STATI GENERALI SULL'ISTRUZIONE

Fonte: sito web ANP - 19 dicembre 2001

Nel momento in cui si aprono formalmente gli Stati Generali della Scuola, rompiamo il silenzio mantenuto finora sul documento Bertagna, silenzio che abbiamo ritenuto doveroso fino a quando era il tempo delle riflessioni tecniche e del vaglio scientifico della proposta. Su questo abbiamo, fra l'altro, svolto un approfondito confronto con i colleghi di tutta Italia in una fitta serie di incontri.
Ora che, con l'apertura della scena pubblica, la discussione si sposta con chiarezza sul piano del confronto politico, ci sentiamo in dovere di esprimere un punto di vista specifico, che prende in considerazione la “questione dirigente” nel suo complesso, così come essa si va configurando sotto i diversi profili che interessano il nostro ruolo nella Scuola.
Di “questione dirigente” nella Scuola di deve parlare per almeno tre motivi:

·         l'assenza nel documento Bertagna di ogni riferimento alla funzione dirigente, se non per ridurla a mera appendice di quella docente;

·         l'assenza delle associazioni dei dirigenti nel pur pletorico elenco degli interventi programmati agli Stati Generali. Si è ritenuto utile acquisire il punto di vista di ben cinque associazioni di studenti, ma non quello di almeno una associazione professionale dei dirigenti delle scuole;

·         la parallela inerzia governativa nell'onorare i patti contrattuali sottoscritti ormai da due mesi, che – nella migliore delle ipotesi – costituisce la riprova di una colpevole disattenzione, quando non di un deliberato disegno volto ad indebolire la dirigenza per colpire la Scuola.

Riportiamo di seguito la nostra valutazione di merito sia sul documento che sull'atteggiamento più generale del Governo nella “questione dirigente”.


LA VALUTAZIONE DELL'ANP

Tutte le analisi concordano nel rilevare che il documento si muove fuori dal contesto normativo ed istituzionale esistente e, per sua stessa, ripetuta, ammissione, non subordina i contenuti della proposta ai vincoli che da quel contesto discendono. Questa considerazione sarebbe di per sé sufficiente per non entrare nel merito interno dell'architettura di sistema ivi disegnata, in quanto è evidente che il Governo, nel sottoporre alle sedi parlamentari la propria proposta, non potrà invece ignorare quei limiti. Un giudizio che abbia un senso non meramente interlocutorio dovrebbe quindi essere sollecitato ed espresso su quella che sarà la proposta vera e non su una riflessione astratta, il cui eventuale pregio rimane confinato all'ambito degli esercizi di intelligenza e di ricerca scientifica.

Non si può però fare a meno di osservare che il ruolo del dirigente scolastico è il grande assente del documento. Nelle oltre ottanta pagine che lo compongono, ad esso si fa riferimento una sola volta (a pagina 76) e, nella sostanza, solo per negarne la necessità. Infatti il richiamo che vi si fa è tutto interno alla carriera dei docenti, vista come un percorso lineare, che si arricchisce periodicamente di crediti universitari. Al completamento della scheda-punti, si conseguirebbe automaticamente il titolo e la funzione di "dirigente scolastico di rete". Sul che c'è da osservare almeno che:

·         si azzera del tutto il livello di dirigente di una istituzione scolastica per andare a quello di rete;

·         si prende in considerazione, del complesso profilo dirigenziale disegnato dalle leggi vigenti, solo l'aspetto pedagogico e meta-didattico, come se fosse l'unico rilevante per il funzionamento delle scuole;

·         nel momento stesso in cui si disegna un sistema scolastico molto più complesso ed articolato dell'attuale, lo si immagina sostanzialmente privo di governo organizzativo e gestionale locale.

Sia allora consentito fare due considerazioni, fra loro collegate:

§         le leggi vigenti ci assegnano il ruolo di dirigenti pubblici. Per questo ruolo, del quale ci onoriamo, noi siamo stati a suo tempo selezionati ed abbiamo acquisito una specifica competenza professionale (anche con un recente rientro formativo di trecento ore). Esso comporta per noi l'obbligo di attuare, all'interno della comunità civile di cui facciamo parte, le scelte di governo espresse dagli organi della Repubblica democraticamente eletti dai cittadini: e questo indipendentemente da ogni personale valutazione di merito. E ciò vale per questa, come per qualunque altra riforma dell'istruzione che dovesse essere adottata;

§         ma il problema ci sembra essere in questo momento un altro. Il Governo di questa Repubblica vuole realmente operare una riforma del sistema scolastico? e, se sì, con quali mezzi pensa di riuscirci, dal momento che lascia accreditare come propria una proposta che non prende minimamente in considerazione la presenza e la funzione dei suoi dirigenti?

Secondo logica, più un sistema è complesso e più ha bisogno di governo. Questo vale a maggior ragione per i sistemi decentrati, nei quali il grado di coerenza complessivo è strettamente dipendente dall'esistenza, presso ciascuna sede operativa, di un punto di riferimento e di garanzia rispetto ai livelli di prestazione ed alle scelte di fondo che si vogliono assicurare. Noi crediamo di ricordare che il testo costituzionale vigente assegni tuttora allo Stato il compito di determinare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Tale responsabilità, che in passato è stata esercitata con lo strumento dell'accentramento amministrativo e del controllo burocratico, deve oggi misurarsi con le nuove sfide derivanti dall'autonomia delle istituzioni scolastiche e da quella, assai più corposa e strutturata, delle autonomie locali organizzate (entrambe esplicitamente legittimate dal testo costituzionale).

Se lo Stato moderno - nel suo nuovo assetto tendenzialmente federale - non vuole dismettere le responsabilità che la norma fondamentale esplicitamente gli assegna, o non vuole fidare in una qualche prodigiosa convergenza spontanea di una miriade di soggetti autonomi verso fini unitari, deve - oggi più che in passato - puntare decisamente sul ruolo dei propri dirigenti, anche attraverso il conferimento di strumenti incisivi ed agili per l'esercizio dei poteri di gestione affidati.

Di questo, nel documento del gruppo di lavoro, non vi è traccia. Si vorrebbe sperare che si tratti di una svista, oppure dell'effetto di una focalizzazione dei suoi componenti unicamente sulla dimensione pedagogica, all'interno di una ipotesi destinata a trovare idonei correttivi nelle scelte definitive, che competono al decisore politico.

I segnali che è dato cogliere nel più ampio contesto governativo non vanno purtroppo in questa direzione. Non vale qui la pena di ripercorrere la storia infinita del contratto dei dirigenti scolastici, che sono ormai al secondo anno di esercizio del proprio ruolo, ma continuano ad essere pagati ed amministrati come se non lo fossero. Ma non si può certo tacere di quel che sta verificandosi negli ultimi mesi: si è partiti - a maggio - con la promessa di reperire i fondi necessari ad assicurare ai dirigenti delle scuole il più basso fra gli stipendi dei loro colleghi delle altre amministrazioni, per poi assegnare loro - ad ottobre - una frazione di risorse assai più modesta, e solo a partire dal 2002. Ma anche questa acquisizione, sulla quale, per senso di responsabilità, si era accettato di porre la firma, è oggi in forse. Una serie troppo lunga di rinvii e di annunci smentiti sta facendo slittare la convalida di quell'intesa ed ora corre voce che il Tesoro non sarebbe d'accordo. Di quale Governo fa parte il Ministro del Tesoro? Di quello stesso cui appartiene il Ministro dell'Istruzione, che ha dato mandato all'agenzia negoziale di sottoscrivere un patto? O di un contropotere alternativo che si riserva di non onorarlo?

Ci consenta allora, signor Ministro, di ritornare alla domanda iniziale che è stata posta a coloro cui è stato consentito di esprimersi: il problema non è se noi crediamo o non crediamo ad una proposta di palingenesi totale del sistema dell'istruzione. Il problema è se ci credete voi.

Se è così, se in una visione della scuola, quale che essa sia, vi riconoscete e volete investire la vostra credibilità di governanti ed il futuro del nostro Paese, abbiate la coerenza ed il coraggio di assumere le decisioni conseguenti e di mantenere fino in fondo gli impegni assunti.
Voi non potete pensare - e nessuno può pensare - di ridisegnare dalle fondamenta le pubbliche istituzioni, senza investire su coloro che sono gli strumenti organizzativi necessari per questo progetto. Né è lecito ritenere che deprimere, giuridicamente ed economicamente, il ruolo dei dirigenti delle scuole giovi a rafforzare l'efficacia della scuola stessa.