passare al monitoraggio, cioè alla verifica sistematica in itinere. La prima ha una scopo sommativo: serve cioè a tirare le somme ed a stabilire chi ha la responsabilità dell'eventuale fallimento. Il secondo ha scopo orientativo e finalistico: serve cioè a rilevare tempestivamente eventuali scostamenti dal percorso atteso di realizzazione e ad intervenire con le correzioni di rotta opportune per conseguire un riallineamento e, in prospettiva, il pieno conseguimento degli obiettivi attesi.
E' quindi importante che i progetti e le attività contenuti nel piano indichino non soltanto gli obiettivi finali e le relative verifiche, che a quel punto servirebbero solo ad attribuire responsabilità, ma non a salvare il risultato. Devono invece essere individuati gli stadi di avanzamento attesi e come si pensa di rilevarli.
In relazione a ciò, la responsabilità del dirigente è duplice:

·         a monte: deve assicurarsi che gli organi collegiali individuino per ciascun progetto o attività gli elementi già più volte indicati; e che il piano non diventi operativo in loro mancanza;

·         a valle: deve porre in opera - anche affidando specifici incarichi al direttore SGA o ai suoi collaboratori o agli stessi docenti responsabili di progetto - dei sistemi di rilevazione dell'andamento dei progetti che gli consentano di individuare eventuali anomalie non appena si manifestano e comunque in tempo utile per intervenire su di esse.

Non bisogna fraintendere né esagerare questo compito: la scuola non deve essere talmente assorbita nell'osservare e monitorare ogni singolo passo da dimenticare che la sua finalità è agire in direzione formativa. Occorre trovare il giusto equilibrio fra l'azione e l'osservazione, fra l'operare ed il verificare. Senza dimenticare, però, che l'azione didattica ed educativa è in primo luogo l'ambito proprio dei docenti; mentre il controllo di gestione e le connesse responsabilità sono esclusivo onere del dirigente.
A proposito di responsabilità, sarà bene ricordare che il mancato raggiungimento degli obiettivi o i risultati insoddisfacenti del controllo di gestione portano ad alcune conseguenze, che vanno dalla perdita dell'indennità di risultato al possibile spostamento ad altro incarico, fino all'eventuale messa a disposizione (con conseguente riduzione al 50% dell'indennità di posizione). Nei casi più gravi, si può perfino arrivare alla risoluzione anticipata del rapporto di lavoro, cioè al licenziamento: per il quale occorrono peraltro responsabilità ben più gravi dell'omessa o insufficiente vigilanza sui risultati dei progetti o sui costi di gestione.
Circa la frequenza degli interventi di monitoraggio, non vi sono indicazioni assolute da dare. Essa può essere diversa da progetto a progetto: l'unico elemento da considerare è che il monitoraggio non è un adempimento, ma uno strumento. Non serve cioè per poter dire di averlo fatto, ma per poter ottenere un risultato. Occorre quindi la capacità di individuare, caso per caso, l'intervallo di tempo all'interno del quale non è ragionevole che si verifichino fatti nuovi suscettibili di compromettere in modo irreversibile il successo finale. Potranno essere alcuni passaggi critici del progetto; potranno essere intervalli di tempo; potranno essere livelli di spesa rispetto al totale preventivato; potrà trattarsi del variare di alcune variabili oggettive (per esempio: quanti studenti seguono il laboratorio di teatro pomeridiano rispetto a quelli iscritti? se da venti si è passati a tre, probabilmente è troppo tardi per intervenire; sarà prudente fissare una soglia di allarme più alta).
Per evitare di essere totalmente assorbito nel tenere sotto controllo centinaia di potenziali punti critici, è buona regola l'affidare la vigilanza di primo livello ad altri: un collaboratore, un docente funzione obiettivo, il direttore SGA (a seconda della natura dell'attività da seguire). A ciascuno occorre assegnare un compito ben definito: cioè indicare quali fenomeni, o variabili o livelli di spesa tenere sotto controllo, indicando anche qual è la soglia di allarme, cioè quella in cui occorre richiamare l'attenzione del dirigente. A quel punto, quest'ultimo potrà riservarsi un'attività di secondo livello: cioè l'intervento su richiesta. Ma non nuocerà poi qualche controllo diretto qua e là, a campione: giusto per vedere se si può contare sui vigilanti delegati. Come pure è da raccomandare una riunione mensile di verifica con la presenza di tutti.
Una traccia di percorso operativo


Alla luce di quanto precede, ecco un'ipotesi di percorso operativo per la redazione del programma annuale:

·         valutazione, insieme al direttore SGA, delle risorse disponibili per l'insieme delle attività e dei progetti, dedotte le attività obbligatorie

·         indicazione di tale importo al consiglio di istituto perché ne faccia uno dei criteri generali da indicare al collegio dei docenti per l'elaborazione del piano dell'offerta

·         inserimento, fra i criteri generali, dell'obbligatorietà di indicare analiticamente per ogni progetto: tempi di realizzazione, risorse necessarie, costi finanziari complessivi, verifiche intermedie e finali e relativi risultati attesi

·         verifica dei lavori del collegio - o delle sue commissioni, anche attraverso il docente funzione obiettivo 1 - affinché rispettino i vincoli generali indicati dal consiglio

·         individuazione, tramite gli organi collegiali, delle eventuali necessità di acquisti in conto capitale e quantificazione delle risorse necessarie (da stornare dalla disponibilità complessiva per progetti ed attività)

·         acquisizione da parte del collegio e del consiglio delle indicazioni generali circa l'utilizzo delle risorse comprese nel fondo dell'istituzione scolastica

·         negoziazione con le RSU dei soli elementi relativi al fondo dell'istituzione scolastica che sono assegnati a contrattazione

·         acquisizione, tramite il direttore SGA, dell'ammontare dell'avanzo di amministrazione presunto, con l'indicazione della misura effettivamente disponibile e di quella subordinata al verificarsi di entrate accertate ma non ancora riscosse

·         acquisizione, tramite il direttore SGA, dell'elenco delle attività obbligatorie di funzionamento amministrativo con l'indicazione dei relativi costi; definizione dei costi minimi richiesti per le attività di funzionamento didattico

·         predisposizione del programma annuale, in collaborazione con il direttore SGA, attribuendo a ciascun progetto o attività le risorse necessarie

·         completamento del programma annuale, attraverso il direttore SGA, con la compilazione dei diversi modelli ed allegati (situazione finanziaria, schede finanziarie, ecc.)

·         predisposizione, in collaborazione con la Giunta Esecutiva, della relazione accompagnatoria al programma (vedi oltre)

·         invio al Collegio dei Revisori dei Conti del programma annuale completo degli allegati per la formulazione del previsto parere

·         presentazione del programma annuale al consiglio di istituto per la sua discussione ed approvazione (con eventuali modifiche)

·         pubblicazione del programma annuale all'Albo di istituto e sull'eventuale sito Internet della scuola. Tale adempimento è richiesto per conferire al programma annuale la natura di atto definitivo e per legittimarne quindi l'uso come strumento di gestione affidato unicamente al dirigente

·         inizio della gestione corrente

·         verifica al 30 giugno, in consiglio di istituto, dello stato di attuazione del programma ed eventuali rettifiche

·         eventuali variazioni al programma in corso d'opera, quando necessario

in via transitoria, solo per quest'anno:

·         riprendere in mano il piano dell'offerta approvato e provare a renderlo compatibile con le risorse disponibili

·         se le risorse sono gravemente insufficienti, mettere a punto un'ipotesi di revisione del piano dell'offerta formativa e riportarla per l'approvazione agli organi collegiali competenti (vedi sopra)

·         l'avanzo di amministrazione da individuare è quello definitivo

·         il parere del collegio dei revisori può non essere richiesto, in quanto il collegio non è stato ancora nominato

·         la relazione accompagnatoria dà conto sommario dei risultati di gestione del 2000 e del 2001, in quanto il relativo bilancio era stato formulato secondo criteri diversi (per natura della spesa anziché per destinazione della stessa)


la relazione accompagnatoria:

E' importante, per due ordini di motivi, al di là della sua necessità formale:

1.      illustra e giustifica la connessione fra il piano dell'offerta formativa - nel suo insieme e nelle sue articolazioni di progetto - e la struttura del programma. Da ricordare che il programma trae la sua legittimità non solo dall'osservanza formale delle norme iscritte nel Regolamento, ma dal suo essere strumentale all'attuazione del piano. Un programma che non giustificasse tale raccordo o perseguisse obiettivi diversi - peggio, in contrasto - sarebbe illegittimo e potrebbe, al limite, far sorgere ipotesi di responsabilità erariale. Comunque, non potrebbe che essere valutato negativamente sotto il profilo del controllo di gestione, che mette in stretta relazione gli obiettivi (individuati dagli organi competenti) con l'impiego delle risorse (affidate al dirigente);

2.      rende conto del rapporto fra gli obiettivi di gestione attesi nei due esercizi precedenti ed i risultati effettivamente conseguiti, in relazione anche all'impiego delle risorse. Sotto questo profilo, costituisce uno degli strumenti principali sulla cui base il valutatore giudicherà dell'operato del dirigente.

Per quanto riguarda il primo punto, la relazione deve seguire all'incirca la stessa struttura del pof. Si suggerisce quindi che essa si articoli, orientativamente, nelle seguenti parti:

·         dati quantitativi relativi alla scuola (classi, alunni, docenti a t.i. ed a t.d.; personale ATA a t.i ed a t.d.; sedi; indirizzi di studio; sperimentazioni in atto; . . .);

·         dati di contesto relativi alla scuola (condizioni della struttura edilizia; collocazione urbanistica; caratteristiche dell'utenza di riferimento; eventuali richieste formative da parte di soggetti esterni - genitori, enti locali, aziende, università, … -; disponibilità di risorse culturali o strutturali esterne alla scuola - piscine, palestre, biblioteche, mediateche, laboratori, … -; reti o consorzi di cui la scuola fa parte e relative finalità e vincoli; …);

·         priorità di intervento formativo individuate ed adottate dagli organi collegiali (recupero della dispersione; recupero del profitto; offerta formativa aggiuntiva antimeridiana o pomeridiana; attività integrative di vario tipo - artistico, sportivo, linguistico, informatico, …-; servizi formativi aperti al territorio - accesso alle risorse interne; corsi serali; società polisportive; … -);

·         progetti e/o attività non obbligatori inseriti nel piano dell'offerta formativa (elenco, con l'indicazione del costo complessivo e di quelli eventualmente articolati su più anni);

·         elenco delle risorse disponibili : finanziamenti vincolati e non vincolati provenienti dallo Stato o da altri soggetti istituzionali; contributi delle famiglie; contributi di altri soggetti; proventi da gestioni economiche; proventi da compartecipazione in reti o iniziative esterne; proventi da progetti europei o regionali; …

·         eventuale giustificazione delle priorità adottate nell'allocare le risorse disponibili ai progetti approvati. Questa sezione può trovare utilizzo nel caso in cui vi siano progetti destinati ad essere finanziati con quote dell'avanzo di amministrazione non ancora riscosse. Questi progetti sono da rinviare a dopo l'effettivo introito delle risorse relative: ed occorre dunque indicare l'ordine di priorità con cui verranno realizzati man mano che si verificheranno le riscossioni, tenendo presente che quelli con priorità più bassa potrebbero anche non essere realizzati affatto. Occorre quindi indicare i criteri in base ai quali sono state fatte le scelte relative;

·         illustrazione analitica dei diversi aggregati e voci del programma. Questa parte della relazione è quella più consueta, in quanto corrisponde a quel che generalmente si faceva nella tradizionale relazione illustrativa del bilancio: previsione definitiva dell'esercizio precedente; variazioni in più o in meno con la relativa giustificazione; nuova previsione; …

Per quanto riguarda il secondo punto (rendiconto di gestione dei due esercizi precedenti), esso è solo limitatamente attuabile quest'anno, in quanto i bilanci del 2000 e del 2001 non aggregavano le ipotesi di spesa in relazione ad obiettivi, ma in relazione alla loro natura. Ci si limiterà quindi ad analizzare - partendo dalle relazioni illustrative ai bilanci e dai pof corrispondenti - le principali realizzazioni ed i relativi costi, indicando eventuali scostamenti significativi. Per i progetti che - pur indicati nelle relazioni accompagnatorie ai bilanci o nei pof - non hanno avuto esito, individuare le cause che hanno portato a tale situazione.
Per gli anni successivi, però, questa strategia minimalista non potrà più essere attuata. Occorrerà passare in rassegna tutti gli obiettivi significativi contenuti nel pof dell'anno di riferimento - o almeno quelli per i quali vi sia una scheda finanziaria separata - ed indicare analiticamente il grado di conseguimento, l'impiego delle risorse, gli scostamenti in più o in meno ed i relativi motivi. In caso di esito negativo, occorrerà indicare anche i rimedi messi in atto per tentare di scongiurarlo e per evitare che si ripeta in futuro.
In relazione a tale ultimo punto, occorrerà essere attenti per evitare di inserire, fra i progetti per il nuovo esercizio finanziario, quelli il cui successo dipenda da condizioni la cui inesistenza - o il cui venir meno - è stata indicata come causa del fallimento in anni precedenti. Se un certo progetto non ha raggiunto i risultati attesi perché la biblioteca non era agibile o perché il laboratorio di chimica non era sufficientemente attrezzato, non ha senso - e non depone a favore del responsabile della gestione - che si proponga per il nuovo anno un progetto che deve utilizzare quelle stesse risorse dimostratesi carenti. A meno che, ovviamente, non si possa dar conto che i problemi individuati sono stati nel frattempo risolti.
A proposito di coerenze, occorrerà ricordare che la gestione dei singoli esercizi è anche oggetto di un conto consuntivo, esso pure accompagnato da una relazione che deve analizzare i risultati della gestione. Non si può fare una certa analisi in sede di consuntivo 2001 e farne una molto diversa - o addirittura contraddittoria - quando si analizzano i risultati del 2001 nel contesto della relazione accompagnatoria del preventivo 2002 o 2003 . . .
E ancora: fra gli obblighi del dirigente (art. 25 del D.Lgs. 165/01) vi è quello di periodiche relazioni al consiglio di istituto sull'andamento generale della gestione. Tali relazioni devono essere allegate agli atti del consiglio o almeno accuratamente verbalizzate nel registro delle sedute. Non si può ragionevolmente affermare in quel contesto che non vi sono problemi di rilievo, per poi scoprire in sede di illustrazione del programma che i laboratori non hanno funzionato o che l'assenteismo degli studenti non ha consentito di raggiungere gli obiettivi formativi o che le attività pomeridiane sono state un fallimento . . .
Ne deriva che la relazione accompagnatoria al programma annuale è un adempimento di grande rilevanza "politica" oltre che gestionale. Sotto questo profilo, l'abitudine invalsa in molti casi di delegarne la stesura al segretario non può essere considerata come accettabile e forse neanche come prudente da parte del dirigente, in quanto - ad essere valutato sui risultati di gestione e sulla coerenza e congruità delle relative analisi - sarà soltanto lui. Chi dia prova documentaria di dire una volta bianco ed una volta nero, a seconda dei contesti, o di improvvisare giustificazioni a posteriori per fatti e dinamiche che non è stato in grado di prevedere e contrastare a suo tempo, consegna nelle mani del suo valutatore pesanti argomenti di giudizio nei propri confronti.
La struttura suggerita per la relazione può apparire pesante o eccessivamente ampia: ma va tenuto conto che tutta la prima parte è costituita da elementi ricorrenti, che richiedono solo minimi aggiustamenti da un anno all'altro. I dati relativi sono poi tutti agevolmente ricavabili dal pof o da altra documentazione interna di uso corrente (modelli dell'organico, . . .). La seconda parte - quella più politica - è poi di primaria importanza per la difesa e la valorizzazione della propria azione di gestione: l'economia di tempo e di attenzione eventualmente fatta su questa parte costituirebbe un pessimo investimento. E' opportuno ricordare che le analisi e le valutazioni condotte in questa sezione devono poter essere documentate: e quindi non devono risultare contraddette da documenti che siano per altro motivo agli atti della scuola o della amministrazione regionale.


A proposito di possibili utilizzi alternativi di alcune voci del programma


a) i progetti pluriennali:
una delle novità del regolamento è costituita dalla possibilità di prevedere progetti pluriennali, inseribili semplicemente indicando la relativa durata, nonché il frazionamento nei diversi esercizi delle previsioni di entrate e di spese. Tale strumento, oltre all'uso per cui è stato pensato, si presta anche a gestire in modo flessibile uno dei principali limiti dell'attuale programma: quello di essere tuttora legato all'anno finanziario e non a quello scolastico. Per superare, almeno in parte, tale limite, si può dichiarare come biennali tutte le attività o i progetti che investono l'anno scolastico, attribuendo i finanziamenti e le previsioni di spesa pro quota all'esercizio n (per esempio, 2002, da settembre a dicembre) ed n+1 (per esempio, 2003, da gennaio a giugno). Questo artificio si può applicare a tutti i progetti e le attività o solo a parte di essi, facendo attenzione di non superare, per l'esercizio n+1, una soglia prevista di impegno di risorse incompatibile con le dotazioni finanziarie certe (quella ordinaria in primo luogo). In caso di incertezza rispetto a tale dotazione, si può fare una stima prudenziale (per esempio, l'80% di quella accertata per l'esercizio n ), ricordando che le variazioni di bilancio in corso d'opera sono sempre possibili. In particolare, un progetto biennale può variare le proprie previsioni di dotazione o di spesa in entrambi gli esercizi di riferimento; al contrario, se il progetto è annuale ed è inserito inizialmente nell'esercizio n, l'eventuale dotazione di risorse assegnate fin dall'inizio e destinate ad essere spese nella seconda parte dell'anno scolastico confluisce nell'avanzo di amministrazione a fine esercizio e deve essere riprogrammata; oppure, se impegnata e non spesa, costituisce residuo passivo non più modificabile.
Non è la soluzione di tutti i problemi legati allo sfasamento di quattro mesi fra anno solare ed anno scolastico; ma, unita alla facilità con cui si possono operare in qualunque momento variazioni di bilancio interne, può portare un aiuto significativo alla trasparenza di gestione ed alla ottimizzazione nell'impiego delle risorse.

  1. Z01: la dotazione finanziaria da programmare

Questa voce è stata inserita in fondo al prospetto delle spese, per bilanciare l'innovazione relativa all'utilizzo dell'avanzo di amministrazione. In passato, l'avanzo non faceva automaticamente parte delle risorse finanziarie di bilancio, a meno che - e solo nella misura in cui - fosse oggetto di uno specifico prelevamento (ex titolo IV delle entrate). Il bilancio realizzava la quadratura fra entrate e spese solo relativamente alla parte di avanzo di amministrazione iscritta nell'Entrata, mentre la parte residua non figurava nel documento principale, ma era rilevabile unicamente dalla scheda finanziaria allegata.
Il nuovo regolamento iscrive l'avanzo fra le Entrate in forma integrale ed automatica, senza alcun prelevamento specifico. Ne deriva che, se la scuola non ha interesse ad utilizzarlo per intero, non potrà iscrivere un pari importo fra le uscite: e quindi non potrebbe bilanciare l'Entrata con la Spesa. Per chiudere il cerchio, è stata istituita una specifica voce dell'Uscita, la Z01, destinata appunto ad ospitare la quota di avanzo di amministrazione eventualmente non finalizzata ad alcuna particolare ipotesi di spesa.
Esempio: dato un avanzo pari a 10.000 euro, che si pensi di utilizzare per spese variamente distribuite nei diversi aggregati e voci per un importo complessivo di 6.000 euro, la parte rimanente, pari a 4.000 euro, sarà collocata nella voce Z01, realizzando così la quadratura.
Fin qui l'utilizzo previsto da chi ha redatto il regolamento e la relativa modulistica.
Esiste però una possibilità di utilizzo alternativo. Supponiamo che, nel momento in cui si mette a punto il programma annuale (secondo regola, ad ottobre dell'anno n-1 ), non si abbiano sufficienti elementi di previsione relativi alla seconda parte dell'anno n, quella che va da settembre a dicembre (accorpamenti in vista, dinamiche particolari relative all'iscrizione degli alunni, previsione di rilevante turn-over dei docenti con riflessi sulla programmazione didattica e sul piano dell'offerta, ecc.). Si può in questo caso programmare le uscite relative ai primi otto mesi (fino ad agosto) ed accantonare la quota delle entrate che si pensa di utilizzare a partire da settembre, iscrivendola nella voce Z01. Quando saranno maturati orientamenti e decisioni operative circa la seconda parte dell'anno solare, si procederà alle opportune variazioni di bilancio, riducendo la voce Z01 ed iscrivendo specifiche voci di spesa finalizzata ai programmi da realizzare. Il ricorso a questo espediente concorre anch'esso ad attenuare gli effetti della mancata coincidenza temporale fra il programma e l'anno scolastico.
Ancora: supponiamo che le previsioni di spesa per le singole attività ipotizzabili ad ottobre dell'anno n-1 abbiano margini di fluttuazione troppo importanti per poter essere ragionevolmente assorbiti dal fondo di riserva (5% della dotazione ordinaria, di regola). Si può costruire un secondo fondo di riserva di fatto - non di diritto, attenzione! - accantonando una ulteriore quota nella voce Z01, da cui si potrà in un secondo momento dirottare verso gli impieghi rivelatisi sottostimati. Non è forse il massimo in materia di eleganza formale di programmazione: ma funziona e non è vietato da alcuna norma.