Relazione del Presidente nazionale dell'Anp Giorgio Rembado al Consiglio Nazionale tenutosi a Chianciano Terme in data 13 e 14 ottobre 2001

 

Fonte: sito Web ANP


Prende la parola il Presidente dell'Associazione Nazionale Presidi e Direttori Didattici Rembado, che esordisce richiamando la necessità di fare il punto della situazione complessiva, valutare e approfondire tutti gli elementi a disposizione per una decisione comune e responsabile. Richiama le continue oscillazioni dello stato dell'arte della trattativa contrattuale, che spesso si è svolta in sedi diverse da quella naturale, vale a dire in sede politica o informale. Rembado ricorda inoltre come l'Anp si sia dovuta muovere, in questi ultimi mesi, utilizzando con molta cautela due canali comunicativi: uno per raggiungere l'interno dell'Associazione, le sue strutture ed i suoi iscritti l'altro per proporre le idee dell'Anp ai soggetti politici e contrattuali; non è stato e non è possibile utilizzare liberamente entrambi, anche perché le controparti sono attentissime alla comunicazione e sanno leggere fra le righe. E' opportuno, quindi, cogliere quest'occasione per riprendere e mettere insieme tutti i pezzi d'informazione e cercare di recuperare i punti di riferimento per maturare una decisione finale. Rembado propone di fare un percorso analogo a quello dello scorso Consiglio nazionale, a partire dalla certezza che si dovrà operare nell'interesse dell'Anp, ma anche in un'ottica più ampia, per la consapevolezza di essere l'Anp a farsi carico degli interessi della categoria. E questo non è un problema secondario: al di là del dato della pesatura che compete all'Anp in termini di rappresentatività (46 per cento), essa ha maggiori responsabilità degli altri. E' sugli obiettivi strategici che si differenziano ruoli e posizioni. Ci sono soggetti, CGIL in testa, che giocano al ribasso, per cui ci troviamo ad avere in loro la più strenua controparte; hanno sostenuto che non si devono utilizzare i 40 miliardi stanziati dalla finanziaria 2002 con argomenti strumentali e demagogici, come quello che sarebbero troppo pochi per conseguire effettivamente l'allineamento all'area I. C'è poi il caso della CISL, che insinua il dubbio che i calcoli sulla RIA incidano negativamente sui futuri contratti. La UIL, infine, contesta la proposta di distribuire le risorse contrattuali fra i capi di istituto in servizio anziché sui posti in organico; ciò comporterebbe un aumento dell'8% delle risorse, ma la Uil sostiene, per ragioni solo propagandistiche, che ciò danneggerebbe i presidi incaricati; la motivazione è assolutamente infondata, poiché le risorse di questo contratto possono essere distribuite solo fra i dirigenti pleno jure, e perché gli aumenti dei dirigenti avranno una immediata ricaduta sulla retribuzione degli incaricati, perché costruiti sul differenziale fra il fondamentale della retribuzione dirigenziale ed il minimo dello stipendio del docente. C'è quindi una continua e diffusa resistenza che tocca a noi rintuzzare; e dobbiamo lavorare per far sì che la nostra consapevolezza di essere gli unici a tutelare i dirigenti delle scuole diventi consapevolezza diffusa nella categoria.
Rembado ripercorre quindi le tappe principali del percorso contrattuale, sul piano sindacale come su quello politico.
Sul piano sindacale ricorda che nel 99/2000 le altre OO.SS. non volevano aprire la trattativa. L'Anp propose allora uno sciopero, ma il dato nazionale si attestò intorno al 30%. Qualora fosse stato più consistente, è sostenibile che ci saremmo trovati a chiudere più velocemente e più proficuamente la trattativa. Ricorda i sofismi sulla rappresentatività delle sigle al tavolo, che in realtà erano tutti incentrati sul problema della Uil che non aveva la rappresentatività del 5% minimo richiesto. C'è stato poi il ricatto della collocazione contrattuale; se noi non avessimo accettato l'area V, non ci sarebbe stata alcuna trattativa. C'è stata la manifestazione di volontà a chiudere il 7 maggio da parte delle altre OO.SS., SNALS escluso; per fortuna avevamo visto giusto nel prendere la posizione di non firmare allora. Abbiamo poi assistito al ricatto costante della CGIL sul nuovo governo, alle dichiarazioni di Cofferati e Panini sulla necessità, per i capi di istituto, di dover “battere il passo” se non fossero state trovate risorse anche per i docenti; le altre OO.SS., in vari modi, si pongono nella stessa logica; anche se parlano di questioni attinenti ai docenti, il discorso è rivolto al contratto della dirigenza: la congiuntura economica negativa può essere da loro sostenuta a patto che non si dia una lira in più ai capi di istituto. In ultimo abbiamo assistito alla finta conversione della CGIL, che ora si rifà all'obiettivo, da sempre posto da noi, di raggiungere (però non si sa quando) l'equiparazione del trattamento economico all'area I. Sono evidenti i fini doppiamente strumentali di questa posizione: sul piano politico attacca il governo, su quello sindacale, giustifica il suo rifiuto dell'utilizzo dei 40 miliardi della finanziaria 2002. In questo clima, alla ripresa della trattativa il 4 ottobre, abbiamo posto alcune condizioni, per noi irrinunciabili, per verificare se fosse possibile proseguirla. A questo riguardo, Rembado rimanda ai documenti pubblicati sul sito web dell'Anp. Le stesse richieste sono state presentate al ministro Moratti in data 9 ottobre.
Sul versante politico, Rembado ricorda che dopo il Consiglio Nazionale del 7 –8 aprile scorso, la nostra iniziativa è ripartita con la lettera ai due candidati premier, nella quale chiedevamo loro l'assunzione di un impegno pubblico sulla nostra vicenda. Rispose solo la Casa delle Libertà, accettando quell'impegno. Rembado ricorda, ai fini della massima chiarezza al nostro interno, che fummo tutti d'accordo nel prendere quella iniziativa; ora qualcuno sosterrebbe che siamo stati ingenui; ma si può affermare che c'erano allora, e ci sono anche oggi, le stesse due ragioni: non dovevamo lasciare nulla di intentato, da un lato; dall'altro, senza quel documento non avremmo avuto in seguito nessuna arma di pressione sulla controparte governativa, quale che fosse stato l'esito delle elezioni. In ogni caso, anche qualora non ci fosse stata neanche una lira in più, nessuno può dimostrare l'inutilità di quel tentativo. Sul piano del metodo, dobbiamo valutare le conseguenze di quell'iniziativa, ma senza ripensamenti. Il nuovo Governo, attraverso dichiarazioni formali e consultazioni informali, ha tenuto fermo l'accoglimento della tesi dell'allineamento (si vedano le dichiarazioni in luglio del ministro Moratti alla Camera e quelle del sottosegretario Aprea fino al 24 agosto), con tutta una serie di fughe di notizie riprese dalla stampa (vedi articoli su “Il Sole 24 Ore”, che è arrivato anche a quantificare l'importo aggiuntivo in 168 miliardi) ma non da noi, che sapevamo quanto alto fosse il rischio che esse si “bruciassero”. Abbiamo preferito invece lavorare in assoluta riservatezza su tutti i fronti possibili ed in tutte le sedi competenti. Oggi, dopo i fatti dell'11 settembre negli USA, ci troviamo di fronte al mancato rispetto degli impegni presi da parte del Governo. Rembado ritiene che ciò sia grave, ma che soprattutto sia un grave errore politico, a maggior ragione se fosse riconducibile ad una ricerca di consenso sul fronte delle OO.SS. di comparto; queste ultime comunque daranno battaglia al Governo, è sufficiente per questo l'art. 13 del disegno di legge finanziaria 2002; è evidente che oggi, di fronte all'offerta di 210 miliardi complessivi per i docenti (corrispondenti a circa 10.000 lire nette al mese), non sarà possibile né a questo governo né ad altri proporre ciò che l'art. 13 propone, al di là del giudizio di merito che si può esprimere sulle misure presentate in finanziaria. Il mancato rispetto degli impegni è stato sicuramente un errore del Governo, e questo giudizio è stato da noi espresso e ribadito senza mezzi termini nella riu,nione già menzionata, con il ministro Moratti; su questo argomento, Rembado sente il dovere di sottolineare come al nostro esterno (ma non solo) si sia sostenuto che l'Anp avesse intrapreso un ruolo di fiancheggiamento in favore del nuovo governo (come faceva la CGIL con il precedente). Rembado ricorda come proprio in questa sede rese note le voci messe in giro da alcuni malpensanti sulla sua candidature alle elezioni con Forza Italia: è noto a tutti che questa non è mai esistita. In seguito qualcuno (per non fare nomi, l'ANDIS) ha pensato che fossero pronte per il presidente dell'Anp poltrone, o strapuntini da consigliere del ministro (cosa che dal presunto destinatario non è ritenuta per niente appetibile): Rembado ricorda come altri, non lui, le abbiano invece sollecitate e ottenute, e invita tutti a non ripetere le stesse voci, persino quando sono smentite dai fatti.
La posizione che l'Anp ha assunto sul decreto legge n. 255 ci ha di nuovo esposti a critiche di questo genere; e qui si tratta di un fatto. Ma la nostra posizione, cioè l'appoggio al passaggio delle competenze alle scuole sull'assunzione del personale a tempo determinato, è stata una delle nostre bandiere con tutti i governi, ad ogni inizio di anno scolastico l'abbiamo ripetuta. Ci si chiede se l'avremmo dovuta rifiutare nel momento in cui veniva accolta. C'è semmai da criticare il fatto che da parte del Governo si sia affermato un principio corretto ma a fronte del quale poi sono state utilizzate modalità realizzative improprie e spesso sbagliate; l'Anp aveva sostenuto la necessità di utilizzare, per le nomine da parte delle scuole, le graduatorie di istituto, e non quelle provinciali permanenti; invece la scelta delle “scuole polo” ha rappresentato il camuffamento del vecchio e lo snaturamento del nuovo. E questo lo abbiamo sostenuto pubblicamente, come sempre.
Sulle altre questioni sul tappeto (reclutamento dei dirigenti, presidi incaricati, riforma organi collegiali, riforma dei cicli etc), valuteremo caso per caso, fornendo il nostro contributo migliorativo.
Tornando al contratto, Rembado ribadisce che il giudizio dell'Anp sul Governo in relazione al mancato impegno, è decisamente e marcatamente negativo. Ciò detto, sulle questioni aperte, rilanciando la trattativa, l'Anp ha presentato all'ARAN quattro condizioni irrinunciabili:

1.     inserire nella RIA, oltre a quelli maturati, anche i ratei della progressione di anzianità che ciascuno ha maturato al 31.12.2000;

2.     recuperare i 40 miliardi del secondo atto di indirizzo, che il 7 maggio si sono volatilizzati;

3.     fare i calcoli della distribuzione delle risorse contrattuali sulla base del numero di dirigenti in servizio, anziché sulla base dei posti in organico;

4.     i 40 miliardi stanziati dalla finanziaria 2002 devono essere resi disponibili in questo contratto come trascinamento; questa proposta del trascinamento l'abbiamo sempre fatta; oggi ha una maggiore rilevanza in relazione all'ipotesi governativa (espressa nel libro bianco del ministro Maroni) circa una moratoria di un anno di tutti i contratti.

Le prime tre sono state già accettate dall'ARAN. Sulla quarta la risposta si avrà martedì 16. Le quattro, nel complesso, rappresentano un consistente avanzamento rispetto a maggio. Abbiamo quindi di fronte due possibili soluzioni:

1.     rifiutare, anche a queste condizioni; ciò vuol dire che altri firmeranno, ma a condizioni peggiorative (p.es. non accetteranno sicuramente i 40 miliardi della finanziaria 2002); altri si assumeranno comunque il merito del risultato, nonostante noi soli l'abbiamo portato a questo punto; e non parliamo per ora dei problemi associativi che da ciò scaturirebbero;

2.     accettare; Rembado richiama l'editoriale pubblicato sul numero 4-5-6/2001 di “AeD – Autonomia e Dirigenza”, laddove affermava che “ogni lira in più andrà ascritta a nostro esclusivo merito”. Rembado quindi passa ad esporre i dati che stanno dietro la proposta contrattuale dell'Anp alle condizioni suddette, raccomandando la massima a riservatezza ai consiglieri; infatti qualsiasi informazione sfuggisse prima del tempo, “brucerebbe” il risultato, che è ancora da conseguire. Gli aumenti al netto mensile arriverebbero, per tutti a superare il milione (corrispondenti a L. 1.852.000 lorde); alle condizioni del 7 maggio avremmo avuto un aumento di L. 711.000 nette (corrispondenti a più di 1.800.000 lorde); la differenza in più è superiore a L. 300.000 nette (corrispondente ad un lordo di L. 557.000); sull'arretrato ci sarebbero in più circa tre milioni netti rispetto a maggio.

Rembado fornisce poi un ulteriore elemento di valutazione: al V congresso dell'Anp, nel novembre '99, espose la richiesta di 25 milioni lordi di aumento per i capi di istituto; alle condizioni proposte dall'Anp l'aumento lordo ammonterebbe a più di 24 milioni. Per quanto si riferisce al differenziale esistente con l'area I, occorre considerare che esso è stato creato dal fatto che il contratto dell'area I ha spostato in avanti il termine di riferimento; inoltre non va dimenticato che ci troviamo di fronte ad una situazione particolare per quanto riguarda la nostra RIA; se si fanno i dovuti calcoli, si vede che c'è una differenza a nostro favore fra la nostra RIA e quella degli altri dirigenti dello stato; non è un caso che l'ARAN il 7 maggio avesse proposto di prelevarne una parte per portarla sullo stipendio tabellare e dimostrare così la non lontananza dell'obiettivo dell'equiparazione. In ogni caso, Rembado afferma che dalla trattativa dobbiamo uscir fuori, se firmiamo, sostenendo che abbiamo un credito da esigere, e che il nostro obiettivo è solo parzialmente raggiunto; ciò per avere il più ampio consenso da parte della categoria e per guardare al futuro.
Rembado invita quindi il Consiglio al confronto anche acceso, ma con l'obiettivo di raggiungere una decisione finale con il massimo di compattezza; l'Anp non può permettersi che i distinguo del dibattito inficino la sua azione, visto che è l'unica forza che rappresenta davvero i dirigenti.
E' ipotizzabile che la situazione possa oscillare, che martedì sera possa disegnarsi un quadro diverso; per questo Rembado afferma di sentire la necessità di doversi eventualmente consultare con una proiezione del Consiglio nazionale, attraverso, cioè, una convocazione dei presidenti regionali dell'Anp per un più ampio e completo collegamento con la realtà di tutte le regioni.
Rembado conclude quindi la sua relazione invitando i consiglieri a dare, con tutto il tempo necessario, il più ampio contributo alla discussione.


Replica del Presidente nazionale.

Rembado
, prima di procedere alla sua replica, legge una lettera indirizzatagli dal collega Quintavalla di Parma, cui va riconosciuto un forte impegno personale, esercitato attraverso il suo sito web, nell'azione di sostegno e di supporto all'Anp. Quintavalla espone il suo sentimento di delusione per il mancato impegno del Governo rispetto alle promesse enunciate, ed invita l'Anp a stigmatizzare questo fatto, ma anche a concludere positivamente le trattative contrattuali, se ci saranno le condizioni minime affinché il compromesso non sia umiliante. Ed invita infine l'Associazione a continuare nel suo impegno anche una volta siglato il contratto per rivendicare quanto è dovuto alla categoria.
Rembado elogia quindi il Consiglio per la grande compostezza e pacatezza evidenziate nel dibattito, per l'attitudine mostrata all'esercizio della razionalità e della chiarezza, cosa non certo facile in questo momento. Non è un caso che alcuni degli interventi abbiano espresso dapprima una valutazione negativa dell'andamento della trattativa, ma abbiano poi saputo e voluto maturare un diverso convincimento. Ribadisce l'invito alla riservatezza, poiché vede in giro un eccesso di attitudine a recepire il pettegolezzo, la notizia che filtra, alla quale si dà un rilievo sproporzionato, aumentando così il livello di ansia.
Nel corso della trattativa le nostre preoccupazioni erano centrate non tanto e non solo sul fatto di non poter portare a casa il risultato prefissato, ma anche sul fatto che, qualora le condizioni fossero state peggiorative, la categoria e l'Anp si sarebbero trovate in un vicolo cieco. Le sollecitazioni, da parte di molti colleghi, ad accettare qualsiasi contratto sono state forti, e crescenti man mano che si allungavano i tempi della trattativa. Questo va detto per sottolineare come questa pressione avrebbe potuto creare crepe nella nostra compattezza, che è invece una caratteristica da salvaguardare al massimo.
Rembado ribadisce che il compito primario dell'Anp in questa fase è quello di tutelare gli interessi della categoria, poiché noi ne siamo l'unico soggetto effettivamente rappresentativo; questa convinzione va partecipata a tutti i colleghi. Va detto altresì che il livello di rappresentatività attuale non può bastare, esso va aumentato.
Rispetto all'andamento del dibattito, Rembado raccoglie, in termini conclusivi, un orientamento complessivo favorevole alla prosecuzione della trattativa ed alla firma alle condizioni descritte nella relazione da lui svolta nella giornata di ieri; rileva inoltre che qualcuno ha detto che firmeremo perché siamo convinti che questo è il miglior contratto possibile alle condizioni date. Questo è in effetti un punto fondamentale, che va riaffermato attraverso i dati di fatto; i dati di cui abbiamo discusso ieri sono il frutto di una nostra elaborazione sulle quattro condizioni poste; una volta che l'ARAN sciogliesse la sua riserva sulla quarta condizione, è possibile una rapida chiusura. Allora potremo dire che abbiamo mancato solo per un soffio il nostro obiettivo, quello dell'allineamento. Resta quindi un credito maturato: questo aspetto è altrettanto fondamentale. Va tenuto presente, infatti, che questo è solo il nostro primo contratto; non dobbiamo sopravvalutarlo troppo, né questo né i contratti in genere. Teniamo presente che alla sua conclusione ci ritroveremo con le mani molto più libere, sia dentro che fuori la categoria.
L'impegno alla riservatezza sui dati comunicati ieri, che Rembado riafferma per il momento, è molto importante perché noi soli vogliamo questo risultato. Difficilmente le circa 300.000 lire in più rispetto a maggio potranno essere ascritte all'azione delle altre OO.SS., che faranno di tutto per rimanere alla situazione di allora. Naturalmente la riservatezza richiesta vale solo fino alla presigla dell'accordo. Dopo diremo tutto, anzi dovremo fare da cassa di risonanza di tutte le informazioni che abbiamo raccolto e che raccoglieremo. C'è ancora qualche collega che dice che dobbiamo ricucire con le OO.SS. di comparto; cascano le braccia a sentir ciò, ma non per un pregiudizio astratto; il problema è di essere consapevoli della diversità e della separatezza rispetto alle altre sigle ed al loro operato. O si acquisisce questa consapevolezza oppure si può lasciare ogni velleità dirigenziale. Le OO.SS. di comparto, subito dopo la chiusura, presumibilmente rivendicheranno il risultato come un loro merito; questa è una battaglia che ci aspetta, dobbiamo esserne coscienti. Ma dopo il contratto avremo le mani libere, su tutti i fronti. Potremo riprendere l'azione politica, rispetto alla quale, fino ad ora, non c'è stato affatto appannamento ma, anche qui, abbiamo dovuto osservare un certo livello di riservatezza. Qualsiasi presa di posizione netta da parte nostra avrebbe squilibrato un quadro generale già di per sé stesso molto fluttuante e mobile. Rembado dichiara però che non vede l'ora di poter sciogliere la lingua, una volta chiuso il contratto, che ha assorbito un'enormità di nostre energie.
Chiuso questo contratto occorrerà pensare al successivo; è opportuno che ci si riapplichi a studiare azioni sindacali che siano compatibili con la dirigenza. Rembado ricorda che questo è un problema che ci siamo posti numerose volte; va ripreso questo discorso e le soluzioni e le proposte vanno trovate e tenute chiuse in un cassetto, perché la battaglia continuerà.
In questa direzione, Rembado indica due aspetti già da oggi preoccupanti:

1.     il ruolo dei provveditori; questi ritengono di aver acquisito grande merito per il regolare inizio dell'anno scolastico; molti di loro hanno attribuito le supplenze annuali, anche, purtroppo, con il plauso da parte di alcuni dirigenti scolastici; questa patacca l'hanno presentata al ministro, è uno dei modi per sopravvivere alla riforma; in questo caso si può dire che ci siamo fatti male da soli. Invece ci dobbiamo assumere le nostre responsabilità, anzi, occorre dilatarle;

2.     il vecchio che avanza; abbiamo sempre detto, fin dalla costituzione dell'Associazione negli anni '80, che i presidi sono professionisti che hanno cambiato mestiere; sappiamo che, pur provenendo dalla docenza, non siamo più docenti, perché abbiamo fatto una scelta diversa. Invece si rincorrono sempre più insistentemente voci che descrivono il preside come un docente qualificato; non possiamo accettare questa ipotesi e al tempo stesso chiedere l'inserimento nell'area I della dirigenza. Continuiamo invece a credere alla costituzione di un ruolo unico dei dirigenti, alla mobilità intersettoriale, alla necessità di rivedere le norme sul reclutamento nella parte che stabilisce l'esclusiva provenienza dalla docenza. Queste cose ce le siamo dette nei nostri congressi, non bisogna dimenticarle.

Rembado riafferma poi il principio della nostra autonomia come associazione sindacale, che è un bene da salvaguardare con ogni cura e difendere ad ogni costo; l'autonomia o è indipendenza di giudizio o non è. Per cui le prese di posizione che ci spingano da una parte o dall'altra sono da rifiutare.
In conclusione della sua replica, Rembado chiede al Consiglio di porre in votazione una mozione che recepisca le posizioni espresse dal dibattito per farle diventare patrimonio comune e linea guida per la prosecuzione della trattativa. Chiede a tutti di trovare l'unanimità per rafforzare l'azione dell'Associazione.


Mozione approvata dal Consiglio nazionale dell'Anp riunito a Chianciano Terme in data 13 e 14 ottobre 2001.

IL CONSIGLIO NAZIONALE
DELL'ASSOCIAZIONE NAZIONALE PRESIDI E DIRETTORI DIDATTICI


VISTA la mozione approvata nella seduta del 7 aprile 2001 in merito alla situazione contrattuale dell'Area V;
UDITA la relazione del Presidente nazionale dell'Anp, Giorgio Rembado;
CONSIDERATO che il mandato contrattuale affidato al Presidente nazionale dell'Anp è stato assolto nel pieno rispetto delle indicazioni a suo tempo formulate;
EVIDENZIATO che l'obiettivo del completo allineamento al trattamento retributivo della restante dirigenza pubblica è oggi molto più vicino, per esclusivo merito dell'impegno dell'Anp;
DOPO ampia discussione

APPROVA

la relazione del Presidente nazionale

DA' MANDATO

al Presidente nazionale di proseguire la trattativa con l'obiettivo di concluderla nella linea esposta durante la relazione e la replica conclusiva, che rappresenta un consistente miglioramento rispetto alle condizioni del 7 maggio

SOTTOLINEA

che con la sottoscrizione del contratto alle condizioni di cui sopra la categoria acquisisce un credito nei confronti dell'attuale Governo, il quale è venuto meno agli impegni sottoscritti prima in sede politica e poi in sede istituzionale.

Chianciano Terme, 14 ottobre 2001