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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

CIDA ON LINE
notiziario del 17 aprile

 Fonte: sito web ANP - 18 aprile 2003  

   

Pubblichiamo di seguito la nuova agenzia informativa della nostra Confederazione «CIDA ON LINE» diffusa tramite posta elettronica. Si tratta di un utile strumento di informazione delle principali attività svolte a livello confederale.
Altra documentazione interessante circa l'apertura della CIDA alle alte professionalità ed ai quadri è reperibile nel portale della CIDA all'indirizzo http://www.cida.it/sx_documenti_utili.asp, dove sono riportati gli interventi di Giorgio Rembado neopresidente confederale e di Giuseppe De Rita segretario generale del Censis al Congresso della CIDA tenutosi il 21-22 marzo 2003. L'apertura alle alte professionalità ed ai quadri della CIDA, contrariamente a quanto qualcuno crede o ha interesse a far credere, non significa affatto unificare i contratti, anzi, per quanto si riferisce alla Scuola, significa che accanto alla autonoma area contrattuale dei dirigenti da preservare gelosamente, va istituita anche una autonoma area delle alte professionalità ed una per i quadri.
Sulla questione dello spoil sistem meritano di essere letti, oltre al resoconto più sotto riportato, anche l'intervento di Massimo Fasoli, presidente dell'UNADIS e la sintesi della tavola rotonda tenutasi in occasione del convegno CIDA-UNADIS presso la sala congressi del CNR lo scorso 9 aprile.


 

CIDA ON LINE

·         Protesta dei medici: una catena umana per il Ssn
I medici sono tornati in piazza dopo 11 anni. Uniti in una catena umana lunga dieci chilometri per le vie di Roma, 20.000 camici bianchi, infermieri e pensionati hanno protestato contro la politica sanitaria del governo. A sfilare sono state diverse organizzazioni sindacali, tra queste l'Anaao Assomed-Cida, e la Fp-Cida che hanno denunciato la politica di smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale; la strisciante controriforma sanitaria che abbassa i livelli di garanzia al diritto alla salute per i cittadini; il sottofinanziamento del SSN; le penalizzazioni indiscriminate a danno degli operatori, dei medici e dei dirigenti sanitari contenuta nel recente decreto Sirchia.
Ora è necessario - è quanto hanno affermato gli organizzatori della manifestazione - che questo movimento si consolidi, cresca ulteriormente, prosegua con la stessa efficacia la mobilitazione, costruisca un'unita' più ampia con i cittadini che hanno a cuore la difesa del Ssn. Questo è quanto occorre per fronteggiare le politiche dei tagli, delle risorse inadeguate, dell'attacco all'universalismo del sistema e all'uguaglianza dei cittadini, come nel caso della proposta di devoluzione.

·         Terminati i lavori del Convegno Cida Unadis: va definito lo status del dirigente pubblico
"E' necessario ed utile che sia ristabilita la centralità della contrattazione collettiva, ricercando un punto di equilibrio tra privatizzazione e pubblicizzazione del rapporto di lavoro del dirigente pubblico, e che si arrivi in tempi brevi a una legge di attuazione degli articoli 97 e 98 della Costituzione, una sorta di "statuto" che garantisca i diritti dei cittadini e ponga i dirigenti pubblici al loro servizio. Nello stesso tempo una tale normativa dovrà definire lo status del dirigente pubblico il quale potrà essere anticipatamente rimosso solo per mancato rispetto delle direttive e per mancato raggiungimento degli obiettivi; la sua autonoma responsabilità di gestione non potrà essere compressa dai contratti collettivi del personale non dirigente".
Questa la proposta di Giorgio Rembado e Massimo Fasoli, rispettivamente Presidente della CIDA e segretario generale della CIDA-UNADIS, al convegno su "La dirigenza pubblica e l'imparzialità dell'azione amministrativa" organizzato dalla stessa Unione Nazionale dei Dirigenti dello Stato. La manifestazione, che ha visto la partecipazione di oltre 400 dirigenti della Pubblica Amministrazione, ha registrato interventi di esperti e studiosi della materia i quali hanno concordato su un punto fondamentale: i dirigenti sono lo Stato.
Movendo da questo assunto, Sabino Cassese ha criticato l'acquiescenza nei confronti delle riforme Bassanini e Frattini, non rispettose dei principi costituzionali in quanto "mettono in dubbio la legalità, minano l'imparzialità e violano il principio di responsabilità". Il sistema attuale, secondo Cassese, è addirittura assai peggiore di quello abbandonato dagli Stati Uniti nel 1986 e attraverso la precarizzazione della dirigenza crea meccanismi di fidelizzazione politica del tutto contraddittori con le esigenze di uno Stato moderno.
Dal canto suo Giuseppe De Rita ha posto l'accento sui meccanismi di cambiamento che investono la società nel suo complesso e quindi anche uno Stato non più piramidale ma "Stato arcipelago" , non più "one to many" ma "many to many". Di qui la necessità che i dirigenti pubblici rivedano la propria funzione, il proprio ruolo cercando di capire, in particolare, quali sono i processi di cambiamento che investono lo Stato e modernizzando , di conseguenza, la propria professionalità. Professionalità che non può più essere legata all'uniformità amministrativa con cui è stato edificato lo Stato unitario.
Nel corso della giornata sono anche intervenuti Nino Longobardi, Ordinario di Diritto Amministrativo presso l'Università dell'Aquila, Maurizio Meloni, Magistrato della Corte dei Conti, Presidente del Comitato di garanti ed Elisabetta Zuanelli, Ordinario di Comunicazione istituzionale presso la Scuola superiore dell'economia e delle finanze.
La tavola rotonda conclusiva del convegno su "La dirigenza pubblica e l'imparzialità della funzione amministrativa" ha visto un sostanziale accordo tra maggioranza e opposizione sulla necessità di una revisione della riforma Frattini e della Bassanini di cui però maggioranza e opposizione non contestano l'impostazione di fondo. Non contestano cioè la necessità che il potere politico si avvalga di dirigenti di suo gradimento e nominati in via fiduciaria. A questa impostazione hanno dato voce Carlo D'Orta, Capo del Dipartimento della funzione pubblica e Pierluigi Mantini, Vice presidente della commissione bicamerale per la riforma amministrativa.
Del tutto opposta la tesi di Giorgio La Malfa, Presidente della Commissione finanze della Camera secondo cui, viceversa, le nomine di carattere fiduciario hanno un effetto corruttivo sul sistema, che si faranno sentire anche tra vent'anni. Un effetto ancora più grave quando ad esso si assomma la differenza retributiva dovuta esclusivamente all'origine politica della nomina: si parla di dirigenti che percepiscono oltre 500.000 euro l'anno (un miliardo di vecchie lire) senza che se ne abbia cognizione alcuna dato il carattere individuale del loro contratto.
Di qui la proposta, avanzata da La Malfa, di istituire una Commissione parlamentare sulla Pubblica Amministrazione che studi i principi di funzionamento dello Stato - anche andando a vedere cosa accade all'estero - per una nuova , stabile e coerente regolamentazione della materia nel rispetto dei principi di autonomia gestionale e di imparzialità. Alla tavola rotonda è intervenuto anche Carlo Rienzi, Presidente del Codacons.

·         La CIDA per una previdenza equa e razionale
Occorre procedere, sia pure gradualmente, all'allineamento delle aliquote contributive tra lavoratori dipendenti e parasubordinati. È quanto ha affermato Giorgio Rembado, presidente della CIDA, in un comunicato stampa del 17 aprile. Tale allineamento, tenendo conto dei vincoli di sostenibilità finanziaria, si rende indispensabile per due ragioni. Innanzitutto per annullare i negativi effetti conseguenti a scelte distorsive nell'utilizzo del fattore lavoro da parte delle imprese a causa dell'elevato gap, in termini di costo del lavoro, fra dipendente e parasubordinato. In altri termini si deve fare in modo che l'impresa effettui assunzioni in base esclusivamente alle reali esigenze di determinati profili professionali, senza le distorsive interferenze di una valutazione di convenienza in termini di puro differenziale dei costi.
La seconda ragione – ha aggiunto Rembado - consiste nel fatto che il mancato innalzamento delle aliquote sul lavoro parasubordinato si tradurrebbe in trattamenti previdenziali assolutamente inadeguati, anche in considerazione del fatto che il nostro sistema si avvia ad applicare pienamente il metodo di calcolo contributivo.
Secondo la CIDA, pertanto, vanno rimossi gli elementi che rendono meno conveniente per le imprese l'impiego del lavoro dipendente, sostituendolo con lavoro parasubordinato. E ciò si può fare solo abbassando il costo del primo ed elevando contestualmente quello del secondo. Va aperto un tavolo di confronto che, senza pregiudiziali, valuti le varie opzioni per realizzare tale operazione. Considerando anche l'ipotesi del ricorso alla fiscalizzazione degli oneri sociali non aventi finalità previdenziale per finanziare l'abbassamento del costo del lavoro sui dipendenti. Naturalmente queste misure dovranno essere accompagnate dall'introduzione di reali incentivi allo sviluppo della previdenza complementare.
Sul piano dell'equità – ha concluso Rembado - è ormai ineludibile il riconoscimento della perequazione piena e non parziale delle pensioni, l'eliminazione di ogni residuo divieto di cumulo e l'abolizione delle penalizzazioni ai trattamenti di reversibilità in funzione del reddito. La prima misura si impone per ridurre quantomeno l'impoverimento delle pensioni, la seconda per evitare il ricorso al lavoro nero e la terza, infine, perché le pensioni ai superstiti hanno un evidente finalità previdenziale e non assistenziale.

·         La devolution approvata dai deputati
Tornerà presto in Senato per la seconda approvazione richiesta dalla Costituzione la riforma dell'articolo 117 della Costituzione che introduce la devolution, ossia il passaggio alle Regioni di competenze in materie specifiche finora attribuite allo Stato. Il provvedimento, già approvato dall'Aula di palazzo Madama nel dicembre 2002 e approvato dalla Camera il 14 aprile 2003, dovrà affrontare in tutto quattro passaggi parlamentari. Il provvedimento che si compone di due articoli, aggiunge, infatti un comma in più all'attuale articolo 117 che attribuisce l'esclusiva competenza legislativa alle Regioni sull' ''assistenza e l'organizzazione sanitaria, sull'organizzazione scolastica, gestione degli istituti scolastici e di formazione; definizione della parte dei programmi scolastici e formativi di interesse specifico della Regione; polizia locale''. Il provvedimento detta anche una norma transitoria per le Regioni a Statuto speciale che avrà valore fintanto che Val d'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Sicilia e Sardegna non avranno provveduto a modificare i loro Statuti.

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