Nel momento in cui si
aprono formalmente gli Stati Generali della Scuola, rompiamo il silenzio
mantenuto finora sul documento Bertagna, silenzio che abbiamo ritenuto doveroso
fino a quando era il tempo delle riflessioni tecniche e del vaglio scientifico
della proposta. Su questo abbiamo, fra l'altro, svolto un approfondito
confronto con i colleghi di tutta Italia in una fitta serie di incontri.
Ora che, con l'apertura della scena pubblica, la discussione si sposta con
chiarezza sul piano del confronto politico, ci sentiamo in dovere di esprimere
un punto di vista specifico, che prende in considerazione la “questione
dirigente” nel suo complesso, così come essa si va configurando sotto i diversi
profili che interessano il nostro ruolo nella Scuola.
Di “questione dirigente” nella Scuola di deve parlare per almeno tre motivi:
·
l'assenza
nel documento Bertagna di ogni riferimento alla funzione dirigente, se non per
ridurla a mera appendice di quella docente;
·
l'assenza
delle associazioni dei dirigenti nel pur pletorico elenco degli interventi
programmati agli Stati Generali. Si è ritenuto utile acquisire il punto di
vista di ben cinque associazioni di studenti, ma non quello di almeno una
associazione professionale dei dirigenti delle scuole;
·
la
parallela inerzia governativa nell'onorare i patti contrattuali sottoscritti
ormai da due mesi, che – nella migliore delle ipotesi – costituisce la riprova
di una colpevole disattenzione, quando non di un deliberato disegno volto ad
indebolire la dirigenza per colpire la Scuola.
Riportiamo di seguito la
nostra valutazione di merito sia sul documento che sull'atteggiamento più
generale del Governo nella “questione dirigente”.
Tutte le analisi
concordano nel rilevare che il documento si muove fuori dal contesto normativo
ed istituzionale esistente e, per sua stessa, ripetuta, ammissione, non
subordina i contenuti della proposta ai vincoli che da quel contesto
discendono. Questa considerazione sarebbe di per sé sufficiente per non entrare
nel merito interno dell'architettura di sistema ivi disegnata, in quanto è
evidente che il Governo, nel sottoporre alle sedi parlamentari la propria proposta,
non potrà invece ignorare quei limiti. Un giudizio che abbia un senso non
meramente interlocutorio dovrebbe quindi essere sollecitato ed espresso su
quella che sarà la proposta vera e non su una riflessione astratta, il cui
eventuale pregio rimane confinato all'ambito degli esercizi di intelligenza e
di ricerca scientifica.
Non si può però fare a
meno di osservare che il ruolo del dirigente scolastico è il grande assente del
documento. Nelle oltre ottanta pagine che lo compongono, ad esso si fa riferimento
una sola volta (a pagina 76) e, nella sostanza, solo per negarne la necessità.
Infatti il richiamo che vi si fa è tutto interno alla carriera dei docenti,
vista come un percorso lineare, che si arricchisce periodicamente di crediti
universitari. Al completamento della scheda-punti, si conseguirebbe
automaticamente il titolo e la funzione di "dirigente scolastico di
rete". Sul che c'è da osservare almeno che:
·
si
azzera del tutto il livello di dirigente di una istituzione scolastica per
andare a quello di rete;
·
si
prende in considerazione, del complesso profilo dirigenziale disegnato dalle
leggi vigenti, solo l'aspetto pedagogico e meta-didattico, come se fosse
l'unico rilevante per il funzionamento delle scuole;
·
nel momento stesso in cui si disegna un sistema
scolastico molto più complesso ed articolato dell'attuale, lo si immagina
sostanzialmente privo di governo organizzativo e gestionale locale.
Sia allora consentito
fare due considerazioni, fra loro collegate:
§
le
leggi vigenti ci assegnano il ruolo di dirigenti pubblici. Per questo ruolo,
del quale ci onoriamo, noi siamo stati a suo tempo selezionati ed abbiamo
acquisito una specifica competenza professionale (anche con un recente rientro
formativo di trecento ore). Esso comporta per noi l'obbligo di attuare,
all'interno della comunità civile di cui facciamo parte, le scelte di governo
espresse dagli organi della Repubblica democraticamente eletti dai cittadini: e
questo indipendentemente da ogni personale valutazione di merito. E ciò vale
per questa, come per qualunque altra riforma dell'istruzione che dovesse essere
adottata;
§
ma
il problema ci sembra essere in questo momento un altro. Il Governo di questa
Repubblica vuole realmente operare una riforma del sistema scolastico?
e, se sì, con quali mezzi pensa di riuscirci, dal momento che lascia
accreditare come propria una proposta che non prende minimamente in
considerazione la presenza e la funzione dei suoi dirigenti?
Secondo logica, più un
sistema è complesso e più ha bisogno di governo. Questo vale a maggior ragione
per i sistemi decentrati, nei quali il grado di coerenza complessivo è
strettamente dipendente dall'esistenza, presso ciascuna sede operativa, di un
punto di riferimento e di garanzia rispetto ai livelli di prestazione ed alle
scelte di fondo che si vogliono assicurare. Noi crediamo di ricordare che il
testo costituzionale vigente assegni tuttora allo Stato il compito di
determinare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili
e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Tale
responsabilità, che in passato è stata esercitata con lo strumento
dell'accentramento amministrativo e del controllo burocratico, deve oggi
misurarsi con le nuove sfide derivanti dall'autonomia delle istituzioni
scolastiche e da quella, assai più corposa e strutturata, delle autonomie
locali organizzate (entrambe esplicitamente legittimate dal testo
costituzionale).
Se lo Stato moderno -
nel suo nuovo assetto tendenzialmente federale - non vuole dismettere le
responsabilità che la norma fondamentale esplicitamente gli assegna, o non
vuole fidare in una qualche prodigiosa convergenza spontanea di una miriade di
soggetti autonomi verso fini unitari, deve - oggi più che in passato - puntare
decisamente sul ruolo dei propri dirigenti, anche attraverso il conferimento di
strumenti incisivi ed agili per l'esercizio dei poteri di gestione affidati.
Di questo, nel documento
del gruppo di lavoro, non vi è traccia. Si vorrebbe sperare che si tratti di
una svista, oppure dell'effetto di una focalizzazione dei suoi componenti
unicamente sulla dimensione pedagogica, all'interno di una ipotesi destinata a
trovare idonei correttivi nelle scelte definitive, che competono al decisore
politico.
I segnali che è dato
cogliere nel più ampio contesto governativo non vanno purtroppo in questa
direzione. Non vale qui la pena di ripercorrere la storia infinita del
contratto dei dirigenti scolastici, che sono ormai al secondo anno di esercizio
del proprio ruolo, ma continuano ad essere pagati ed amministrati come se non
lo fossero. Ma non si può certo tacere di quel che sta verificandosi negli
ultimi mesi: si è partiti - a maggio - con la promessa di reperire i fondi
necessari ad assicurare ai dirigenti delle scuole il più basso fra gli stipendi
dei loro colleghi delle altre amministrazioni, per poi assegnare loro - ad
ottobre - una frazione di risorse assai più modesta, e solo a partire dal 2002.
Ma anche questa acquisizione, sulla quale, per senso di responsabilità, si era
accettato di porre la firma, è oggi in forse. Una serie troppo lunga di rinvii
e di annunci smentiti sta facendo slittare la convalida di quell'intesa ed ora
corre voce che il Tesoro non sarebbe d'accordo. Di quale Governo fa
parte il Ministro del Tesoro? Di quello stesso cui appartiene il Ministro
dell'Istruzione, che ha dato mandato all'agenzia negoziale di sottoscrivere un
patto? O di un contropotere alternativo che si riserva di non onorarlo?
Ci consenta allora,
signor Ministro, di ritornare alla domanda iniziale che è stata posta a coloro
cui è stato consentito di esprimersi: il problema non è se noi crediamo o non
crediamo ad una proposta di palingenesi totale del sistema dell'istruzione. Il
problema è se ci credete voi.
Se è così, se in una
visione della scuola, quale che essa sia, vi riconoscete e volete investire la
vostra credibilità di governanti ed il futuro del nostro Paese, abbiate la
coerenza ed il coraggio di assumere le decisioni conseguenti e di mantenere
fino in fondo gli impegni assunti.
Voi non potete pensare - e nessuno può pensare - di ridisegnare dalle
fondamenta le pubbliche istituzioni, senza investire su coloro che sono gli
strumenti organizzativi necessari per questo progetto. Né è lecito ritenere che
deprimere, giuridicamente ed economicamente, il ruolo dei dirigenti delle
scuole giovi a rafforzare l'efficacia della scuola stessa.